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San Mauro Marchesato

Provincia di Crotone

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  1. Isabel
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    San Mauro Marchesato

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    - Fonte -

    San Mauro Marchesato è un comune di 2.413 abitanti della provincia di Crotone.

    Storia
    Nel parlare di San Mauro si legge (annuario scolastico “La scuola in Calabria”, Istit. Edit. “La scuola Campana”, Napoli, 1926, p.383):

    “La sua fondazione si fa risalire alla sconfitta toccata da Annibale presso la città di Cotrone (odierna Crotone), 196 anni avanti Cristo, per opera dei componenti di una colonia della Mauritania, sfuggiti all’orrenda carneficina di Annibale, e che si rifugiarono sul monte Chibano presso Seberina, mettendosi sotto la sua protezione. La colonia conservò per molti secoli il nome Mauritania; indi si disse Maurum e nell’era cristiana San Mauro, a cui venne aggiunto l’appellativo di Marchesato perché situato nel centro dell’antico Marchesato di Cotrone.” Mettendo da parte la poco chiarezza sintattica del brano e sorvolando sulla presunta sconfitta di Annibale presso Crotone che non ci fu, da quanto se ne sa l’efferata strage ordinata dal duce cartaginese nei pressi di Crotone prima di lasciare per sempre il suolo dell’Italia ebbe come vittime le bande italiote che si erano rifiutate di seguirlo in Africa. Non vi è cenno, nel racconto liviano (XXX libro) che un qualsiasi reparto dei Mauri si fosse sottratto all’imbarco. Lo storico latino aggiunge: “Dispersa l’inutile turba di militi sotto aspetto di presidi nei borghi più importanti dell’agro bruzio, i quali in piccolo numero erano trattenuti più dalla paura che dalla fedeltà, trasporto in Africa i reparti migliori che erano nell’esercito, dopo avere ordinato di uccidere iniquamente nel tempio di GiunoneLacinia, inviolato fino a quel tempo, molti di stirpe italica che, rifiutandosi di seguirlo in Africa, vi si erano ritirati.” Correva l’anno 2003 avanti Cristo e non il 196… Volendo aderire ad ogni costo alla tesi dei Mauri fondatori di S.Mauro, occorrerebbe pensare che Annibale avesse inviato a Siberene o “Severiana”, “un oscuro villaggio ignoto alle fonti classiche”, per custodirla, ma col segreto proposito di sbarazzarsene, un piccolo contingente di Mauri ammalati o feriti irrecuperabili, e che poscia la cittadina li avesse relegati a San Mauro. La tradizione, così come ci è stata presentata, ha tutta l’aria di essere stata montata dalla fantasia di un noto arciprete, studioso di classici. In effetti l’autentica tradizione popolare afferma tuttora e con semplicità che il paese venne fondato dagli Africani che negli antici tempi invasero le nostre terre e che il loro capo, tal Mauro, avrebbe dato il suo nome al paese. Adesso tentiamo una ricostruzione storica più dettagliata. Nel IX secolo, troviamo Siberene, in seguito detta S.Severina, sede di un emirato arabo per circa mezzo secolo. Verso l’anno 840, salvatasi a stento Crotone, cadde anche Leonia, piccola fortezza più a valle di S. Severina. Essa fu rasa al suolo ed è da pensare che che una fine