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Tutte le chiese di Gioiosa Ionica

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  1. Isabel
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    Tutte le chiese di Gioiosa Ionica


    Chiesa di San Rocco

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    L’edificio religioso è dedicato a San Rocco Confessore da Montpellier, eletto patrono della città di Gioiosa Jonica il 28 marzo del 1775, in sostituzione dell’antica protettrice Santa Caterina. La devozione verso il traumaturgo San Rocco, essendo stata fin dai primi tempi antichi molto sentita dal popolo gioiosano, li portò a fondare una chiesa, consacrandola al Santo, in ringraziamento della protezione della popolazione durante la peste. La prima fondazione dell’edificio risale agli inizi del XVII secolo; essa si presentava con dimensioni molto piccole, angusta nell’aspetto ed insufficiente ad ospitare i numerosi fedeli che da ogni parte della costa si recavano per rendere omaggio al Santo protettore. Per sopperire a questa carenza di spazio bisognava ingrandire la chiesa per renderla più agibile; del problema si interessò il Sacerdote Salvatore Furfaro, il quale affrontò gran parte della spesa con denari propri; il resto dei denari necessari venne dal contributo dei fedeli. Si riuscì così ad ingrandire la chiesa e a darle un aspetto estetico migliore di quello che aveva prima. Il 13 febbraio del 1672 la chiesa fu riaperta al culto. Dopo la morte del Sacerdote Furfaro, per la Chiesa incominciò un periodo di abbandono: l’assenza di qualcuno che curasse l’intero impianto e il continuo diminuire dei fedeli; portò questa ad un degrado progressivo; degrado che agli inizi del XVIII secolo aveva già interessato tutte le parti della chiesa. Riprese l’aspetto tetro ed angusto in cui versava prima del restauro. Nel 1745 si fece un restauro totale dell’edificio; questo, trasformò completamente le caratteristiche architettoniche del vecchio edificio. Il 24 dicembre 1829, venne elevata a Parrocchia. Ulteriori restauri vennero successivamente eseguiti, ma questi fortunatamente non hanno modificato la struttura dell’edificio, pur tendendo ad arricchire la chiesa di decorazioni in stucco. L’edificio religioso, costruito fuori del borgo antico, cioè nella zona di espansione del XVII secolo, si affaccia su largo 5 Martiri, accanto a Palazzo. La pianta della chiesa è a navata unica, cui si accede dal portale principale sito su largo 5 Martiri; la zona anteriore più ampia presenta una lunga navata voltata a botte nella quale si aprono sei lunette o unghie in cui si aprono le finestre che diffondono la luce su tutta la volta, facendo risaltare, con giochi dio chiaro scuro, le decorazioni in stucco in essa presenti. Nelle pareti sono disposti su basamenti in marmo delle lesene, disposte a coppie che fanno da cornice ad una serie di nicchie semicircolari arcuate. Nella parete destra, oltre alle nicchie, (da questa parte ospitano delle statue) è presente un altare minore dedicato sempre a San Rocco; questo altare è ricavato in un corpo aggiunto, cioè in un corpo che sporge notevolmente dal filo esterno del muro; in questa zona adiacente all’altare minore, sono stati ricavati gli spazi per la sagrestia e il campanile. L’ambiente che ospita l’altare presenta una piccola cupoletta, sorretta da pseudo pennacchi poggianti su mensole incastrate nel muro; vi si apre inoltre, una porta che da accesso al campanile e alla sagrestia. La parete di sinistra, presenta delle nicchie a sezione rettangolare anch’esse terminate ad arco, dentro le quali sono poste delle grosse tele di autori ed età ignoti. Da questa parte è possibile accedere alla chiesa per mezzo di una piccola entrata situata in via Leopardi. La piccola scala a chiocciola posta sull’angolo destro, appena entrati, porta ad un piccolo coro, oggi poco usato, ma che in origine doveva servire per ospitare l’organo. Questo coro è sorretto da due colonne a fusto liscio, in granito, basamento sempre in granito e capitello ionico con festoni. La zona posta tra la navata e l’abside è divisa da queste da due archi poggianti su 4 poderosi pilastri. Essa è conclusa da una volta a crociera con decorazioni che ripetono uguali a quelli della navata e cioè: bassorilievi raffiguranti putti alati, angeli ed altre decorazioni, anche qui la luce viene data da due aperture situate sulla volta. Una serie di scalini rialza dal resto della chiesa l’abside; di forma semicircolare che presenta le stesse decorazioni. L’altare maggiore è posto al centro, esso è costruito in marmo con tarsie policrome e sorregge una grossa cornice in stucco, dentro cui è posta una tela di notevoli dimensioni del XVII secolo, raffigurante naturalmente San Rocco; anche questa, come le altre, di autore ignoto. La facciata presenta un alto basamento sopra il quale poggiano quattro lesene, due a destra e due a sinistra del portale d’ingresso. Queste lesene presentano il fusto decorato con scanalature il loro capitello è ionico con festoni, come quelli presenti nell’interno della chiesa. Su questi capitelli poggia una grossa trabeazione con numerose e varie modanature, ed infine su questa un grosso timpano triangolare riprende le modanature della cornice; nel centro spicca uno stemma e sul timpano sono sistemati dei pinnacoli a mo’ di anoteri. Il campanile, nella sua parte alta, ripete il lessico architettonico della facciata ai lati vi sono lesene con capitelli ionici e festoni sorreggenti la trabeazione; tutto ciò si ripete per due livelli ed infine in cima emerge la cupoletta a pagoda del campanile.

