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Palmi

Provincia di Reggio Calabria

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  1. Isabel
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    Palmi

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    « Palmi ha il privilegio di trovarsi al centro di una grande espressione del Creato! Un fantasmagorico scenario naturale di indescrivibile bellezza circoscritto dell'immensità del mare dei Ciclopi e la maestosità del monte Sant'Elia. Vi è forse, ditemi, un luogo più bello sulla terra? »
    (Léon Palustre de Montifaut, De Paris à Sybaris, études artistiques et littéraires sur Rome et l'Italie méridionale, 1866-1867 - Parigi, Lemerre 1868)

    - Fonte -

    Palmi, Palmae in latino, Pàrmi in dialetto reggino) è un comune italiano di 18.740 abitanti della provincia di Reggio Calabria. È sede dell'omonimo circondario che comprende 33 comuni con una popolazione di circa 170.000 abitanti. Con le vicine spiagge della Marina di Palmi e del Lido di Palmi, la città è un importante stazione balneare anche grazie al suo paesaggio, che ha portato scrittori e poeti a definirla la "terrazza sullo Stretto". In funzione di ciò, gran parte del territorio palmese è vincolato poiché «per le sue incantevoli e varie vedute, per l'incomparabile bellezza panoramica incorniciata dal verde degli ulivi e per i suggestivi tratti di scogliere degradanti sul mare, costituisce un quadro naturale di particolare bellezza». Oltre ad essere il principale polo amministrativo, direzionale e scolastico del versante tirrenico della provincia, Palmi è anche un centro agricolo e commerciale nonché sede degli uffici di curia della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Da secoli la città è anche uno dei centri culturali della Calabria. nel campo letterario, musicale, storico e archeologico. Ha dato i natali, tra l'altro, al compositore Francesco Cilea ed al letterato Leonida Repaci ed ospita il complesso museale della Casa della Cultura ed il Parco Archeologico dei Tauriani, sulle rovine dell'antica città bruzia di Tauriana. In quest'ultima visse san Fantino, santo più antico della Calabria e la cripta, che contenne le sue spoglie, è attualmente il luogo di culto cattolico più antico della regione. Inoltre a Palmi vengono celebrate due festività di rilevanza nazionale. I due eventi sono la festa di San Rocco, con il "corteo degli spinati", e la Varia di Palmi, per la quale è stato avviato il procedimento di riconoscimento da parte dell'UNESCO come "patrimonio immateriale dell'umanità".

    Territorio

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    Baia della Tonnara di Palmi con, sullo sfondo, il pianoro di Palmi ed il monte Sant'Elia

    « Devo considerare Palmi come posta in una situazione così particolare da essere difficilmente concepita dall'immaginazione umana, in quanto è al di là della possibilità di un disegno »
    (Keppel Richard Craven, A tour through the southern provinces of the kingdom of Naples, 1821)


    Palmi, che si affaccia sul Mar Tirreno, è situata a ridosso delle pendici del Monte Sant'Elia, su di un terrazzamento che sovrasta un tratto di Costa Viola. Confina con il comune di Seminara e con il comune di Gioia Tauro. Gran parte del territorio comunale, è formato da una serie di terrazzamenti collinari che si sviluppano a picco sul mare tramite un sistema di piccole spiagge e scogliere. Su di un terrazzamento a quota 224 metri s.l.m. vi è il centro storico con la casa comunale, mentre in un altro terrazzamento posto più a nord, ed avente altezza s.l.m di circa 100 metri, è ubicata la frazione di Taureana (con il vicino Parco archeologico nel luogo dove sorgeva l'antica "Taurianum"). La restante parte della superficie comunale è costituita, a sud, dal Monte Sant'Elia (579 metri s.l.m.) e, a nord-ovest, da territorio pianeggiante su cui sorgono i centri balneari costituenti il Lido di Palmi (Tonnara, Pietrenere, Scinà). Il corso d'acqua principale è il fiume Petrace, che segna il confine nord-est del territorio comunale dalla località Pontevecchio fino alla sua foce sul Mar Tirreno. La sua portata media è di circa 8 metri cubi al secondo. La punta più ad ovest è denominata Capo Barbi mentre lungo le spiagge di Palmi sorgono alcune scogliere aventi superficie tale da rientrare nella cartografia IGM, quali lo soglio di Trachini, lo scoglio dell'Isola e gli scogli Agliastro. Tra questi ultimi vi è il celebre Scoglio dell'Ulivo. Una parte territorio comunale rientra anche nell'elenco delle Zone di Protezione Speciale e dei Siti di Interesse Comunitario della Regione Calabria.

    Le origini del nome


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    Vista del rione Cittadella dal
    sentiero del Tracciolino con,
    sullo sfondo, il Mar Tirreno

