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Protocenobio di Jure Vetere

Comune di San Giovanni in Fiore

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  1. Isabel
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    Protocenobio di Jure Vetere a San Giovanni in Fiore

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    Gli scavi archeologici di Jure vetere che hanno riportato alla luce in vecchio protocenobio

    - Fonte -

    Il Protocenobio di Jure Vetere, anche noto come l' Abbazia di Jure Vetere (o Fiore Vetere) o Protomonastero di Jure Vetere, è la prima fondazione dell'Ordine Florense, edificata dall'abate Gioacchino da Fiore. L'abbazia, distrutta da un incendio, venne in seguito abbandonata insieme al sito comprendente altri locali utilizzati dai monaci. Il sito, in territorio di San Giovanni in Fiore dal quale dista circa 5 km, è stato ritrovato dopo una campagna archeologica effettuata nel 2001 e proseguiti in altre fasi fino al 2005.

    Storia - Realizzazione dell'abbazia

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    Ingresso del portale
    Nella località di “Iure Vetere” Gioacchino, fondò quella che sarà la sua prima Abbazia. Cominciata nel 1189 e terminata nel 1198, l’Abbazia di “Iure Vetere”era ubicata in un luogo perfetto secondo Gioacchino, ove regnasse la pace e la tranquillità, e dove si potesse rigenerare la spiritualità perduta. Assieme al monastero vennero realizzate anche delle dipendenze ad utilizzo dei monaci alla quale vennero affidate terre per la coltivazione e il pascolo. La realizzazione del nuovo monastero non fu semplice, soprattutto “perché si dovettero combattere le controversie con i monaci Basiliani del vicino Monastero dei Tre Fanciulli, in quanto quest’ultimi si servivano delle terre donate all’abate, per farvi pascolare i loro greggi”- Cominciate a realizzare le prime fondamenta, Gioacchino nel 1198 si recò a Palermo presso la corte di Costanza, vedova da poco del re Enrico VI, che in precedenza aveva concesso all’abate, il diritto di utilizzo e di pascolo delle terre della Sila, per cercare conferma di protezione e donazione da parte del regno. L’approvazione di Costanza, ufficializzò la realizzazione dell’Abbazia. Gioacchino non vide mai completarsi definitivamente la sua opera. L’Abate, infatti non aveva fatto i conti con le difficili condizioni climatiche del luogo prescelto, che in concomitanza dei continui viaggi che intraprendeva in Sicilia e nel resto della Calabria, alla ricerca di consensi per il suo operato e per diffondere il suo pensiero, gli costarono gravi malanni, l’ultimo dei quali, nel 1202, fu letale. Morì infatti il 30 marzo del 1202 a Pietrafitta, dopo aver ricevuto la visita degli abati cistercensi di Corazzo, della Sambucina e dello Spirito Santo di Palermo, e qui vi fu seppellito.

    Abbandono dell'abbazia

    A sostituire Gioacchino a capo del monastero, fu Matteo, suo seguace, che ben presto si ritrovò a dover affrontare numerosi problemi. Nonostante tutto, i monaci con grossi sacrifici, riuscivano a mantenere intatto sia il canone di vita, sia il luogo silano. Il periodo più difficile per i Florensi, avvenne nell’anno 1214, quando a fine estate, un vasto incendio devastò il protocenobio di Iure Vetere, e tutti i suoi edifici contigui. Quest’incendio difatti, sancì la chiusura del monastero di Iure Vetere, il luogo scelto da Gioacchino nel 1189, poiché da qui a breve i monaci florensi, prenderanno una scelta radicale. Nonostante l’acquisizione di un vasto territorio donato da Enrico VI, e quindi aver acquistato in maniera indiretta prestigio e potere, le condizioni climatiche del luogo apparivano troppo difficili cosicché i monaci decisero di abbandonando per sempre il vecchio protocenobio.