    Edited by Isabel - 15/10/2014, 11:36
     
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  2. Isabel
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    Chiesa di San Giovanni Battista

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    La fondazione della Chiesa Matrice o di San Giovanni Battista è da attribuire al XVI secolo. Eretta all’interno del borgo medievale, precisamente nella immediata adiacenza della “Porta Falsa” e nelle vicinanze del Castello, il piazzale che la ospitava allora, per le sue caratteristiche fisiche naturali fungeva da spalto (largo Dante). Essa col corso dei secoli subì diversi ampliamenti, restauri e ricostruzioni, opere di modifiche che hanno trasformato completamente quelle che erano le strutture originarie, infatti oggi, non conserva nulla dell’impianto precedente, in quanto, ogni volta che si operava delle modifiche o dei restauri, l’obbiettivo principale era quello di ampliare al massimo lo spazio riservato ai fedeli, tralasciando il più delle volte opere di abbellimento. La prima versione fu un edificio di ridotte dimensioni, ad unica navata, con poca luce, si presentava un ambiente tetro ed angusto. Alla prima trasformazione, alla fine del secolo XVI o in quello seguente, la chiesa era a tre navate. Trovavano posto una serie di altari, costruiti da altrettante famiglie nobili del territorio gioiosano; oggi di essi non si conserva quasi nulla, perché alcuni furono demoliti ed altri restaurati. Il campanile che si affiancava alla chiesa, era di piccole dimensioni, eretto con i contributi del comune e possedeva tre campane. Nel 1762, un apostolo delle Calabrie, P. Matteo Lamanna, riuscì a convincere i gioiosani, che la chiesa non poteva rimanere nelle condizioni in cui si trovava, quindi bisognava dare a questo luogo sacro un aspetto migliore, degno della sua rappresentanza, mirando principalmente ad una ricostruzione nuova e non ad un restauro momentaneo. Il popolo gioiosano allettato dall’idea di possedere nel comune una nuova chiesa con caratteristiche architettoniche migliori, si impegnò ad assistere il Lamanna nella sua opera. Il sindaco B. Belcastro, con i primi denari derivanti dai contributi dei fedeli comprò alcune abitazioni che erano adiacenti alla chiesa esistente, in modo tale che la nuova costruzione potesse essere più ampia e regolare nella sua forma. La ricostruzione durò cinque anni; la chiesa così rifatta si presentava a tre navate, di pianta regolare, le dimensioni erano maggiori e lo stile decorativo si rispecchiava in quello propagato dalle maestranze serresi. Il nuovo edificio religioso, oltre dell’altare maggiore venne arricchito da nuovi altari, dati in dono da famiglie nobili, inoltre venne aggiunta una nuova cappella quella del Sacramento con un elegante altare marmoreo. Alla nuova costruzione si accostò un campanile di nuovo impianto, molto più alto e più grosso, recante alla parte centrale un grosso orologio; la parte superiore ospitava due nuove campane, ricavate dal metallo di quelle vecchie. Passarono solo dodici anni dopo detta ricostruzione, che un terribile terremoto, rese pericolante la parte superiore del campanile, quindi per una maggiore sicurezza si dovette demolire; la chiesa non subì molti danni, forse perché quattro giorni prima il tetto era stato oggetto di un restauro completo perché devastato da un forte temporale. Agli inizi del secolo XIX, l’Arciprete Pellicano per sopperire alla più crescente necessità di spazio, volle ingrandire ancora la chiesa, fece così aggiungere una quarta navata, la quinta navata fù aggiunta 48 anni dopo (1858), quindi la Chiesa dopo questo ultimo ampliamento assunse la forma che si presenta a noi oggi. Pianta a cinque navate, dove le ultime aggiunte non sono simmetriche e regolari e questa irregolarità è dovuta sicuramente al fatto che lo spazio circostante dell’Edificio, non permise di operare con regole precise, quindi si costruì pensando più alle esigenze del culto che ad una regolarità di spazio. Nel corso del nostro secolo si sono apportati alla chiesa, diversi