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    Tramonto

    Circa le origini del nome dato a Palmi, è costante la tradizione nei secoli susseguiti alla fondazione di questa città, che l'abbia assunto a causa delle molte palme che sorgevano nel suo territorio; tant'è che con l'indicazione De Palmis, Ruggiero I conte di Calabria specifica che la chiesa di San Georgium che cum pertinentiis et terris suis questi concedeva, nel 1085, alla Chiesa di Santa Maria e dei XII apostoli di Bagnara Calabra (Giuseppe Pasquale Cirillo, Difesa storica del Diploma onde Ruggiero I, conte di Sicilia e di Calabria nell'anno 1085, fondò la Chiesa di Santa Maria e dei XII Apostoli di Bagnara, Napoli 1754); e dominus Palmae viene detta dal barone Iacobus De Roto di Seminara nei registri angioini dei baroni di Calabria, nel 1333 (Vito Capialbi, Memorie per servire alla storia della santa chiesa militese, Napoli, 1835, cronologia dei vescovi pag. 19, annotaz. 3). Mentre nei tempi ulteriori, gli antichi notari si sono sempre serviti dell'espressione Civitas Palmarum per indicare Palmi: la quale nel secolo XVI, da Gabriele Barrio (De Antiquitate et situ Calabriae, Romae, 1571, Hb. II cap. XVIII) venne chiamata Parma, e da Fra Lando Alberti (Descrizione di tutta Italia, Venezia 1596, v. Calabria, pag. 201) viene nominata come Palma. Carlopoli venne pure denominata da poco oltre la metà, fino al finire del secolo suddetto. Solamente nella numerazione del 1669, si incomincia a trovare scritta Palmi (Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico del regno di Napoli, Napoli 1797, v. Palma), ma col cominciare del secolo XVIII, veniva detta ordinariamente Palme (Thomae Aceti, Annotationes de antiquitate et situ Colabriae, Roma, 1737 Hb. II, cap. XVIII) nome che prevalse sempre (Ferdinando De Luca e Raffaele Mastriani, Dizionario corografico del Regno di Napoli, Nap. 1858, v. Palme), fino al nuovo assetto del regno di Casa Savoia (1860), in cui si stabilì definitivamente il nome Palmi.

    Storia - Età del Bronzo

    « Colà, fra gelsi, gli olivi, ed altri alberi fruttiferi, e hortaglie divien vaga Palmi, con la piazza in quadro perfetto, colma di botteghe, col Teatro per le Comedie »
    (abate Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, 1693)


    PDRo4lS
    Rinvenimento dei resti di
    capanne, dell'età del bronzo,
    all'interno del Parco
    Archeologico dei Tauriani

    Il territorio comunale fu abitato fin dall'Età del bronzo, come testimoniato dai rinvenimenti ottenuti negli scavi condotti, dal 1991, nella Grotta della Pietrosa. Difatti i reperti rinvenuti sono ceramiche, principalmente della fase tarda dell'età del Bronzo, che provano di come la zona fosse abitata in quel periodo. Altri invece sono interpretabili come importazioni dell'area egea. Ciò porta a pensare che le coste tirreniche calabresi rientrassero nelle rotte del commercio miceneo. Sempre dell'età del Bronzo sono databili anche i resti delle capanne di un villaggio, attivo per circa mille anni, e localizzati nell'attuale Parco Archeologico dei Tauriani.





    Tauriana


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    Una strada romana che
    collegava Tauriana con la
    via Popilia

    In epoca antica, nella zona sorgeva un'antica città chiamata Tauriana, che costituiva l'estremo nord della chora di Rhegion. Sulla fondazione della città, alcune leggende narrano di una possibile colonizzazione achea dell'area. La città è segnalata in atti ufficiali di età successiva, quando Tito Livio asserisce che nel 212 a.C., in occasione della guerra annibalica, «in Bruttiis» vi fu il passaggio dei Taureani, unitamente ai Cosentini, «sotto la protezione di Roma». Anche Catone narra dell'esistenza dei Tauriani, dando un'indicazione della zona in cui vi era il loro territorio. Il confine con quello di Rhegion era dato dal fiume "Pecoli". Secondo alcuni archeologi, questo passo catoniano darebbe una base storica alla leggenda sui legami di Tauriana con gli achei. Di una «città dei Tauriani» scrivono Pomponio Mela e Plinio il Vecchio nel I secolo d.C.. Quest'ultimo la definisce come "Tauroentum oppidum". L'Anonimo Ravennate cita, per l'età tardo antica, Tauriana tra le città collocate «vicino lo stretto che divide la Sicilia e l'Italia». Anche la Tavola Peutingeriana, nel segmento VI, riporta l'esistenza della città di Tauriana in età imperiale. Attorno al III-IV secolo la città divenne sede vescovile. In età bizantina, all'interno del Thema di Calabria, Tauriana ricadeva nell'area della "Turma delle Saline". Negli anni intorno al 590, Tauriana fu preda di scorrerie longobarde provenienti dal ducato di Benevento e nei secoli successivi si verificarono scorrerie saracene. Tra il VII secolo e l'VIII secolo, Tauriana risultò già gravemente danneggiata o dai saraceni d'Africa o dai longobardi. Oltre questo, sono le poche le notizie che ci sono pervenute sulla vita della città. Quel poco che sappiamo è dovuto al bios della vita di san Fantino il Vecchio, scritto nell'VIII secolo da Pietro, vescovo della Diocesi di Tauriana.

    Il resto del territorio in età antica

    Nella zona di Tauriana, tra l'altro, vi era più a sud un luogo frequentato e molto noto fin dal primo secolo dell'era cristiana, anch'esso citato da Plinio il Vecchio, che lo chiama con il nome di Portus Orestis (Porto Oreste). Gabriele Barrio lo riconobbe nella zona di Rovaglioso, però non vi furono ruderi ne altro che potessero attestare l'esistenza di una città in tempi remoti. Pertanto, nei primi secoli dell'era cristiana, non dovette esistere che qualche villaggio il quale, forse transitoriamente tra il V secolo ed il VI secolo, godette di una residenza vescovile. Difatti vi sono storiografi che affermano che la città di Porto Oreste fosse un'antichissima sede vescovile. In un periodo compreso tra il VI secolo e l'VIII secolo, quando numerosi monaci bizantini scelsero la Calabria in conseguenza delle persecuzioni iconoclaste proclamate da papa Leone III e dall'occupazione della Sicilia da parte dei saraceni, venne realizzato nell'attuale contrada Pignarelle, un insediamento rupestre di impronta monastica bizantina. Le grotte furono costruite dagli stessi monaci scavando nell'arenaria e sono rappresentate da alcune cavità, delle quali quella situata al centro di tutto il complesso è denominata "basilica". Altre notizie riguardano il monte Sant'Elia, allora chiamato Salinas. Difatti, già da prima del X secolo, la montagna era rinomata per l'esistenza di alcuni conventi di monaci basiliani. Uno di questi venne fondato, nell'anno 884, da Elia di Enna e le cronache riportano che nella chiesa del monastero vi venne sepolto in seguito anche san Filarete, che passò nel convento gran parte della sua vita.