    Gli scavi è il ritrovamento del sito

    Dopo esser stata abbandonata, la vecchia abbazia venne per secoli dimenticata. Le sue testimonianze erano lasciate solo a racconti, divenuti con il tempo quasi leggendari, mentre le sue tracce erano completamente scomparse.Solo nel 2001, attraverso una campagna archeologica diretta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e condotta dal gruppo di ricerche dell'IBAM di Potenza, sotto precise indicazioni del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti ed in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera (Università degli Studi della Basilicata) i resti della prima Abbazia vennero riportati alla luce, e con essi anche alcuni primi e rurali insediamenti. Gli scavi proseguirono con altre 4 campagne, ma non vennero terminati, poiché i fondi utilizzati per questi scavi, finirono ben presto. Il luogo archeologico è stato in parte abbandonato, e recintato solo nel 2009 onde evitare che pascoli e bestiame presenti in zona, potessero accedervi e recarvi qualche danno. I resti solo in parti ricoperti mentre altri sono esposti alle intemperie del luogo. Quello che avrebbe dovuto essere una scoperta che valorizzasse e rendesse maggior pregio alla figura di Gioacchino e alla città di San Giovanni in Fiore, sembra invece esser diventato un problema. Sulla scoperta archeologica, è stato redatto ed edito un volume apposito, realizzato dalla stessa Università di Lecce, con il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali.

    Architettura

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    Planemitria dell'abbazia
    L'Abbazia di Fiore Vetere ha un'architettura particolare che influenzerà sia lo stile della Abbazia Florense che di altre costruzioni florensi. La pianta è a croce latina, schema che sarà ripreso in tutte le principali fondazioni florensi, mentre particolari sono le forme dei tre absidi. L'abside centrale si presenta largo e piatto, mentre gli absidi delle cappelle laterali sono semicircolari. Questa particolarità ha modificato il pensiero degli studiosi che, negli anni precedenti al ritrovamento del sito archeologico, hanno avallato la teoria dello sviluppo dell'architettura florense. Si pensava infatti, che lo schema primordiale dell'architettura florense fosse quello dell'Abbazia Florense, con soluzione piatta sia per l'abside centrale che per le cappelle laterali della cripta. Questo schema si sarebbe in seguito evoluto nella soluzione a tre absidi semicircolari come nello schemo riportato per l'Abbazia di Fontelaurato. Quest'ultima soluzione era sostenuta dalla riproduzione della stessa in altre fondazioni florensi successive l'abbazia di San Giovanni in Fiore. Con il ritrovamento dell'abbazia di Fiore Vetere gli schemi evolutivi dell'architettura florense sono stati radicalmente rivisti. È probabile che Gioacchino inizialmente abbia scelto di adottare la soluzione mista che prevedeva l'uso di un abside centrale piatto, mentre per le cappelle laterali un uso dei absidi semicircolari, ma che abbia preferito subito l'utilizzo di soli absidi semicircolari, più consoni agli schemi architettonici di quel periodo, come confermato dalla costruzione dell'abbazia di Fontalaurato (1201-1202) e della Grancia di San Martino di Canale.Il complesso monasteriale comprendeva altri edifici a funzione del monastero stesso, quali officine, laboratori, spedali, stalle e granai. Dopo l'incendio che distrusse l'edificio, fu fatto dall'allora abate Matteo, un tentativo di ricostruzione della chiesa, come testimoniato dall'abside centrale semicircolare, più corto rispetto all'abside piatto. Questo schema viene letto come un tentativo di accorciamento della chiesa, riutilizzando i materiali recuperabili necessarie alle altre fabbriche. Nonostante ciò, il complesso badile verrà in seguito abbandonato a favore di una n uova costruzione, più grande della precedente (quasi il doppio), più solida e in un posto più mite rispetto al pianoro di Jure Vetere. I monaci, però, presero la decisione di non allontanarsi eccessivamente dal sito scelto da Gioacchino, per non abbandonare il pensiero della nascita di una nuova Nazareth.Per questo che si spostarono solo di 5 km, fondando quella che diverrà l'Abbazia Florense.


    Edited by Simona s - 18/8/2013, 16:19
     
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