restauri di consolidamento e di ristrutturazione che ovviamente hanno fatto scomparire sempre di più quelle caratteristiche architettoniche cui era soggetta. Oggi essa si presenta internamente squallida, priva di qualsiasi decorazione; le sue pareti sono lisce e bianche, colore derivante dall’intonaco. Per l’enorme area che occupa l’intero impianto e per lo spazio che sviluppa all’interno, essa è la seconda chiesa in ordine di grandezza della Diocesi (la prima è la Cattedrale di Gerace). La navata centrale è collegata alle navate con passaggi architravati divisi da quattro poderosi pilastri cruciformi, e termina con una grossa abside che ospita l’altare maggiore. L’altare maggiore, costruito in marmo con pezzi di riporto barocchi intarsiati, offre nella parte retrostante addossato alla parete dell’abside un grande crocifisso ligneo del 1700 a tutto tondo, di cui l’autore è ignoto. Le altre navate hanno dimensioni minori, sono delimitate da due pilastri con caratteristiche uguali ai precedenti e terminano con piccole cappelle che ospitano altari minor. La quinta navata ha un o sviluppo irregolare, in quanto la parete di confine della chiesa segue il profilo del terreno su cui sorge la chiesa. In essa si possono ammirare quattro altari minori, muniti rispettivamente di statue lignee ed uno di essi è dotato di un artistico paliotto marmoreo, decorato con lo stemma nobiliare della famiglia Linares; gli altari in origine erano sistemati in posti diversi. Il pavimento dell’intera chiesa, forse è l’elemento che ha subito l’ultimo restauro, infatti essa si presenta con grosse mattonelle di recente fabbricazione, costruite con un misto di cemento, sabbia e graniglia di marmo di colore bianco e nero. La navata centrale ha un’altezza maggiore delle altre, la sua copertura a falde è costruita in modo tradizionale, coppi di produzione locale, sorretti da travetti poggianti su capriate e poi controsoffittate; le altre navate, di altezza inferiore non presentano la copertura a falde, ma sono coperti da un solaio piano. All’esterno la facciata è molto scarna non esistono decorazioni in stucco e l’unico motivo decorativo è l’effetto provocato dai mattoni a vista. Si sviluppa su due piani, uno inferiore caratterizzato da sei colonne che poggiano su quattro grossi piedistalli, di cui quelli centrali sorreggono una coppia di colonne ed oltre a fare da cornice al portone centrale indicano suggestivamente l’ampiezza della navata centrale; gli altri due piedistalli sorreggono ciascuno una sola colonna ed anche in questo caso indicano la larghezza delle navate corrispondenti; la seconda e la terza; la quarta e la quinta rientrano per quasi due metri e danno l’impressione di non far parte della facciata; questi due corpi aggiunti non sono d’altra parte coerenti con le caratteristiche decorative della facciata; semplicemente intonacate. Le colonne ideologicamente sorreggono una trabeazione in cemento a vista, che corre per tutta la facciata, l’entrata secondarie delle navate seconda e terza non presentano nessun tipo di decorazione ma nella parte superiore si aprono due finestre che permettono alle navate di essere illuminate. Il piano superiore evidenzia la parte centrale, dove si ripetono le colonne accoppiate, con caratteristiche uguali alle sottostanti, ed anche in questo caso sono sormontate da una trabeazione in cemento a vista, frutto come quella sottostante di recenti restauri; superiormente un timpano triangolare, senza decorazioni corona l’edificio e due ali triangolari, ricordo delle mensole rovesce barocche che collegano la fronte della nave con le navatelle. In corrispondenza dell’entrata principale, al piano superiore, si trova una nicchia che ospita una statua; concludendo la Chiesa Matrice è sita in una posizione dominante, infatti, largo Dante e un piazzale dove si può godere una magnifica visuale su tutto il centro abitato di Gioiosa Jonica nonché una vasta area della vallata del Torbido ma poco aggiunge all’architettura della città ed è un esempio di restauri eseguiti senza una corretta analisi storica.