    Le origini di Palmi

    Prima della metà del X secolo Palmi non esisteva, ma è da ritenersi che solamente poche case coloniche dei vicini taurianensi si dovessero trovare sparse per l'allora contrada De Palmis, così chiamata a causa delle numerose palme che ivi crescevano spontaneamente. Non è da escludere però che già in precedenza Palmi potesse esistere in quanto, nel VI secolo, Cassiodoro in una lettera indirizzata ad Anastasio (cancellaro della Bruzia e della Lucania), elogiò un vino detto "Palmaziano" ed argomentò che questo nome dovesse derivare da quello di un territorio anche se, successivamente, i glossatori ritennero che fosse riferito non ad un territorio ma alla sua eccellente superiorità.

    La distruzione di Tauriana e la nascita di Palmi

    Nel 951 l'emiro di Palermo Abū l-Qāsim al-Hasan, per il mancato tributo dovutogli dai bizantini a cui apparteneva la parte estrema dell'Italia meridionale, spedì agguerrite milizie decise ad occupare la Calabria. Chiesto aiuto al califfo d'Africa, questi mandò prontamente Farag Mohadded con un esercito di agareni ed una numerosa armata. Pertanto espugnata Reggio Calabria, l'esercito percorse tutto il versante meridionale della Calabria apportando ovunque devastazioni, saccheggi ed eccidi. I taurianensi intanto, saputo della venuta dei saraceni, pensarono di salvarsi altrove poiché nella loro città non potevano apprestarsi ad una valida difesa essendo la stessa sguarnita di mura, scarsa di popolazione ed in gran parte ancora rovinata dalle precedenti incursioni. Per questo furono costretti a rifugiarsi nei più vicini castelli e forti ed abbandonare la nativa Tauriana. La quale fu, infatti, assalita da una turba di agareni, mori e cartaginesi che, non trovando abbondante bottino, la distrussero interamente devastando tutto il territorio circostante. La parte più eletta dei cittadini con il clero ed il vescovo, trovarono riparo in Seminario mentre la restante parte dei taurianensi, non potendo trovare riparo in essa, trovarono scampo in Mamertium Oppidum, Calatrum e Quinquefrondium mentre altri, sulle rovine di Sappominulim, cominciarono ad edificare le città di Terranova, San Martino e Pedavoli. La parte dei taurianensi dedita ai traffici ed alle arti marinaresche invece, trovandosi a disagio nei paesi interni, prescelse a stabile dimora il luogo eminente della parte alta della costiera, tra il monte Aulinas ed il fiume Metaurus, cioè sulle alture di Portus Orestis (Rovaglioso) nella contrada De Palmis. Per tradizione, il villaggio che vi edificarono, si suppone che corrisponda all'odierno rione Cittadella.

    Dal X secolo al XV secolo


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    Ruggero I
    In quei secoli Seminara era rimasta la sola città a sorgere non lontano dal mare, pertanto cominciò ad esercitare la sua giurisdizione su vaste e spopolate contrade, tra le quali quelle che andavano formandosi nel territorio dell'antica Tauriana; perciò il villaggio De Palmis dipese da essa. Ruggero I di Sicilia, divenuto nel 1081 conte di Calabria, dispose fin dallo stesso anno la fondazione a Bagnara Calabra della "Chiesa di Santa Maria e dei XII apostoli", alla quale donò fondi appartenenti alla distrutta Tauriana oltre alle chiese di "San Michele di Vitica" (S. Michaelem de Bitica cum terris et pertinentiis suis) e di "San Giorgio di Palmi" (San Georgium che cum pertinentiis et terris suis). Sempre nel 1081, Ruggiero I, istituì il vescovado di Mileto trasferendovi quello della distrutta Vibona e, nell'anno 1086, le aggiunse il territorio della distrutta ed abbandonata diocesi di Tauriana, essendone rimasta vuota la sede. I monaci basiliani, in quel periodo, ricostruirono le abbazie di Sant'Elia lo Juniore sul monte Aulinas e di San Fantino vicino all'antica Tauriana, tant'è che Ruggero II di Sicilia le sottopose, nel 1134, all'archimandrita del cenobio del Salvatore di Messina. Nell'anno 1169, un terribile terremoto cagionò immense rovine ed un gran numero di morti in Calabria, ma non quanti ne provocò quello del 1184. Anche il 5 aprile del 1230 seguì un gran terremoto che distrusse in parte Reggio Calabria e tutte le terre vicine ad essa.

