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Tutte le chiese di Acquaformosa

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    Tutte le chiese di Acquaformosa





    Abbazia di Santa Maria

    [Immagine non trovata]

    - Fonte -

    Santa Maria di Acquaformosa è un'abbazia cisterciense, nota anche col nome di Santa Maria di San Leucio, situata presso l'omonima località di Acquaformosa, in Calabria.

    Storia - Origine

    La data di fondazione dell'abbazia è ancora oggetto di discussione. L'opinione seguita maggiormente dagli studiosi è che l'abbazia di Acquaformosa sia stata fondata nel 1195 da una comunità di Cistercensi dell'abbazia di Santa Maria della Sambucina sotto il governo dell'abate Luca Campano, lo stesso che nel 1203 fu eletto arcivescovo di Cosenza.

    Sviluppo

    L'abbazia di Acquaformosa raggiunse in breve tempo un certo prestigio. Nel 1204 il papa Innocenzo III affiancò l'abate di Acquaformosa all'abate di Santa Maria di Corazzo e al Vescovo di Martirano per un contratto di permuta tra l'arcivescovo di Cosenza e l'abate dell'abbazia di San Giovanni in Fiore. L'abbazia di Acquaformosa divenne infatti in breve tempo molto ricca soprattutto grazie alle generose donazioni da parte di Federico II il quale nel 1206 donò all'abate di Acquaformosa l'Isola di Dino, presso Praia a Mare, Scalea, il Mercurion e le rendite per lo sfruttamento di una miniera di ferro nei pressi di Lungro.

    Declino

    Il declino dell'abbazia di Acquaformosa iniziò già nel XIV secolo. Sotto il regno di Giuseppe Bonaparte, con il decreto 13 febbraio 1807 il monastero di Acquaformosa fu definitivamente soppresso, come peraltro numerosi altri monasteri e conventi del Regno di Napoli.



    Edited by Isabel - 15/11/2014, 08:35
     
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  2. Isabel
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    Chiesa di San Giovanni Battista

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    - Fonte -

    La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, è stata costruita dagli albanesi che abitavano l'allora casale agli inizi del 1500. Probabilmente venne ultimata già nel 1526. Cadente, fu demolita e ricostruita tra il 1936 ed il 1938, su progetto di Aldo Mainieri. Nella chiesa di San Giovanni Battista sono evidenti elementi dell'architettura romanica a cui il progettista si è ispirato. L'articolazione ritmica sia delle strutture di sostegno che di quelle sostenute, la complessa organizzazione delle masse e degli spazi che danno un senso di robustezza accentuata dalla presenza di lesene e contrafforti, fanno della chiesa matrice di Acquaformosa uno splendido esempio del romanico dell'Italia meridionale. In questa chiesa si incontrano, fondendosi, i tipi e le forme occidentali ed il mondo greco. La pianta si sviluppa in lunghezza con asse longitudinale, a tre livelli: navata-solea-vima. Solidi pilastri rettangolari sostengono le spinte laterali degli archi a tutto sesto che separano la navata centrale dalle due laterali. Un cordolo in cemento armato regge la volta a botte della navata centrale che viene divisa in due campate dall'arco trionfale. Sul lato orientale della navata centrale vi è una parte sopraelevata, è il solea, che è il luogo della comunione dei fedeli, oltre il solea, divisa dall'iconostasi, che letteralmente significa luogo delle icone, su un piano ancora superiore si trova l'altare (da alta ara) che significa alto luogo, dove si accede attraverso la Porta Regale, all'interno dell'altare si erge la tavola santa che, per mistica trasposizione, raffigura il Signore stesso. La parete absidale è liscia e presenta al centro una bifora, è priva di catino. Il transetto separa il vima dal resto della chiesa. Il braccio del transetto a nord è coperto da volta a botte e da l'accesso alla cripta, mentre nel braccio a sud si innalza il campanile. La navata sinistra con soffitto piano è divisa in tre campate e culmina con il battistero, la parete esterna è finestrata con due monofore ad arco a tutto sesto strombate all'interno. La navata destra simile alla sinistra termina con il transetto. La facciata esterna presenta al centro l'ingresso preceduto dal protiro sopra il quale il rosone da luce alla navata centrale. Sopra il rosone loggette ed archetti la rendono elegante ed animata, culmina con la classica forma romanica detta "a capanna". Le lesene dividono il corpo centrale dai due laterali. Il campanile a torre ottagonale culmina con la cupola coperta con elementi decorativi di manufatti in argilla dipinti con smalti policromi.