    Edited by Isabel - 15/10/2014, 11:28
     
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  3. Isabel
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    Chiesa dell'Addolorata

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    Si tratta di un edificio religioso considerato uno dei più belli della Diocesi di Gerace, si presenta in puro stile neoclassico. Il 14 settembre del 1881 fu posata la prima pietra per la realizzazione di questo edificio, e il 31 dicembre del 1889 la chiesa fu aperta al culto. Il 29 ottobre del 1897, secondo la tradizione, un avvenimento inspiegabile sconvolse il popolo della cittadina; la statua dell’Addolorata si mise a muovere gli occhi, fenomeno che durò per più di un ora, davanti agli increduli fedeli che erano accorsi nell’oratorio. Due mesi dopo questo avvenimento, si incominciò a parlare di migliorare in ogni sua parte la bellezza architettonica della Chiesa; fu scelto come decoratore il maestro Francesco Gangemi di Cittannova. Per dare più armonia al tempio religioso si costruì un pulpito, due nuove cappelle, si decorò la sagrestia e si rimise a nuovo la scala che porta all’orchestra. I lavori in marmo furono fatti dallo scultore Rosario Grasso di Palmi, che si impegnò con regolare contratto ad usare marmo di Carrara. Nel 1903 la chiesa fu munita di un pregevole organo moderno costruito dalla ditta Zanfretta da Verona, organo munito di due manuali, di sessantun tasti con 1200 canne e note. Al momento l’organo si presenta smontato in sua parte a causa di un completo restauro. La pianta, per la configurazione geometrica si può definire a croce latina infatti presenta una navata intersecata da un transetto non aggettante. La navata ha una larghezza di circa 6 metri ed una lunghezza fino all’arcosoglio di 17 metri circa, in essa prendono posto 2 grosse cappelle, quella di sinistra ospita sia l’altare che la statua dell’Addolorata, quella di destra un altro altare minore marmoreo, inoltre sempre a destra, vicino all’entrata principale è ricavata nello spessore del muro, una scaletta di cemento che conduce alla cantoria; nella parte iniziale della navata sorge un antiportale in legno, tutto decorato eseguito da un artigiano gioiosano.

