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Drapia

Provincia di Vibo Valentia

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    Drapia

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    - Fonte -

    Drapia è un comune di 2.199 abitanti della provincia di Vibo Valentia. Il suo territorio ospita strutture ricettive esigue in numero, ma molto frequentate dal turismo nazionale (proveniente in gran parte da Veneto, Lombardia, Lazio e Campania) ed internazionale (in arrivo soprattutto dalla Germania, in maniera molto sporadica dall'Argentina, ma anche dalla Francia e, più di recente, dai Paesi Bassi). Proprio il turismo rappresenta, dato per definitivo il tramonto della civiltà contadina, la principale risorsa economica della zona (che si può vantare della contiguità con le aree vacanziere più rinomate di Ricadi e Tropea), impiegando nel settore, stagionalmente, un discreto numero di persone in rapporto alla popolazione attiva locale. Oltre che dalle frazioni di Gasponi, Carìa e Brattirò, la superficie comunale è occupata anche da alcuni nuclei abitati sparsi: Contrada San Rocco, Contrada Pissione, Località Sant'Angelo (ospitante il ben noto Ostello della Gioventù, sede della scomparsa Villa Felice), Località Pantano e Località Vardaro (presso cui è localizzata una fontana posta nelle vicinanze dell'antico Convento di San Sergio). Si segnala, inoltre, la presenza di un luogo di culto noto come "Apparizione di Gesù", della frazione Carìa, presso il quale, una prima volta nel luglio 1982 ed una seconda il 21 dicembre 1986, si racconta che si siano verificate due apparizioni di Gesù. La veridicità di ciò risiede nella testimonianza di un contadino dedito alla vita dissoluta, protagonista diretto degli incontri. La località che prende il nome dal luogo di culto stesso, situata sulla Collina Cardillo, potrebbe essere interessata, nel lustro seguente al 2006, dai lavori di realizzazione di un imponente Santuario dedicato a Padre Pio.

    Storia


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    Castello Galluppi

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    Santuario Apparizione di Gesù

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    Agriturismo Torre Gulli

    Probabilmente il primo nucleo del paese dovette sorgere in età prebizantina, prendendo il nome dalla vicina città di Tropea, storpiato col tempo in Drapea e oggi in Drapia. L’origine del toponimo potrebbe essere legato al fatto che, in quel periodo, tutto il territorio intorno a Tropea faceva parte della Massa Trapeas (masseria tropeana), di proprietà della Chiesa Romana, costituita da grandi concentrazioni di latifondi contigui, case coloniche, greggi, chiese e monasteri. A capo di essa vi era un Rettore, nominato direttamente dal Papa, il quale delegava l’amministrazione ad un "conductor" (conduttore) il quale aveva il compito di riscuotere gli affitti dei coloni che occupavano le diverse terre in cui la massa era suddivisa. Con molta probabilità, i primi abitanti del paese dovettero essere gruppi di popolazione non stabile, appunto coloni, che col tempo andarono a costituire un vero e proprio villaggio. L’abitato si estese durante il periodo bizantino, quando la Calabria visse uno dei periodi più floridi della sua storia. Ai bizantina si sostituì la dominazione normanna, causa ed effetto di notevoli sconvolgimenti, sia in campo economico-strutturale con l’immissione del sistema feudale, sia in campo culturale con l’introduzione della liturgia e dei riti latini che andarono a sostituire quelli greci. Al dominio normanno successero quello svevo, angioino e aragonese. La fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna fu un periodo particolare, caratterizzato cioè da abbondanti produzioni grazie al lavoro dell’uomo, ma innanzitutto alla ricchezza del terreno. La grande fertilità dei campi e quindi l’insieme delle culture agricole del luogo sono presenti nell’emblema del paese, formato da cinque spighe di grano, un monte verde, una spada e una scimitarra incrociate a simbolo della lotta che in epoca passata i drapiesi dovettero sostenere contro i pirati saraceni. In questo periodo Drapia è uno dei 23 Casali dipendenti da Tropea. Dal capoluogo, i casali erano considerati "università (comuni) rurali", ma dipendevano in tutto e per tutto da Tropea. A capo di essi vi era un "amministratore sindaco" nominato dai sindaci della Città capoluogo, il cui compito essenziale era la riscossione delle tasse. Non poche volte questi villaggi si coalizzarono per ribellarsi al capoluogo che li opprimeva al pagamento di grosse somme. A differenza del ‘6oo che per la Calabria è stata un’epoca di forte crisi, a tal punto da farla regredire di molto rispetto ai secoli precedenti, il ‘7oo fu un periodo florido. A Drapia, in questo periodo, abbondavano vino, frutta d’ogni genere, olio e legumi; fiorente era anche il commercio con molti paesi del regno di Napoli, con lo Stato Pontificio e il Veneto. Essendo gente industriosa, la gente di Drapia fu la prima nel circondario di Tropea a dare vita all’industria serica, del lino e del cotone. La fiorente economia e quindi gli affari che andavano a gonfie vele convincevano i tanti nobili di Tropea, proprietari di molte terre nei 23 Casali e quindi di gran parte della produzione, a soggiornare spesso in questo villaggio. Nel XIX secolo, con la fine del controllo di Tropea sui Casali e con l’arrivo di Napoleone, vi fu uno sconvolgimento radicale dell’amministrazione di tutto il regno il cui assetto amministrativo veniva completamente ridisegnato. Nel 1811 fu ufficialmente istituito il Comune di Drapia e ad esso furono aggregate inizialmente le frazioni di Gasponi, Caria, Barbalaconi e Lampazonie fino al 1815, anno in cui le ultime due furono cedute al comune di Ricadi acquistando da quest’ultimo la frazione. Brattirò. In quegli anni il paese comprendeva, oltre alle case di campagna, quattro quartieri: Canchi, Carcara, Celsi e Stretto. Le principali risorse erano date dal commercio e dall’artigianato locale e se anche le condizioni di vita erano migliori di altre località, non possiamo certo ritenerle floride. L’unità d’Italia, agli inizi, portò con sé tutta una serie di gravi conseguenze: il brigantaggio e l’emigrazione, con il conseguente svuotamento di tutti i paesi del sud. I drapiesi emigrarono in massa, all’estero e in molte città del nord Italia. Il XX secolo è stato caratterizzato innanzitutto da una serie d’avvenimenti che sconvolsero in modo radicale la vita del piccolo paese, a cominciare dai primi anni con i catastrofici terremoti dell’8 settembre 1905 e del 28 dicembre 1908. Oltre agli ingenti danni causati alle abitazioni, lo sconforto creatosi tra i cittadini fu talmente lacerante che obbligò ancora una buona parte a scegliere la strada dell’emigrazione. I segni di una mancata ripresa economica favorita dal lavoro dei campi, così come c’era stata in altri periodi, ma anche una auspicata espansione urbana è tutt'oggi leggibile tra le stradine e le case che parlano di un tempo dimenticato e molto remoto.