    I Mosaici

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    Tale costruzione risale all’anno 1505, subito dopo la nascita del paese. Particolare di notevole bellezza risulta essere la porta lignea intagliata con figure di due aquile bicipiti albanesi. Il coro ligneo di noce , una tavola dell’ Assunta della metà del sec. XVI . L’interno è ricoperta da splendidi mosaici che rendono la chiesa di San Giovanni Battista una delle chiese più belle del territorio. Il mosaico è opera del maestro Biagio Capparelli. E' voluto da Papas Vincenzo Matrangolo che grazie a questo sua volontà è riuscito a trasformare la chiesa di Acquaformosa in una cattedrale di inestimabile bellezza e valore.

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    Edited by Isabel - 15/11/2014, 08:30
     
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  3. Isabel
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    Chiesa di Santa Maria del Monte

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    - Fonte -

    La Chiesa di Santa Maria del Monte è ubicata ad oltre 1400 metri sul livello del mare. La data della sua fondazione non è conosciuta. E' probabile che il primo nucleo dell'attuale edificio sia stato eretto nei secoli IX-XI, quando i monaci atterriti dal furore iconoclasta e dall'espansione islamica si rifugiarono in gran numero in terre lontane e nascoste dell'impero bizantino: Siria, Egitto, Palestina, Sicilia e Calabria. Questi monaci desiderosi di raccogliersi in preghiera e di offrirsi completamente a Dio in questi luoghi nascosti e inospitali costruirono oratori, cenobi e monasteri. Fu così che il silenzio naturale offerto dai monti diventava il luogo di approdo sicuro di chi aveva la duplice necessità di fuggire la furia degli uomini e di avvicinarsi a Dio. Idonei allo scopo erano senz'altro i monti della Sila, del Pollino e dell'Aspromonte.