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    Organo a canne

    Il corpo principale è diviso ideologicamente dal transetto da un arco poggiante su poderosi pilastri aggettanti dal profilo delle pareti della navata; questi pilastri si presentano con basamento in marmo, capitello di ordine composito e le decorazioni che si riscontrano su tutta la sua altezza si ripetono lungo tutto l’archivolto; il pilastro di destra sorregge il pulpito decorato con le stesse caratteristiche delle altre decorazioni. Le decorazioni che si notano in questa campata sono molto elaborate, e realizzate in maggior parte in stucco, e si ripetono anche nella volta a botte lunettata. All’incrocio con la navata si innalza una cupoletta con affreschi di un certo gusto artistico, ai lati del transetto sorgono due altari minori in marmo delimitati da lesene che ripetono le caratteristiche decorative di quelli situati nella navata. Nel braccio di destra troviamo una scaletta stretta e molto ripida in cemento che serve il pulpito; di fronte un’apertura permette l’uscita in una viuzza del centro abitato, nel braccio di sinistra si trova un’altra apertura in simmetria alla precedente, però in questo caso serve per dare accesso ad un ambiente aggiunto, che oltre a circondare l’abside ospita il campanile. All’esterno la facciata, pur costruita in età neoclassica, è caratterizzata da due coppie di semicolonne, poggiate su un basamento in blocchi di pietra, munite di capitelli rispecchianti l’ordine interno corinzio, sorreggono una trabeazione a più modanature che corre per tutta la facciata su di esso poggia un grosso timpano spezzato semi circolare dove al centro si può ammirare uno stemma.


    Altre chiese
    • Chiesa del Rosario - Edificio nuovo. La sua ricostruzione (nuova chiesa del Rosario), su area poco distante da quella precedente, realizzata tra il 1929 e il 1932 anno che fu aperto al culto il giorno 29 settembre. È dotata di abitazione per il Rettore, di Centro Sociale e di Asilo.
    • Chiesa dell'Annunziata - Sorge nell'omonima contrada, di fondazione basiliana tardo-medievale. già romitorio dei Basiliani. Non molto lontano dalla chiesa, e nella stessa contrada, in piena zona archeologica, sorgeva un tempo anche un Convento Basiliano omonimo, oggi non più esistente.
    • Chiesa di Sant'Antonio - L'omonima Chiesa è in località Prisdarello, a valle del monte S. Andrea, tra i culti esistenti è l'ultimo realizzato nel territorio, per dare la possibilità alla frazione di assistere agli appuntamenti religiosi. La struttura è di costruzione modesta.
    • Chiesa-Santuario di S. Maria delle Grazie - Anch'esso sorge nell'omonima contrada, in zona archeologica. Nel 1973 fu devastata da un fortuito incendio e sulle sue rovine la nuova costruzione della chiesa-santuario nel 1975. «Oratorio suburbano, fondato in età bizantina e rifatto in periodo rinascimentale, su sostrato edilizio di età classica, nella zona archeologica della presunta Mystia, sulla sponda sinistra del fiume Torbido; Madonna delle Grazie, scultura litica romanica arcaicizzante figurata a bassorilievo, opera di autore ignoto (prob. artiere provinciale), di tarda età medievale (sec. XV). Alla base della icona, iscrizione aecaica, obliterata da altra iscrizione sovrapposta di età recensione».
    • Chiesa di San Nicola di Bari - Sotto l'attuale titolo di S. Nicola di Bari fu eretto edificio di culto nel 1826. Sui ruderi della chiesa di S. Maria delle Grazie, crollato con il cataclisma sismico del 1783. La chiesa, danneggiata dal terremoto del 7 maggio 1928, fu restaurata fra il 1930 ed il 1934. Pregevole è il suo altare maggiore, marmoreo, a tarsie policrome, ricostruito con pezzi di riporto dell'altare dell'antica chiesa.
    • Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria - Edificio eretto nel '500 con titolarità della patrona della città, e a parrochia nel 1613, nel 1783 crollato con il terremoto, riedificato nel 1799 (a cura del Parroco D. Giuseppe Pellicano), danneggiato dal cataclisma sismico del 1908 e restaurato in belle forme nel 1930 (anno in cui venne riaperto al culto). Nuovamente danneggiato dai nubifragi nel 1951, venne riparato nel 1955. S. Caterina d'Alessandria: statua lignea scolpita a tutto tondo e a completa figura, opera di statuario partenopeo del XVIII secolo.
    • Chiesa di S. Maria del Soccorso - Situata in località Rubina (o collinetta del Pini) di fondazione cinquecentesca dei PP. Agostiniani, con vicino convento omonimo e annesso romitorio. Nel 1832 sia l'edificio chiesastico, sia quello conventuale, vennero adibiti ad uso cimitero comunale (chiamato cimitero vecchio).
    • Chiesa di S. Maria delle Grazie - Edificio di fondazione secentesca e crollato con il cataclisma sismico del 1783. Sulle sue rovine, venne costruita la chiesa di S. Nicola di Bari (attualmente sconsacrata), elevata a Parrocchia dal Vescovo Mons Pellicano con bolla 24 dicembre 1829.

