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Verzino

Provincia di Crotone

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  1. Isabel
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    Verzino

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    Verzino è un comune di 2.373 abitanti della provincia di Crotone. Posto a 550 metri sul livello del mare, Verzino presenta le caratteristiche tipiche della collina dell'Alto Crotonese; a campi coltivati, vigne, uliveti e frutteti si alternano zone boschive o zone argillose a tratti brulle.

    Storia

    - Fonte -


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    Montagne

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    In notturna

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    Alba

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    Grotte

    Si vuole sia l’antica Vertinae, edificata dagli Enotri o da Filottete, eroe greco che, secondo una leggenda, dopo la caduta di Troia, giunse con i suoi uomini nei territori della presila e fondò assieme a Chone, altri piccoli centri tra cui Vertinae. Se ne trova menzione negli scritti dello storico greco Strabone. Verso il 500 a.C. Verzino passò dalla dominazione dei Sibariti a quella dei Crotoniati i quali, giunti nel paesello, “sfruttarono le miniere di ferro, di zolfo e d’argento nonché cave d’alabastro e una sorgente d’acqua sulfurea ivi esistenti. Il territorio andava ancora rinomato per la terra chiamata Ripoli con cui venivano pulite le gioie, e per le erbe medicinali. Abbondante era pure la selvaggina nelle sue montagne”. All’epoca i Verzinesi vivevano nelle piccole pantalitiche, ripiani di grotte collegate da piccoli sentieri, che tuttora si possono osservare sul fianco occidentale della collina detta Sperone dove è racchiuso il centro storico. “Come Casale di Cariati ne seguì le vicende feudali, passando dai Sangiorgio (1291), ai Ruffo (1417), a Gerolimo, Visconte da Cariati (1479), agli Spinelli che nel 1668 lo alienarono ai Cortese.” Dopo la confisca operata dai Borboni ai danni del Duca Nicola Cortese macchiatosi di fellonia, il feudo di Verzino passava a far parte dei beni della Regia Corona. Correva l’anno 1746. I nostri antenati, sottratti alle unghie del rapace feudatario, conobbero un periodo di vita tranquilla e laboriosa, anche se di non lunga durata. Era costume in quel periodo storico che i feudi confiscati ai rei di Stato venissero amministrati da un Regio Generale Amministratore il quale provvedeva ad affittarli a persone di sua fiducia, chiamate Regi Conduttori. Così nel 1782 veniva designato in qualità di regio conduttore del feudo di Verzino, don Nicola Barberio Toscano da San Giovanni in Fiore. Il nuovo Barone si rivelò un uomo malvagio e soprattutto rapace, degno continuatore della stirpe dei famosi “lupi” che dissanguarono i nostri più lontani antenati. Spinto dalla cupidigia di acquistare il feudo, piano che gli riuscì nel 1804, non mancò, come Regio Conduttore prima e come barone poi, di rendere dura la vita ai coloni che già avevano perduto, a seguito dei diversi passaggi di amministrazione, molti diritti sui terreni feudali: di pascolo, delle acque, di allignamento ecc. Mentre i Borboni, per quanto fiscali, lasciavano vivere, il nuovo padrone si abbandonò ad ogni sorta di iniquità e di violenze che alimentavano le sofferenze degli abitanti del feudo e finirono per determinarne la ribellione. Incominciarono a protestare apertamente e nel 1796, quando Napoleone si affacciava in Italia, si mandò una delegazione a Napoli per rappresentare al re le misere condizioni di vita delle nostre popolazioni. A guidarla troviamo la figura di un coraggioso assertore dei diritti popolari, il sacerdote don Vincenzo Arcuri di Savelli all’epoca casale di Verzino, persona dotta e stimata da tutti per la sua condotta esemplare. La protesta irritò non poco il feudatario, che si vendicò in maniera spietata sul povero sacerdote. Fattolo catturare dai suoi scherani, venne esposto ad un feroce martirio. Il Congresso di Vienna e la conseguente restaurazione borbonica riportano il problema dell’occupazione delle terre allo stato precedente. Anche la ventata rivoluzionaria del 1848 viene intesa più che in senso politico-nazionale in senso economico-sociale. Per le nostre popolazioni era sempre vivo il problema delle terre e i moti rivoluzionari offrivano un’occasione favorevole per riprendere l’occupazione arbitraria delle terre già iniziata nel 1806 a seguito della Legge eversiva della feudalità.