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    Ferdinando II
    di Aragona
    Dai primi tempi della dominazione normanna, fino al principio del XIII secolo, non vi sono altre notizie pervenute sulla città ma solamente notizie sulle vicende che accompagnarono i due suddetti conventi (controversie tra proprietari e pretendenti feudatari, principi o prelati). Si presume però che, come il villaggio di Palma o Palme prese incremento, ciò ebbe a destare l'ambizione su di essa dei feudatari dei castelli o delle terre vicine; per questo al tempo della dominazione angioina, la città cominciò ad essere soggetta a qualche feudatario. Già nel 1333, nella lista dei baroni di Calabria, figurò un certo Jacobus De Roto di Seminara come utile signore della città. Pare che, tale De Roto, non solo esercitasse il dominio di utile signore ma che avesse, dal governo angioino, l'incarico di stare con gente armata in guardia per le costiere da eventuali approdi nemici. Da tale atto, fino alla fine del XV secolo, nessun altro fatto importante accaduto nel villaggio di Palmi è venuto a conoscenza nonostante la Calabria fosse stata, in quel lungo periodo, teatro di molti avvenimenti notevoli. Pertanto Palmi ("Parma Oppidum"), che verso la fine del XV secolo era un comunque villaggio piuttosto notevole, seguì certamente le sorti di Seminara, di cui era casale con Sant'Anna, Strangi (quartiere popolare di Seminara), Sant'Opolo (odierna Barritteri) e Pesolo. Si rifugiò a Palma, nel 1495, il re Ferdinando II di Aragona dopo aver subito una sconfitta a Seminara contro le truppe del generale Robert Stuart d'Aubigny, in quanto lo stesso re per opporsi al tentativo francese di annessione del Regno di Napoli, organizzò una guerra contro le suddette truppe inviando nel 1494, Gonzalo Fernández de Córdoba nominato Gran Capitano, che si era distinto in precedenza nella presa di Granada. Sempre nel 1495 Carlo Spinelli, altre volte detto Jacopo, divenne conte della città di Seminara e quindi feudatario anche di Palmae.


    XVI secolo - L'ascesa di Palmi

    Molto incremento e maggiore importanza andò prendendo, agli inizi del secolo, la terra di Parma o Palme la quale, soggetta ancora a Seminara, aveva già attirato tutti i traffici che si esercitavano lungo la riviera da Scyllaeum e Vagnara a Nicotra, servendosi principalmente della Marina di Pietrenere. I suoi terrazzani, quasi tutti marinai, con le loro feluche tenevano i commerci che arrivarono fino a Napoli ed in pochi anni i suoi territori, fertili di ogni prodotto, giunsero ad esportare in notevole abbondanza olio, vino, cereali, seta ed in minor quantità lana, pelli, cera, miele ed altri prodotti. Lo sviluppo del commercio e delle industrie permise alla popolazione di godere di un periodo di benessere e di ricchezza. Per questo dai monti e paesi vicini immigrarono a Palme molte persone, e la terra di Seminara pertanto, nel periodo di Carlo Spinelli, contava sia una ricca e popolosa città (Seminara era la città più importante della provincia dopo Reggio Calabria) sia la città più trafficante e più importante del litorale. Nel 1509 Palmi, come tutta quanta la Calabria, fu colpita da violenti terremoti, tant'è che le cronache riportano che la città di Reggio Calabria andò totalmente distrutta. In quegli anni il benessere delle coste calabresi attirò spesso i pirati turchi e algerini che, fin dall’inizio del XVI secolo, invasero e saccheggiarono le terre del versante occidentale della Calabria. I pirati arrivavano nottetempo fin sotto il Monte Sant'Elia e si nascondevano negli anfratti rocciosi restando in attesa, fino alle prime luci dell’alba, per attaccare i navigatori depredandoli e uccidendoli. Nonostante ciò il traffico non diminuì, ma si svolse per mezzo di piccole barche, sempre di giorno, e dopo aver cautamente esplorato le coste.

    Il miracolo di Palmi

    In quegli anni a Palmi era celebre un'immagine di Maria Santissima del Soccorso "delli cui miracoli fu scritto un libro intiero". In funzione di ciò, il 1533 è l'anno in cui accadde un evento storicamente definito come "il miracolo di Palmi". In quell'anno infatti, come di consuetudine, in occasione della festa palmese della Madonna del Soccorso, dai centri vicini furono portate le statue ed immagini sacre più venerate e miracolose. Dal vicino centro di Terranova Sappo Minulio, ove viene a tutt'oggi venerata un'immagine nera del Santissimo Crocifisso, decisero di partecipare alla festa portando quest'ultimo in processione da Terranova fino alla città costiera. Le cronache di allora riportarono che, il 20 luglio 1533, il Crocifisso posto davanti all'immagine della Madonna del Soccorso, cominciò a sudare sangue dal costato. Tale miracolo venne confermato con atto pubblico, redatto e registrato, presso la Curia Arcivescovile di Reggio con atto del notaio Antonino Oliva di Seminara. Giovanni Fiore da Cropani, confermò l'evento nella sua pubblicazione "Della Calabria illustrata".

    La distruzione e riedificazione

    Nel 1549 avvenne la distruzione di Palma, ad opera del corsaro turco Dragut Rais. Il romitorio di basiliani dedicato a sant'Elia profeta, che sorgeva sopra il monte Salinas, fu l'unica chiesa che, scampò alle rovine delle incursioni saracene.