simile facessero i piccoli vicinissimi villaggi. Dopo tanti tentativi fatti dai Bizantini di scacciare gli arabi da S.Severina, correndo l’anno 885 arrivò il valoroso Nicodemo Foca che riuscì nell’impresa. C’è chi dice che l’esercito di bizantini fosse un’accozzaglia di predoni, peggiori degli stessi arabi, e che nel loro passaggio ghermirono nelle campagne migliaia di Italiani fra i sudditi fedeli all’imperatore. Niceforo, sicuro di incontrare nelle sue milizie altro che disobbedienza ed indisciplina, lasciò fare. Quando fu richiamato in patria, egli ricondusse il suo esercito a Brindisi per imbarcarlo, trascinandosi dietro il miserabile gregge dei prigionieri pronti ad essere venduti sui mercati dell’Oriente. Ma lì Niceforo diede l’ordine preciso che i soldati fossero i primi ad imbarcarsi. Non appena le truppe furono tutte sulle navi, fece tirare le ancore e spiegare le vele lasciando sulla riva i prigionieri italiani ed arabi, tutto ad un tratto restituiti della libertà. Potrebbe darsi che, una tribù moresca, ormai dimentica della terra d’origine ed affratellata dalla lunga convivenza e dai comuni pericoli corsi,col beneplacito del popolo severinate e consenziente le autorità bizantine, sia rimasta nelle vicinanze della città e vi abbia fondato o ripopolato il casaletto che, col suo nome arabo “Mawru”, poscia grecizzato e latinizzato,avrebbe conservato il ricordo imperituro dell’evento. Da notar che il fatto non era insolito, se si considera che i Normanni, allorché s’impadronirono della Calabria, trovarono da noi abitatori delle più varie estrazioni: greci, latini, arabi, slavoni, ungari, longobardi, ebrei. E’ a questo stato di cose che risale la vera tradizione popolare sammaurese. Secondo alcune fonti, non molto dopo la conquista di Niceforo Foca, a causa della caduta di tutta la Sicilia sotto il dominio degli Arabi, arrivarono in Calabria, dalla vicina isola, numerosi profughi cristiani trovandosi buona accoglienza nella diocesi di S.Severina e in quelle vicine. Il paesello dei Mauri, secondo la consuetudine bizantina di dare il nome dei Santi ai luoghi di recente fondazione, fu detto “S.Mauro”, evidentemente per una ragione di omofonia. L’attuale nostra S.Mauro si può tranquillamente considerare, con al sua ubicazione su una collina circondata da valli e dirupi, un tipico “castello” bizantino;. L’insediamento in loco di una popolazione greco-bizantina o la bizantinizzazione della popolazione raccogliticcia ivi residente è resa manifesta soprattutto dalla toponomastica rurale. Si sa che i nomi dati ai terrini sfidano i secoli. Nei documenti del ‘500 e del ‘600 ed ancora oggi sono stati rilevati: “Caravà”, “Ramadà”, Caladìa”, “Varvariti”, Castellace” e tanti altri. Sopra tutti i toponimi emerge il più antico e il più noto di essi, “Caravà”, che servì a distinguere la nostra Sa.Mauro dall’altra presso Corigliano: “San Mauro de Carava” èinciso sul sigillo dell’Università e lo si legge spesso nei registri Angioni, Aragonesi e successivi. Gli arabi o Mauri, ai quali abbiamo attribuito il diritto di priorità nella fondazione della cittadina attuale, è noto come essi abbiano poco influito sulla toponomastica dei nostri luoghi.