    Curiosità

    Nel film Anastasia, mio fratello (regia di Steno, con Alberto Sordi, Richard Conte, Edoardo Faieta e Maria Tedeschi, 1973) si racconta la storia di Don Salvatore Anastasia e del fratello Alberto, nati nella vicina Parghelia. Il primo, parroco di Carìa ed al contempo vicino alla curia di Mileto, lasciò la Calabria per New York intorno al 1919, dove venne insignito della carica di vice-parroco nella parrocchia di Santa Lucia, nel quartiere di Little Italy. Suo fratello Alberto, ribattezzato "Big Al" ma registrato all'anagrafe come Umberto Anastasia, iniziò a lavorare al porto di New York come scaricatore (in inglese "longshoreman"). Fu qui che, per un omicidio avvenuto negli Anni 20 (seguìto, si narra, ad una sottile provocazione subita da parte di un altro scaricatore di porto), costatogli una condanna di 18 mesi da scontarsi presso il carcere di Sing Song, egli mostrò le prime avvisaglie di una decisa inclinazione verso il crimine, ed in particolar modo verso l'omicidio. Nel corso della propria "carriera" di malvivente, Alberto Anastasia entrò nelle grazie di personaggi quali Giuseppe "Joe the Boss" Masseria e soprattutto Charles "Lucky" Luciano, del quale fu per vari anni fedele seguace. Durante l'epoca del Proibizionismo, Big Al collaborò con l'organizzazione di Lucky Luciano nella gestione di attività lucrative illegali quali prostituzione, gioco d'azzardo, estorsione e contrabbando di alcoolici (rum in particolare, il cui smercio illegale terminò però nel 1933, per effetto delle leggi sulla liberalizzazione promulgate dal senato americano). Il ruolo di maggior rilevanza assunto da Anastasia all'interno della società malavitosa è stato quello di controllare il braccio destro del "National Crime Syndicate" (una sorta di sindacato posto a tutela delle attività criminose), cioè il gruppo "The Boys From Brooklyn". Quest'ultimo, sotto il nome di "Murder, Inc.", cui aderiva lo stesso Anastasia, commise tra 400 e 700 omicidi in quasi dieci anni di attività. L'ambizione di Anastasia, ovvero controllare una larga parte degli introiti provenienti dalle sale di gioco d'azzardo che la malavita aveva realizzato a Cuba (con l'aiuto del governo di Fulgencio Batista, nella prima metà degli Anni 50), lo rese inviso ad altri esponenti della mala. Tra questi vi era Vito Genovese, il cui tentativo di assassinare Anastasia andò a buon fine: a New York, la mattina del 25 ottobre 1957, nel locale del barbiere del Park Sheraton Hotel (all'incrocio tra la 56esima strada e la 7ma Avenue), due uomini col viso ricoperto da sciarpe seminarono il terrore, uccidendo tutti i presenti. La fine del più famoso esponente della mafia calabrese trapiantata negli Stati Uniti è passata alla storia come "l'omicidio dal barbiere".


    Tutti i castelli

    Tutte le torri

    Tutte le grotte



    Edited by Isabel - 13/11/2014, 21:37
     
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