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    Torre di Pietrenere
    A seguito di tale devastazione, il duca di Seminara Carlo II Spinelli, che era diventato feudatario nel 1555 alla morte del padre Pietro Antonio, decise di riedificare la terra di Palma e di fortificarla costituendole, con Gioja, l'emporio di ogni commercio. La città, ricostruita nello stesso luogo ove era ubicata prima della devastazione di Dragut, assunse una forma rettangolare e fu circondata da mura (ben alte) ai cui estremi sorsero quattro imponenti torri anch'esse quadrate e attaccate alle mura di cinta. Risale anche a questo periodo la costruzione delle due torri di guardia costiera. Di esse, una fu detta "Torre di San Francesco" ed era ubicata in località ancora oggi detta appunto "Torre"; l'altra, costruita presso la Chiesa di San Fantino, fu detta "Torre di Pietrenere" dal nome della marina sottostante. La data impressa sulla Torre di Pietrenere (1565), è da ritenersi quale data probabile della riedificazione di Palma, ad opera del duca Spinelli, e dell'istituzione del fedecommesso per il suo casato. A seguito della ricostruzione fortificata dalla città, lo Spinelli coniò una medaglia commemorativa dell'evento. Questa medaglia rappresenta la più antica iconografia di Palmi. Inoltre i cittadini chiamarono la città fortificata con il nome di "Carlopoli", in segno di riconoscenza per il feudatario. Pertanto, dal 1567, sono evidenziabili, nella toponomastica cittadina, il termine oppidum (cioè "fortificata") ed il nome di "Palma nunc Carlopolis". Quest'ultimo termine fa pensare che la nuova città fortificata di Carlopoli sorse accanto al vecchio centro abitato di Palma.

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    La medaglia di fondazione di
    Carlopoli. Nel recto il profilo
    di Carlo Spinelli, nel verso il
    rilievo della città in prospettiva
    Negli anni seguenti gli abitanti della città, stimati in 508 famiglie, erano già tornati alla vita ordinaria, tanto che avvenne l'immigrazione di popolazione dai due centri vicini di Seminara e Gioja. Anche dopo la fortificazione della città continuarono le scorrerie dei turchi sulla costa palmese. In una di queste, sbarcando nuovamente i pirati alla Marina di Palmi, i corsari si accamparono in gran numero per il gran caldo presso la Fontana dell'acqua degli ulivi. Disarmati, furono assaltati dai cittadini di Palma che, con molto impeto, ne uccisero un gran numero e quei pochi che trovarono salvezza ripresero di nuovo la strada del mare. Il loro capo cadde al suolo ferito ed i cittadini lo raggiunsero e lo uccisero sdraiato su di una pietra. Troncatogli il capo, lo portarono in trionfo nel paese sulla punta di un'asta. Fino al XIX secolo era ancora visibile la pietra su cui venne ucciso, che fu chiamata la "pietra del drago" (abbreviazione di Dragut). Difatti i cittadini di Palma, nell'uccidere il capo di quella tornata di pirati turchi, credettero di aver ucciso il famoso e feroce Dragut Rais. Alla morte del duca Carlo II, nel 1572, succedette nella eredità del ducato di Seminara il primogenito Scipione Spinelli.

    La donazione del Sacro Capello

    Nel giugno del 1575 scoppiò a Messina un'epidemia di peste che durò circa trent'anni anni, procurando la morte di oltre 40.000 persone. Il morbo fu portato da levante dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ed in breve tempo si propagò anche a Reggio Calabria e nelle altre coste della Calabria, tra cui Palma (anche se in modo minore). I cittadini di Palma accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti tramite generi di vitto e olio. Superata la calamità la città di Messina, in segno di riconoscenza verso la cittadina calabrese, con delibera del Senato cittadino volle donare alle autorità ecclesiali di Palma, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana nell'anno 42 unitamente ad una lettera di benedizione e di protezione da parte della madre di Cristo. Nel 1582, accompagnata durante la traversata da una moltitudine di imbarcazioni palmesi "vestite a festa", la barca di Giuseppe Tigano portò da Messina alla Marina di Palma un reliquiario contenente il Sacro Capello. Da quel momento, anche nel popolo palmese, cominciò la venerazione verso la Madonna appellata col titolo "della Sacra Lettera". In suo onore furono innalzate cappelle ed altari e, nella ricorrenza dell'assunzione, vennero tributate solenni processioni con grandi festeggiamenti, alla cui spesa concorreva tutto il popolo pagando un balzello imposto dal Comune sull'acquisto della carne. Inoltre, sul modello di Messina, si realizzò un enorme carro votivo rappresentante l'Assunzione di Maria. Tale carro fu introdotto da un certo "Mastro Jacopo".

    Il riscatto dal dominio feudale

    Nel 1572, alla morte del duca Carlo Spinelli, succedette alla guida del ducato di Seminara suo figlio Scipione I il quale, a causa di numerosi debiti, dovette vendere nel 1578 l'intero feudo (formato dalla terra di Seminara con i casali di Palmi e Sant'Anna) al Principe di Scilla e duca di Bagnara Calabra don Fabrizio Ruffo per 100.000 ducati. Appena venuti a conoscenza del fatto, gli abitanti dei tre centri s'indignarono dell'accaduto svolto a loro insaputa (reputando di essendo stati trattati come abbietti vassalli) e, contrari al passaggio ad un ulteriore feudatario noto per le sue prepotenze, si riunirono in parlamento presso la chiesa di San Marco a Seminara. In tale parlamento i più facoltosi offrirono "una tantum" fino al raggiungimento della cifra di 100.000 ducati (l'universitas di Seminara e Sant'Anna per 75.000 ducati e l'universitas di Palmi per 25.000 ducati). Pertanto Seminara ed i suoi casali "proclamando" al Demanio regio, chiesero la protezione e la ottennero ed il prezzo pagato fu depositato presso i pubblici banchieri Calamazza e Pontecorbi "per servire al pagamento dei debiti del duca Scipione Spinelli". Seminara ed i suoi casali, sottrattisi al dominio feudale e ritornati sotto il Demanio regio, vennero retti da un governatore di regia nomina. Particolarmente importante fu la visita a Palmi di Mons. Marcantonio Del Tufo, vescovo della Diocesi di Mileto, nel 1586, in quanto ebbe modo di elencare tutte gli edifici di culto e le congreghe presenti in quel momento storico in città. Tra le congreghe vi erano quella dedicate al "Santissimo Salvatore" ed a "San Rocco". Nel 1595, la popolazione di Palmi contava 617 famiglie.