    Punti di interesse


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    Torre San Mauro
    Il territorio Sammaurese presenta un alto rilievo paesaggistico e mostra quelle caratteristiche tipiche della vegetazione meridionale fatta di macchia mediterranea, estesi campi di grano, uliveti antichi, querceti secolari, antichi boschi tradizionali e più recenti boschi di eucaliptus che provocano un evidente contrasto col caratteristico paesaggio che siamo soliti ammirare nel marchesato. I calanchi, poi, presenti nel nostro territorio, sono tra i più tipici paesaggi collinari calabresi e caratterizzano vaste aree del territorio Crotonese. Sono luoghi particolarissimi, che sembrano avvolgere il visitatore e proiettarlo a grande distanza dalle aree abitate creando una sensazione di solitudine e lontananza che è legata all'aspetto desertico di questi singolari scenari. Al contrario, per chi ne sa apprezzare la luminosità, l'ampiezza degli orizzonti, le minute sculture orografiche, sono in realtà luoghi di grande interesse e suggestione, dove a ogni passo, oltre ogni cresta, sul fondo di ogni solco si scoprono angoli sempre mutevoli nelle forme e nei colori. San Mauro da sempre è stato un paese agricolo ecco perché il paesaggio è strettamente legato all’agricoltura. Pertanto tipici paesaggi forestali, come i boschi, la macchia mediterranea, si legano e si confondono con i paesaggi agrari, quali i seminativi, gli uliveti, gli agrumeti e i vigneti, e creano un mosaico armonioso di vegetazione che muta colorazione all’alternarsi delle stagioni. Il paesaggio Sammaurese oltre a restituire sensazioni visive piacevoli e a testimoniare la nostra storia è anche una manifestazione funzionale dell’ambiente pertanto per coglierne l’essenza necessita di una discriminazione del territorio in classi di qualità dal punto di vista ecologico – ambientale (suolo, seminativo, uliveto, vigneto, agrumeto ecc.). Non si può certo dubitare della grande religiosità che, in ogni epoca, fu propria degli abitanti di San Mauro Marchesato. Nulla si può dire circa le Chiese e le istituzioni religiose che di sicuro esistettero nella cittadina nei secoli che precedettero il suo spopolamento, avvenuto, come si sa, nella seconda metà del ‘400 e protrattosi per circa un secolo. Solo verso la meta del ‘500 il casale di S.Mauro sorse a nuova vita conservando l’antico appellativo di “de Carava”. Non sappiamo dire quali e quante chiese vennero costruite poiché successivi terremoti ed altre calamità spesso gravemente danneggiarono la cittadina radendone al suolo gli edifici. E’ documentato che “Alfonso de Rasis della città di Santa Severina” ricopriva le cariche di “arciprete di S. Mauro” e di “notaro apostolico” quindi questo lascia presupporre l’esistenza di una chiesa parrocchiale. Brevi e spesso poco chiare iscrizioni, rilevate nelle chiese attuali, risalgono ai principi del ‘600, ma non si può affermare che campane e lapidi che le ostentano siano sempre appartenute alle chiese che oggi le conservano. I Sammauresi tribolarono parecchio durante la loro esistenza plurisecolare poiché, oltre a soggiacere al dominio di governi e di feudatari esosi, dovettero subire, quasi indifesi, guerre, invasioni, scorrerie piratesche, malannate, pestilenze, terremoti. Era particolarmente grande la fede dei poveri, dei derelitti, dei perseguitati, che costituivano la stragante maggioranza della popolazione. Venivano fatte molte donazioni non solo dai ricchi ma anche dai poveri. Le donazioni dei poveri avevano due finalità: crearsi meriti per l’aldilà e sottrarre i beni all’avidità e alla rapacità dei loro padroni e signori. La Chiesa, incline ai sensi di umanità, dietro la corresponsione di un lieve canone conservava loro, e spesso ai loro figli, l’uso della terra, la cui coltivazione era allora l’unica fonte di vita. I sacerdoti amministravano tutti quei beni e, dalla sapiente manipolazione di tutte quelle rendite, trassero grandi benefici le loro famiglie, dal cui grembo ebbe origine quella piccola borghesia paesana che costruì la croce e la delizia dei loro concittadini. Negli Onciari settecenteschi di tutti i paesi della nostra Calabria pullulano i nomi di arcipreti e sacerdoti straricchi, i quali trasmisero le loro ricchezze ai “nipoti”, dando origine a Casati che ancora oggi vanno per la maggiore. San Mauro Marchesato, tra i suoi tanti beni culturali e preziosità antiche, è gelosa custode del pur modesto Santuario della Madonna del Soccorso e, a quanti visiteranno questo luogo sacro per tutto l’arco dell’anno giubilare, convenientemente