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    Fin qui non arrivavano i saraceni, che con furia sanguinaria e devastatrice profanavano ogni cosa, chiese, monasteri e libri sacri. Tra i più rinomati monasteri greci di Calabria ci fu quello di Santa Maria di Mercurion, in diocesi di Cassano. Esso in principio era un'umile chiesetta sita in prossimità della confluenza del fiume Lao -- detto dal popolo: Mercure -- con l'Argentino, presso Orsomarso. Tra gli altri monasteri che popolavano la parte settentrionale della Calabria, si ricordano quelli di San Fantino, San Giovanni di Mercurio, Santo Stefano e San Michele Arcangelo, tutti nei pressi di Orsomarso; quello di San Nicola di Trèmoli, sulla destra del Lao; quelli di San Nicola di Siracusa, fondato nell'878 da profughi Siracusani, e l'altro detto dei Taorminesi costruito dai profughi siciliani all'indomani della presa di Taormina per mano dei musulmani nel 902, entrambi in territorio di Scalea. L'attività in questi cenobi soprattutto nel X secolo era molto fiorente; molti asceti che vissero in quel periodo in seguito vennero canonizzati. Il cenobio più vicino alla chiesa di Santa Maria del Monte fu quello del Monte Mula costruito nella stessa epoca sulle montagne omonime. Nessun documento, oggi noto, fa cenno delle vicende che portarono alla nascita della chiesa di Santa Maria del Monte. Certamente preesisteva al 1195, data in cui i Signori di Altomonte donarono all'abbazia cistercense, di cui si è gia detto, "la chiesa di Santa Maria del Monte e le sue pertinenze". Se aveva anche un patrimonio -- le sue pertinenze -- non è una forzatura affermare che già nel 1195 il cenobio aveva una certa importanza. All'interno della chiesa rupestre costruita a 1400 metri di altitudine è custodita una splendida statua in tufo della Madonna che allatta, del XIV secolo. La leggenda racconta che la statua fu ritrovata da un pastore in un anfratto di una parete scoscesa chiamata "Timba e piasur" (Pietra spaccata). La leggenda, in una delle sue due versioni, racconta che in questo anfratto la Madonna venne trasportata dai monaci per paura degli iconoclasti; nell'altra, racconta che si spostò da sola, miracolosamente. A ricordo di ciò ancora oggi nel giorno della festa di Santa Maria del Monte, che si celebra l'ultima domenica di luglio, lastatua viene portata in processione fin sull'orlo della parete dove la tradizione vuole sia stata ritrovata. In questa occasione tutti i pellegrini lanciano nel precipizio una pietra come garanzia di un loro ritorno nello stesso luogo. In passato intere popolazioni dei paesi del circondario, da Morano ad Orsomarso, si recavano in pellegrinaggio nella Chiesa di Santa Maria del Monte secondo un calendario fisso. Nel piazzale antistante la chiesa fino a non molti anni fa la prima Domenica di luglio si svolgeva un grande mercato di bestiame. Oggi la devozione vive soprattutto negli abitanti di Acquaformosa. Riassume il rapporto che lega gli acquaformositani alla Madonna del Monte un brano scritto verso la fine del 1800: "Pel dottor Pietro quella cornice chiudeva un tesoro celeste ed uno terreno. Quella Madonna era del suo paese, dei suoi monti; egli l'avea vista da fanciullo nel suo santuario, là, in mezzo a un grande bosco. Il santo simulacro avea sorriso a lui, così innocente; e quella impressione fu tanto profonda, che non si dileguò mai dal suocuore. Rimase in lui un culto speciale per quella Madonna, che non venne mai meno, nè col crescere degli anni nè col mutar d'idee in fatto di religione. Era superstizione, era vero culto, era memoria incancellabile dei primi anni, era tutto quello che si vuole; ma il dottor Pietro, lo spirito forte, l'incredulo che credeva a tante cose misteriose adorava la sua Madonna e credeva in Lei, e chiedeva sempre, e solo a Lei, aiuto nel perigliosocammino della vita" La madre egli l'amava come donna e come madre, e, tenendola accanto alla Madonna, gli parea che quelle due donne si somigliassero: erano certamente le due donne che gli dominavano la mente e il cuore. La donna celeste e la terrena, unite insieme, personificavano ciò ch' egli stimava superiore a tutti gli altri esseri che aveva incontrato nella vita. Era la deificazione della donna; era l'amore alla donna; era la venerazione per eccellenza della natura femminile, che prendevano forma reale nel suo spirito, sotto il fascino di quelle immagini. Il Dottor Pietro amava così la donna".

    Edited by Isabel - 15/11/2014, 08:37
     
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  4. Isabel
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    Cappella della Concezione

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    - Fonte -

    Costruita tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo rappresentò il primo oratorio degli albanesi giunti ad Acquaformosa. Al suo interno si trovano affreschi di notevole valore artistico, realizzati in tre diversi periodi, raffiguranti alcuni santi tra cui San Nicola di Mira e l'Immacolata, quest'ultimo risalente al 1785. Interessante il soffitto ligneo del secolo XVIII e gli stucchi di ispirazione bizantina risalenti al XVI secolo.

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    Edited by Isabel - 15/11/2014, 08:34
     
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    Chiesa di Santa Maria della Misericordia

