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Grotte di Verzino

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    Grotte di Verzino



    Antro del Torchia

    ob135BR

    - Fonte -

    Itinerario

    Partendo dal bivio riportato sulla tavoletta IGM a quota 597 metri s.l.m. presso Vigne, frazione di Verzino, si prosegue verso valle in direzione della SS 107. Si continua per 6 Km esati fino ad imboccare, in prossimità di una marcatissima curva a gomito, un varco nel gard-rail posto a sinistra, dal quale si origina una stradina sterrata. Si discende deviando più avanti a sinistra, in direzione di una piccola abitazione di campagna. L'imbocco della grotta è ubicato nel punto più depresso dell'antistante dolina a pozzo. Si tenga presente che la strada principale da cui si giunge segue per un buon tratto il perimetro della depressione carsica, ben evidente nelle sue ampie proporzioni, a sinistra della carreggiata.

    Descrizione

    La grotta si apre in una vasta dolina, terminante, nella sua parte più depressa, in pozzo profondo circa 11 metri. E' consigliabile iniziare la discesa dal suo ripido margine settentrionale, dove una giovane quercia si protende nel vuoto offrendo un comodo punto di attacco per le corde. Si scende, dunque, lungo una friabilissima parete gessosa fino a raggiungere la base della verticale, completamente invasa da terra e grossi massi. Cercando lungo la parete è possibile scorgere un piccolo passaggio che permette di penetrare, attraverso una frana estremamente instabile, in una modesta galleria. E' bene sottolineare che l'acqua ed il fango provenienti dall'alto durante le piogge, insieme ai crolli frequenti di parti delle pareti. Possono occultare completamente l'esigua imboccatura del passaggio che costituisce l'accesso alla cavità sotterranea vera e propria. Varrà la pena, nel caso non si riesca ad individuare nessuna anfrattuosità praticabile, sollevare qualche macigno e spostare gli eventuali sedimenti accumulatisi. Superata la frana, si imbocca, quindi, una galleria, alta dapprima circa un metro, che va progressivamente ampliandosi fino a permettere la posizione eretta. Al suolo spessi depositi fangosi testimoniano delle grandi quantità d'acqua convogliate nella grotta dalla superficie durante i periodi di intense precipitazioni. Dopo un duplice, brusco cambiamento di direzione, la condotta prosegue in direzione Est mantenendo inalterate morfologie e aspetto generale. Si oltrepassa un'ampia vasca d'acqua, che in estate può anche essere secca, consentendo di non bagnarsi, e, dopo una nuovo curva a gomito, si entra in una saletta alle cui parete si possono osservare delle singolari infiorescenze gessose accresciutesi su colate calcitiche. Ad una estremità della saletta, discendendo sopra alcuni grossi blocchi di roccia, si trova la naturale prosecuzione della condotta da cui si è giunti. Da questa parte si arriva ben presto alla base di un grosso camino, in corrispondenza del quale si avverte chiaramente una diffusa corrente d'aria fredda. La sua sommità è interamente occupata da poderosi macigni incastrati tra loro in precario equilibrio, attraverso i quali, seguendo la corrente d'aria, sono state tentate a alcune esplorazioni senza tuttavia conseguire alcun risultato positivo. Molto verosimilmente ci troviamo alla base di qualche dolina esterna, ipotesi avvalorata dalla relativa vicinanza della superficie e dalla circolazione d'aria che, sulla volta, è particolarmente forte. Dopo essersi arrampicati per alcuni metri su dei macigni instabili, si entra in un nuovo salone dal piano di calpestio completamente ricoperto da massi di frana originatisi dai frequenti crolli di successivi strati gessosi dalla volta e dalle pareti. Un piccolo passaggio in basso immette in una spaziosa galleria e da questo punto la cavità cambia decisamente aspetto. Innanzitutto le dimensioni generali sono ora maggiori che in precedenza e, in secondo luogo, la presenza di ampie vasche d'acqua, formatesi a livelli diversi alla base di successivi gradoni rocciosi, rende gli ambienti di aspetto gradevole. Aggirando sulla destra, per non bagnarsi, due priimi specchi d'acqua profondi oltre 70 centimetri, si giunge in prossimità di un basso laminatoio che costringe a procederfe carponi fino ad un salto profondo poco più di un tre metri. Nei periodi di piena si forma in questo punto una bella cascata d'acqua. Più avanti la condotta amplia maggiormente le sue dimensioni mantenendo un'altezza media di circa cinque metri. Alle pareti, sottili stratificazioni di gesso macrocristallino risaltano al passaggio delle lampade ad acetilene. Si giunge così ad un ulteriore salto profondo quattro metri, lo stesso che durante la prima esplorazione costrinse gli speleologi a tornare indietro per mancanza di corde. Le sue pareti, infatti, sono estremamente levigate dall'acqua e la quasi assoluta mancanza di appigli non permette di superare questo tratto verticale in arrampicata. Alla base del salto parte una galleria meandriforme, sulle cui pareti sono evidenti una serie di microcondotte che recano il loro tributo idrico solo nel periodo invernale. Dopo un percorso di circa 100 metri, in corrispondenza di un ulteriore brusco cambiamento di direzione, la condotta riduce sensibilmente le sue dimensioni. Sebbene il rilevamento topografico sia stato effettuato sino a questo punto, sappiamo che è possibile proseguire ancora per oltre un centinaio di metri attraverso una strettoia meandriforme alta mediamente 30/40 centimetri. All'inizio della strettoia il dislivello rispetto all'ingresso è di - 70 metri, il maggiore che sia stato finora misurato in una grotta dell'Alto Crotonese. Proseguendo ulteriormente si è costretti a strisciare su un fine detrito sabbioso finché si giunge in prossimità di un sifone che non permette di andare oltre. Una serie di considerazioni fa presupporre che la cavità sia comunque da mettere in relazione ad un'altra grotta di recente scoperta, posta più a valle ed attualmente in fase di esplorazione e studio.