    XVII secolo

    Il 3 febbraio 1624 in Calabria vi fu un violento terremoto, che si ripeté nell'aprile del 1626.

    L'indipendenza da Seminara

    Verso l'inizio del XVII secolo, si notò nel casale di Palmi un ulteriore aumento cospicuo delle industrie e dei commerci; il benessere che si godeva nel paese aveva inoltre attirato molta gente che dai paesi vicini veniva a stabilirsi a Palmi. La terra di Seminara, che mal sopportava l'incremento del suo casale, cercò con ogni mezzo di ostacolarne lo sviluppo e continuò la vendita dei beni feudali degli Spinelli avuti con il passaggio al Demanio regio. Nel 1592, per tale compera, nella liquidazione fatta dalla Regia Camera della Sommaria circa i debiti che la terra di Seminara aveva per causa del demanio (90.250 ducati), l'universitas di Palmi fu posta espressamente in collazione per il pagamento e dovette assegnare le sue gabelle, le quali venivano affittate ogni anno per 3.478 ducati. Tali gabelle furono impiegate per un periodo di 36 anni (dal 1592 al 1628) quando essendosi formato lo "Stato di Palme" dal reggente Tappia, rapportandosi le rendite di dette gabelle, ascese a 3.630 ducati, si disse che in quell'anno erano state restituite alla universitas, che prima stavano assegnate per l'estinzione del debito del demanio. Ed inoltre, avendo i cittadini corrisposto ducati 20.000 in supplemento del prezzo del demanio, quelli non furono solamente corrisposti da cittadini di Seminara, come l'universitas ha assunto, ma da duecento cittadini tanto di Seminara che dei casali, come fu dichiarato dai loro Procuratori nel 1578 in Regia Camera della Sommaria. Per questo, gli abitanti di Palme, tennero parlamento nel 1632 e decisero di domandare la separazione da Seminara con il risarcimento dei danni e degli interessi subiti per i beni feudatali venduti, nonché di passare alle dipendenze principe di Cariati. La reazione di Seminara fu dura, perché oltre a perdere la supremazia e la giurisdizione sul territorio di Palme, tale scelta avrebbe creato un danno economico. La decisione del popolo di Palme rimase ferma e, per troncare la controversia, Seminara cedette nel 1634 con pubblico istrumento la sua giurisdizione alla Regia Corte, cioè in beneficio del serenissimo re Filippo IV di Spagna con molte riserve e condizioni. I corpi giurisdizionali che Palme si riserbò di sua appartenenza, e che le furono concessi da Filippo IV (definitivamente nell'anno 1636), furono quelli di baglivo, dogana e caiapania.

    L'avvento del marchese Andrea Concublet

    Dopo molte vicissitudini della città, ed avendo il Regio erario difficoltà economiche, nel 1636 la terra di Palme fu venduta dalla Regia Corte, per 28.000 ducati, al marchese di Arena Andrea Concublet. Il feudatario, invece di esercitare il diritto di "utile signore", incrementò il commercio e le industrie e per questo la città divenne una delle migliori terre della provincia. Verso la fine di gennaio del 1638, avvennero alcuni terremoti di minore forza rispetto a quello del 27 marzo dello stesso anno, che ridusse in rovine la Calabria. Tali scosse durarono fino a giugno rovinando 180 città con 19.000 morti. L'anno seguente seguirono altri terremoti, ma più leggeri, fino ad avere un altro terremoto violento il 19 giugno 1640. Palmi (oppidum Palmarum), fino ad oltre la metà del secolo XVII, era ancora circondata di mura; ed il marchese di Arena Andrea Concublet teneva le torri munite con alcuni cannoni. Tali mura avevano tre porte principali: una sita nella parte mediana delle mura, dal lato di ponente (e denominata "Portello"); le altre due si aprivano dal lato di levante e corrispondevano alle vie che portavano fino all'ottocento i nomi di via del Soccorso e via Nuova. Dal lato di settentrione si apriva una piccola porta, alla quale si dava il nome di "Croce dei monaci" essendo accostata alla parte posteriore e laterale della chiesa del Crocifisso. Fuori le mura vi era la chiesa del Carmine mentre, internamente alle mura di cinta, vi era la chiesa della Madonna del Soccorso. Discosta dalle mura, e precisamente nel luogo della attuale piazza Giovanni Amendola, vi era la chiesa di San Nicola dedicata al patrono della diocesi di Mileto: il quale, con l'istituirsi di questa parrocchia, che fu la prima, venne assunto anche a patrono della città. In tale epoca la terra castellata di Palmi continuò ad aumentare di popolazione: pertanto, trovandosi in uno spazio troppo angusto, una parte di essa fu costretta a edificare le proprie abitazioni al di fuori delle mura; e fu lateralmente alle due porte di levante, e nei luoghi vicini ad esse, che l'abitato prese a estendersi. Per questo, sotto l'assenso di Andrea Concublet, questa parte delle mura di cinta fu diroccata, e da qui la città si estese notevolmente; tanto che in breve tempo, si formarono i seguenti rioni: "Lo Salvatore" (così chiamato perché da molti anni vi era la chiesa Jesu Christi Salvatoris nella quale esisteva la cappella della Madonna del SS. Rosario), "La Murarella" (o più comunemente "Li Canali" a causa delle fonti che vi erano) e "San Nicola". Il rione "Lo Salvatore" era contiguo alle mura; in seguito Palmi, essendo diventata molto estesa, portò la parte di essa chiusa dentro le mura, e detta "Carlopoli" oppure "Cittadella", ad essere considerata come uno dei rioni di questa terra ormai ritenuta una città. Al detto quartiere Lo Salvatore facevano continuazione, dal lato di levante, gli altri due rioni suddetti: i quali stavano disgiunti tra loro da un esteso giardino, di proprietà della famiglia Spinelli. In questo periodo vi furono delle controversie tra il marchese Andrea Concublet e Scipione II, principe di Cariati e duca di Seminara, a causa dei confini non determinati tra il territorio di Palmi e quello Seminara. La popolazione di Palme, per difendere il marchese a cui era devota, difese il proprio territorio "con l'arme in mano, e più di una volta con sangue e strage".