preparati, sarà concessa l’indulgenza plenaria appunto perché tappa del Giubileo del 2000 e ciò per volontà dell’Arcivescovo di Crotone - Santa Severina, vista la Bolla "Incarnationis Mysterium" e il Decreto della Penitenzieria Apostolica. E nel territorio della Chiesa crotonese, assieme al nostro Santuario del Soccorso, sono tappe per l’acquisto delle indulgenze giubilari anche la Basilica Minore del capoluogo, la Concattedrale di Santa Severina, il Santuario di Capo Colonna, l’ex cattedrale di Belcastro, il Santuario della Madonna Greca di Capo Rizzuto, l’ex cattedrale e la chiesetta della Madonna di Vergadoro di Strongoli, l’ex Cattedrale di Umbriatico, i Santuari francescani dell’Ecce Homo di Mesoraca, del Crocifisso di Cutro e della Santa Spina di Petilia Policastro,, la Madonna di Manipuglia di Crucoli, della Madonna d’Itria di Cirò, della Madonna delle Grazie di Caccuri, quella di Setteporte di Rocca di Neto, San Michele di San Nicola dell’Alto, l’Eremo della Santa Croce di Corazzo e il Monastero delle Carmelitane di Campione sopra le alture di Capo Colonna. Alle porte di San Mauro Marchesato, all’incrocio della strada per il centro cittadino con la statale 109 per Santa Severina e San Giovanni in Fiore, sorge il Santuario detto della Vergine del Soccorso. Si tramanda che al posto dell’attuale sacro sito crescesse un foltissimo roveto dove sarebbe stato trovato un quadro della Madonna e portato in paese nella chiesa parrocchiale(di cui diremo più avanti) e da qui sparisse e a più riprese venisse ritrovato nel primario luogo del rinvenimento. Da ciò ne discese che la Madonna volesse eretta una chiesa nel punto preciso dove ora è venerata. La zona circostante il Santuario è denominata "le forche" ed ha sempre suscitato paure ed ansie fra la gente e la tradizione ci dice che durante le tante guerre vi si nascondevano soldati e orde turche ed il titolo dato alla Vergine fa pensare al soccorso dato alla popolazione. Il Santuario fu costruito in data molto remota e comunque nel 1745 fu ricostruito a seguito di un terremoto, come si ricava dalla scritta sul portale. Di notevole interesse artistico è la cupola della chiesetta poggiante su pianta quadrata con tamburo rotondo, ricoperta di tessere ovoidali variopinte alla maniera mosaicale. Scrive P. Maone:" vista da lontano, la cupola dà un’intonazione orientale al paesaggio, apparendo depressa e schiacciata nella calotta a turbante, mentre il tamburo che la sostiene appare alto e slanciato. Non potendosi pensare ad un lavoro molto antico, c’è da supporre che gli artisti che la costruirono abbiano avuto per modello la chiesetta bizantina di Santa Filomena detta anche del Pozzolio di Santa Severina . Sull’altare centrale policromo è sostenuto da due colonne appare il quadro della Vergine del Soccorso, probabilmente del ‘700 e protetto da una cornice vitrea offerta nel 1949 dai dipendenti delle Ferrovie Calabro Lucane, probabilmente per un licenziamento in massa miracolosamente scongiurato. La sacra icona è festeggiata solennemente la prima domenica di giugno con grande concorso di fedeli dei paesi limitrofi. E San Mauro Marchesato non è solo il Santuario della Vergine del Soccorso, vi è anche dell’altro. Tra le antiche strade del centro abitato incontriamo la chiesa parrocchiale della Matrice intitolata a San Giovanni Battista. Questa sorge su pianta rettangolare a tre navate con la navata centrale sopraelevata sulle altre ed un campanile, originariamente alquanto basso e, nell’ultimo dopoguerra, elevato ma non tanto rispetto al tetto della chiesa e che conserva una seicentesca campana. All’interno tra le tante pregevoli o meno opere d’arte notiamo: una statua lignea di San Francesco di Paola dell’800; un quadro raffigurante San Mauro; sul soffitto, l’Ultima Cena tela proveniente da una antica chiesetta di Santa Severina; sopra il portale interno la cantoria in legno con quadro della Deposizione proveniente dalla scomparsa chiesa di Santa Maria la Nova; infine il litico fonte battesimale seicentesco proveniente, con molta probabilità, dalla, ormai scomparsa, limitrofa ed antichissima Leonia o San Leone sede vescovile suffraganea della metropolia di Santa Severina; tra gli arredi sacri ben custoditi: un calice d’argento dell’800 di un tal Bisceglia; un ostensorio argenteo voluto dall’arciprete Fortunato Bernardi nel 1839 ed altro ostensorio sempre della famiglia Bisceglia.


    Tutte le chiese

    Tutti i castelli

    Tutti i palazzi



    Edited by Isabel - 4/11/2014, 10:58
     
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