    Chiese scomparse
    • Chiesa del Nome di Gesù - Oratorio fondato nel XVII secolo. Crollò per vetustà al principio del secolo scorso. Nel 1824, il locale su cui sorgeva venne ceduto al comune.
    • Chiesa del Rosario - Sorgeva nella parte bassa del paese, presso l'incrocio delle attuali strade per Martone e Marina di Gioiosa Jonica, cioè, poco distante dalla nuova chiesa omonima.Era officiata dai Francescani Minori Osservanti.
    • Chiesa dell'Immacolata - Oratorio prob. secentesco, di giuspatronato della nobile famiglia Paganica. Era dotato di un suo Beneficio che, dopo la scomparsa della chiesa, venne trasferito nella chiesa di San Rocco.
    • Chiesa della SS. Concezione e di S. Ilario - Fondata nel 1694.
    • Chiesa delle Anime del Purgatorio e di S. Raffaele Arcangelo - Era sita su una sponda del Gallizzi, nel 1795 a causa dell'alluvione venne distrutta dalla piena del fiume e fu subito dopo ricostruita.
    • Chiesa di S. Maria del Soccorso - Situata in località Rubina (o collinetta del Pini) di fondazione cinquecentesca dei PP. Agostiniani, con vicino convento omonimo e annesso romitorio. Nel 1832 sia l'edificio chiesastico, sia quello conventuale, vennero adibiti ad uso cimitero comunale (chiamato cimitero vecchio).
    • Chiesa di Maria SS. del Carmine - Antico oratorio.
    • Chiesa di S. Maria della Sanità - Fondato e dotato nel 1585, è un oratorio tardo-rinascimentale.
    • Chiesa di S. Maria della Pietà - Eretta nel XVI secolo, nel sito della fontana monumentale di piazza del plebiscito. Nel 1822 per disposizione del Vescovo Mons. Giuseppe Maria Pellicano l'edificio venne demolito, per far posto alla indicata fontana.
    • Chiesa di S. Basilio - Oratorio rurale, di fondazione basiliana, sito nella contrada omonima. Crollò a causa del terremoto del 1783.
    • Chiesa di S. Giovanni Decollato - Nel luglio del 1683, la cappella di S. Giovanni Battista Decollato nella chiesa omonima, in Gioiosa, è di giuspatronato della nobile famiglia De Ripulo.
    • Chiesa di S. Elisabetta - Oratorio di antica fondazione, sorto in contrada omonima, sulla sponda sinistra del Torbido
    • Chiesa di S. Maria di Gesù - Antico Oratorio.
    • Chiesa di S. Nicola da Tolentino - Antica fondazione, non si hanno notizie sulla sua ubicazione.
    • Chiesa dei SS. Pietro e Paolo - Fondata nel 1571, durante il Vescovado di Mons. Pasqua. Chiesa di fondazione rinascimentale, di notevole importanza. Sorge a fianco al Palazzo Amaduri e fiancheggia la chiesa di San Rocco. Attualmente si presenza in un totale abbandono.
    • Chiesa di S. Venera e S. Domenica - Oratorio rurale di antichissima fondazione, sorto in contrada omonima.
    • Chiesa di S. Maria delle Grazie - Edificio di fondazione secentesca e crollato con il cataclisma sismico del 1783. Sulle sue rovine, venne costruita la chiesa di S. Nicola di Bari (attualmente sconsacrata), elevata a Parrocchia dal Vescovo Mons Pellicano con bolla 24 dicembre 1829

    Edited by Isabel - 15/10/2014, 11:30
     
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