    Lo sviluppo commerciale

    All'epidemia di peste, che avvenne del 1656, seguirono anni di carestia ed in ogni luogo venne fatta incetta di cereali e altri generi alimentari a prezzi elevati e, per questo, andò crescendo l'importanza economica di Palme, dato che il marchese di Arena aveva costruito grandi magazzini di deposito e di rivendita di grano, cereali ed altri prodotti. Con il mercato, che si teneva tutti i lunedì, giovedì e venerdì, venivano richiamati un gran numero di forestieri. Man mano il mercato diventò giornaliero, commerciando non solo grano ma anche altre mercanzie, però il commercio avveniva solamente tra palmesi e forestieri e non tra forestieri stessi, in quanto tali scambi avrebbero costituito una "fiera ossia mercato", cioè un privilegio che toccava alla sola Seminara, avendolo ottenuto nel 1420 dalla regina Giovanna II di Napoli. Andrea Concublet istituì, nel 1662, pure in Palme l'uso della "fiera ossia mercato", cercando di avvilire le industrie di Seminara e creando concorrenza sui prezzi e derrate. I mercanti che venivano a vendere grani, erano di Monteleone, Nicotera, Mileto, Pizzo e Rosarno e per arrivare dovevano percorrere la strada che conduceva al passo del Petrace (zona "Ponte vecchio" da cui poi la strada si biforcava per Seminara o per Palme) ed in quel luogo, il marchese di Arena, li faceva attendere da gente incaricata di offrire prezzi vantaggiosi ai mercanti, in modo che questi ultimi venissero a Palme anziché a Seminara. In tal modo la città divenne l'emporio di tutta la parte occidentale della Calabria Ulteriore e, per questo, il marchese introdusse la franchigia del mercato ogni giorno. Gli affari con l'estero erano dati da grosse spedizioni di olii, vini e seterie che partivano da Pietrenere per mezzo di feluche. In conseguenza di questi avvenimenti la città di Seminara, avendo il proprio mercato in stato d'abbandono, ricorse al governo vicereale contro il feudatario Concublet accusandolo dell'usurpazione della "fiera ossia mercato". Il 3 gennaio 1664, l'universitas di Palme tenne un parlamento e costituì Bruno Lupari quale suo procuratore. Gli arbitri della contesa furono don Fabrizio Ruffo, priore di Bagnara Calabra, e don Giovan Battista Caracciolo. Questi ultimi stabilirono, il 13 aprile 1668, che la "fiera ossia mercato" non competesse alla città costiera. Tale decisione comportò l'ordinanza di divieto del viceré Pietro Antonio d'Aragona. In dissenso da tale ordinanza, anche se la fiera tra forestieri era apparentemente soppressa, i cittadini di Palme si presentavano dai forestieri a fare acquisti per conto di altri forestieri aggirando pertanto il divieto. In quegli anni, e precisamente nel 1667, si ha notizia dell'esistenza a Palme di una struttura ospedaliera. Difatti vi era un "Ospitio Ecc.mi D.ni Marchionis Arenae", poiché avviato grazie al feudatario Andrea Concublet. Successivamente, fu sempre chiamato "Hospitio publico" oppure "diversorio". In città inoltre mancava un luogo adatto per contenere il sempre crescente numero di compratori e venditori. Per questo il marchese di Arena chiese a Carlo Antonio Spinelli di vendergli il suo ricco giardino, che si estendeva tra la collina dello "Spirito Santo" ed il rione "Lo Salvatore", poiché era luogo ideale per la costruzione di una vasta piazza. Nonostante il marchese avesse offerto una cospicua cifra, il principe Spinelli respinse la proposta. Fu così che il popolo palmese, guidato dal marchese, occupò con forza il giardino nel 1669. Gli alberi furono abbattuti, il terreno riassestato e nel centro del grande appezzamento fu disegnata una piazza quadrata (la tradizione vuole che il tutto fu espletato in una notte). Il marchese fece innalzare poi nella piazza una bella fontana detta "della Palma" o "del Mercato" e tutto intorno fece costruire baracche e banchi, installò bilance e misure e tutto quanto era indispensabile al mercato ed alla fiera. Nel censimento del 1669, voluto da Pietro d'Aragona viceré del Regno di Napoli, Palme contava 519 famiglie. Nel 1673 il marchese istituì, con il filosofo Giovanni Alfonso Borelli, in città un «accademia di scienziati che trattavano discipline alle lettere ed alle scienze naturali pertinenti». Dell'accademia facevano parte alcune personalità provenienti dalla Calabria, dalla Puglia e dalla Sicilia, tra le quali il vescovo di Patti. Vi era anche il padre del medico locale Gioacchino Poeta. Alla morte del marchese Andrea Concublet, avvenuta nel 1675, subentrò il suo figlio Riccardo di soli sette anni. Quest'ultimo, poiché malaticcio, morì tre anni dopo, nel 1678. Il marchesato di Arena passò pertanto in quell'anno alla famiglia Acquaviva, nella persona del duca d'Atri Giosia, che fu erede essendo figlio della sorella di Andrea Concublet. Il nuovo feudatario di Palme Giosia Acquaviva, forse per evitare contrasti con il feudatario confinante o forse perché non aveva interesse della zona, vendette la terra di Palme, nel 1684, al principe di Cariati e duca di Seminara Carlo Filippo Antonio Spinelli. Carlo Filippo Antonio Spinelli conosceva molto bene il progresso di Palme nel campo della marcatura, e specialmente nella produzione di seta e dei manufatti di seta. Ritenendo ciò pregiudizievole per Seminara, il feudatario pose delle restrizioni, aumentò i balzelli e fece distruggere la mezzarola eretta in piazza del Mercato, che aveva la funzione di unità di misura, oltre ad essere un monumento del mercato franco e libero. Nel 1693, a partire dall'11 gennaio, la Calabria fu scossa e danneggiata da violenti terremoti.