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    - Fonte -

    E' la più recente delle chiese di Acquaformosa. Al suo interno si conserva una pregevole icona della Madre di Dio. Questa icona è una replica, di recente fattura, di un'icona che si venera nel Monte Athos. L'icona è stata eseguita in Grecia nel 1973, da Lina Papoula, artista del museo Bizantino di Atene. Il quadro rappresenta la Brephocratousa (Colei che tiene in braccio il bambino). Due angeli sorreggono una corona sopra il capo della Madre di Dio. Sopra la corona è inciso il nome dell'icona: "Axion estin", in greco. Il rivestimento argenteo è una replica fedele dell'originale athonita. I medaglioni incisi nella cornice dell'originale non sono stati riprodotti e sono stati sostituiti da un ornato a base di grappoli e foglie di vite. Della pittura, tempera su legno, si vedono i soli volti della Madonna, del Bambino e degli angeli. Il tipo dell'icona è quello dell'Eleusa (della Misericordia), ma, nella sua variante più umanizzata, della Glycophilousa (del dolce abbraccio): i volti si toccano ed esprimono una grande tenerezza. Il Bambino è seduto sul braccio destro della Madre che cerca di trattenerlo nel suo vivace movimento di torsione che scopre braccio e piede. Nella mano destra porta un cartiglio, su cui c'è scritto: "Lo Spirito del Signore è su di me". Il ricco e pesante maphorion della Madre di Dio è costellato di cespi di rose. La Madonna dell'Axion estin va annoverata tra le icone più venerate del Monte Athos. Non si trova in uno dei venti monasteri sovrani, ma nel villaggio monastico di Karies. Alla base della fama dell'icona mariana sta il fatto prodigioso, narrato dai monaci, che si sarebbe verificato nell'anno 980, quando il Monte era già costellato di monasteri e di eremitaggi. In uno di questi, sito in fondo alla valle di Karies e Pantocrator e dedicato alla Dormizione della Madre di Dio, viveva, insieme con un giovane discepolo, un monaco di grandi virtù. Un giorno, dovendo il vecchio recarsi nella chiesa del Protaton per prendere parte alla veglia notturna, disse al giovane: "Tu rimani qui e sforzati di recitare l'Ufficio meglio che puoi". Venuta la notte , il giovane novizio sentì bussare alla porta e, apertala, si trovò davanti un bel vegliardo in abito monastico che chiedeva ospitalità. A mezzanotte, il giovane e il suo ospite si misero a cantare insieme l'Ufficio. Arrivati al momento dell'inno Tin timiotèran, il misterioso ospite prevenne il novizio nel canto e aggiungendovi alcune frasi. Le parole iniziali delle frasi aggiunte, in greco, sono appunto "Axion estin ...": "E' veramente giusto proclamare beata te, o Deipara, che sei beatissima, tutta pura e Madre del nostro Dio". Il giovane non conosceva l'inno. Disse perciò al compagno: "Qui cantiamo solo il "Tin timioteran" e mai noi e i nostri padri abbiamo conosciuto l' "Axion estin". Ti prego, scrivimi le parole, affinché sappia cantarlo anch'io". Lo sconosciuto acconsentì; scrisse col dito le parole su una tavoletta e aggiunse: "E' così che voi e tutti gli ortodossi canterete d'ora in poi questa preghiera". Detto ciò scomparve. Ritornato il vecchio eremita, il novizio gli mostrò la tavoletta e cantò l'inno che aveva imparato. Il vegliardo si affrettò a portare il meraviglioso documento agli anziani del monastero vicino e raccontò il meraviglioso evento. Si diffuse così la convinzione che il cielo stesso fosse disceso ad insegnare un nuovo inno in onore della Theotokos, poiché l'ospite misterioso altri non poteva essere che il messaggero dell'Annunciazione, l'Arcangelo Gabriele. La preziosa tavoletta fu allora portata a Costantinopoli. Il Patriarca e l'Imperatore, informati dell'accaduto, prescrissero di cantare l'Axion estin in tutte le chiese. I monaci della Santa Montagna trasportarono solennemente nella chiesa primaziale di Karies l'icona mariana davanti alla quale il nuovo inno fu cantato per la prima volta. Questa chiesa da allora fu intitolata alla Madonna dell'Axion estin. Anche l'eremitaggio in cui ebbe luogo l'evento ricevette il nome dell'Axion estin e la vallata quello di Adein o "del cantare". Il libro liturgico dei Menea riporta al giorno 11 giugno la "Sinassi dell'Arcangelo Gabriele nel cantare".

    Edited by Isabel - 15/11/2014, 08:37
     
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