    Luoghi di interesse


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    Chiesa di Santa Maria Assunta

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    Vista palazzo municipale

    • Grotta dei Furfari - In località Cona, proprietà della famiglia Sabatini, si trova la Grotta dei Furfari, un profondo anfratto di probabile età Neolitica, in gran parte non ancora esplorato
    • Palazzo Ducale - L’antico Palazzo ducale ora Palazzo Comunale (in quanto sede degli uffici del Comune). Costruzione di notevole interesse storico-artistico risalente al XVII sec. Si ritiene sia stato realizzato dal Duca Nicolò Cortese nella seconda metà del 1600 e successivamente abitato da diverse famiglie: Cortese, Barberio-Toscano..., per ultimo dagli Anania e da questi poi venduto al Comune
    • Chiesa di Santa Maria Assunta - Pochissime e contraddittorie sono le notizie sulla Chiesa di S. Maria Assunta. E’ una lapide, posta all’interno della stessa, a rivelarci che, nel 1686, il vescovo di Cerenzia e Cariati, il napoletano Mons. Gerolamo Barzellino, fece abbattere la vecchia chiesa, nata su un “alto e precipitoso clivo” ed edificare questa “in un luogo pianeggiante”. Per la nuova costruzione venne riutilizzato il materiale del tempio sacro demolito
    • Chiesa del Convento o di San Biagio - Piccola chiesa quasi completamente rifatta in epoca moderna. Facciata con cuspide sagomata e piccolo stemma murato sul portale. Tetto a due spioventi. Interno ad aula con parte dell’intonaco asportato per portare a vista la struttura muraria in pietra con i fiori dell’impalcatura. Archi laterali all’altare maggiore e sguanci di finestre. Dell’annesso convento, trasformato in moderni appartamenti e parco macchine, nulla è rimasto che possa essere segnalato. La struttura muraria nelle parti a vista, mostra tecniche antiche di pietrame equilibrato ad intervalli regolari da strati di cotto e fori per le impalcature. Sulle pareti icone moderne di tipo bizantino.
    • Chiesa di Santa Chiara
    • Chiesa di San Francesco
    • Palazzo Municipale (o del Duca Nicolò Cortese o del Campo)
    • Palazzo Riolo
    • Palazzo ducale

    Economia

    - Fonte -


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    Sembra che il nome sia stato assegnato dagli arabi, per identificare il posto dove vi cresce spontaneamente una pianta: il "Verzino", che raccoglievano ed utilizzavano nell'arte della tintoria. Un tempo dalle cave presenti sul territorio si estraeva l'argento, ma data la sua scarsa presenza nel minerale che lo contiene, quest'attività venne definitivamente accantonata, così come per le cave di gesso e alabastro presenti nella frazione Vigne, dove un tempo si produceva molto vino. La popolazione, in costante diminuzione, vive per lo più di terziario, ma anche di agricoltura e pastorizia, seguendo le antiche tradizioni di allevamento e coltivazione. Gli allevamenti di bestiame sono costituiti principalmente da vacche e capre, ma non mancano gli allevamenti di suini e di animali da cortile. Le produzioni agricole sono indirizzate verso i cereali, i prodotti dell'orto e la frutta. Discrete sono le produzioni di formaggi tipici e dei salumi. In entrambi i casi la lavorazione avviene secondo le antiche tradizioni e la produzione è sempre familiare; non ci sono industrie alimentari e il consumo è prettamente locale. I collegamenti con i paesi limitrofi e la città di Crotone sono scarsi e insufficienti. L'insediamento rupestre su cui insiste il vecchio borgo, è probabilmente di epoca neolitica; ricavato sulle quinte di arenaria della collina, presenta una struttura a terrazze che fa presumere sia stato abitato sin dalla nuova eta' della pietra. Attualmente le grotte, che potrebbero essere di forte interesse scientifico, sono utilizzate solamente per il ricovero del bestiame.

    Tutte le grotte



    Edited by Isabel - 5/11/2014, 11:05
     
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