    Storia delle esplorazioni

    La cavità è stata individuata il 26 agosto 1989 nel corso di una battuta di ricerca compiuta nella zona dal Gruppo Speleologico " Sparviere" con la collaborazione del Gruppo Speleologico " San Giusto" . Alla base del pozzo iniziale gli speleologi, cercando tra i macigni caoticamente ammassati al suolo, riuscivano ad individuare un esiguo passaggio che permetteva di penetrare nella galleria principale. Dopo un percorso di oltre 300 metri essi erano costretti a fermarsi alla sommità di un salto profondo quattro metri, difficilmente superabile senza l'ausilio di corde. Procuratisi i materiali occorrenti, l'esplorazione proseguiva alcune ore più tardi lungo ambienti progressivamente più stretti che, alla fine, terminavano in coincidenza di un vasto allagamento impraticabile.

    Edited by Isabel - 5/11/2014, 11:03
     
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    Grotta di Zagaria

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    3BLJN5s

    Il toponimo di “Grotta di Zagaria” è stato attribuito dal Gruppo Speleologico “Le Grave” di Verzino (Kr) che nel 2000 ha segnalato per la prima volta l’esistenza del fenomeno sotterraneo al Catasto delle Grotte della Calabria. Tale denominazione coesiste tuttavia con ulteriori nomi dialettali usati nella zona, come “Grutta ‘i Iunchi” (toponimo riferito al Monte Giunchi, alle cui pendici la grotta si origina) oppure “Grutta ‘i Ciurla” (“Ciurla” è il nome della località situata tra l’ingresso della cavità e il sottostante alveo del Torrente Pachina). L’ingresso, situato alla base di una possente parete rocciosa, è raggiungibile seguendo un sentiero che ben presto diviene una lieve traccia a mezza costa,battuta perlopiù da greggi di capre. L’avvicinamento alla cavità, della durata di 15 minuti circa, avviene in un paesaggio di pregevole valenza estetica: la valle del Pachina, in basso, è dominata da ripidissime balze calcaree cui si aggrappano, attecchendo in ristretti fazzoletti di terra, alberi e arbusti di varie specie. L’entrata, per chi giunge da Est, risulta semi nascosta da un antistante rialzo roccioso e tuttavia un’ampia rientranza nella roccia preannuncia la vastità dell’ambiente ipogeo iniziale. Si tratta di una spaziosa camera diffusamente illuminata dalla luce diurna esterna,con il piano di calpestio invaso da alcuni poderosi macigni di crollo. All’andamento sub-pianeggiante dell’atrio d’entrata segue, dopo una decina di metri, una condotta ascendente in forte pendenza. Il suolo, obliquo e cosparso di molle e viscida fanghiglia, rende la progressione difficoltosa: per guadagnare la parte più alta del dislivello, infatti, è consigliabile ancorare in alto una corda cui sostenersi durante il passaggio. Si intuisce lungo l’intero percorso che la cavità, in seguito alla sua compiuta formazione, è stata soggetta a fasi successive di riempimento e svuotamento di sedimenti provenienti dalla superficie. Spesso, infatti, si possono osservare lembi residuali di sabbie cementate aderenti a colate calcitiche e alle pareti rocciose, chiara testimonianza di antichi depositi di riempimento in seguito riescavati da sopraggiunta circolazione idrica. Un intenso stillicidio proveniente da minuscole fessure presenti sulla volta rende l’ambiente ipogeo generalmente molto umido: ciò permette l’esistenza di un ecosistema particolarmente adatto alla vita di diverse specie animali. Si segnala in particolare una nutrita presenza di Dolichopoda calabra (ortotteri noti più comunemente come “grilli delle grotte”) e numerosissimi ragni, le cui tele tappezzano ampi settori delle pareti laterali. L’andamento generale della cavità, in marcata pendenza positiva dall’ingresso verso l’interno, fa sì che all’imbocco del salto verticale di 2 metri il dislivello risulti essere di + 13,50 metri rispetto alla quota dell’imbocco. Con i suoi 56,50 metri di sviluppo planimetrico (e 60,50 di sviluppo spaziale) la Grotta di Zagaria rappresenta ad oggi il fenomeno sotterraneo più esteso tra quelli conosciuti nell’affioramento di calcari giurassici del territorio di Canolo.

    Edited by Isabel - 5/11/2014, 11:04
     
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