    XVIII secolo


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    Carlo III di Spagna

    Il feudatario Carlo Filippo Antonio Spinelli morì nel 1725, senza lasciare figli maschi. Pertanto il feudo passò al nipote Scipione III Spinelli Savelli, figlio di Giovambattista I e di Giovanna Caracciolo. Il 30 maggio 1733, con la morte dell'arciprete della parrocchia di San Nicola, don Antonino Soriano, il vescovo di Mileto mons. Ercole Michele Ajerbi d'Aragona eresse la chiesa di Maria Santissima del Soccorso e la chiesa di Maria Santissima del Rosario a seconda e terza parrocchia cittadina. Alla prima fu assegnato il rione Cittadella mentre alla seconda i rioni "Lo Salvatore" e "Li Canali". Alla parrocchia di San Nicola rimase l'omonimo rione. Sempre nel 1733 la Sacra Congregazione dei Riti, con Decreto del 12 settembre 1733, confermò l'elezione fatta dal clero e dal popolo della Madonna della Lettera a patrona principale della città, fissando l'Ufficio Divino e la Santa messa nell'ultima domenica di agosto. Uno degli avvenimenti cittadini più importanti della prima metà del XVIII secolo fu la visita a Palme, il 5 marzo 1735, del re Carlo III di Spagna in viaggio per Palermo, dove sarebbe stato incoronato. Il suo soggiorno in città, prima di partire per Messina dalla Marina di Palme, durò 12 giorni. Il re, in ringraziamento degli onori ricevuti, concesse alla città il privilegio del suo antico mercato "dell'arte della seta e della lana" (datato 1636). Inoltre, nei giorni che trascorse a Palme, il re volle spesso andare a caccia nelle campagne poste tra la contrada di San Filippo e quella di Pietrenere. Tali campagne, in suo onore, furono chiamate "Lo Terzo" o "Lo Re", ed infine Monteterzo (nome attuale della zona). Il 25 agosto 1741, il vescovo di Mileto Marcello Filomarini, procedette alla elevazione della chiesa matrice di San Nicola a collegiata insigne, avendone ottenuta da papa Benedetto XIII la concessione con bolla dell'agosto 1741. Il 20 febbraio 1743 un forte terremoto avvenne nella Calabria Ulteriore. Scipione III in quegli anni aumentò il commercio e, nel 1756, benché la popolazione avesse pieno diritto della bagliva, dogana e catapania, decise di donargli parti delle sue entrate, in qualità di utile signore, e di lasciare sette parti all'universitas. Nell'anno 1766 Scipione III Spinelli Savelli, duca di Seminara e signore di Palme, morì avvelenato e, nei diritti sui suoi molti feudi, gli succedette suo figlio Giovan Battista II Spinelli. Quest'ultimo si dimostrò molto prepotente verso la popolazione e continuò ad esigere i tre decimi che la cittadinanza concesse al suo predecessore.

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    Palmi nel XVIII secolo
    Nonostante avesse eretto fabbriche ancora migliori di quelle che già vi erano, l'odio della popolazione aumentò a seguito di tasse sul commercio e affitti forzosi. Il feudatario Giovan Battista II Spinelli, fu costretto dalle più potenti famiglie di Seminara a stare lontano da questa città. Pertanto il duca ritenne che sarebbe stato umiliante, per Seminara, privarla del suo seggio ducale per stabilirlo a Palme. E in effetti lo collocò nella chiesa matrice di San Nicola, tenendo sotto il suo comando una squadra baronale composta dai centocinquanta ai duecento armigeri, che risiedevano nella parte centrale dell'abitato, presso la piazza del Mercato. Nel 1770 il feudatario, poiché «mosso dalla pietà cristiana per consentire di assolvere al precetto festivo ai numerosi negozianti e marinai che sbarcavano e frequentavano lo scalo della Marina delle Pietre negre», costruì a Pietrenere una cappella rurale dedicata alle "Anime abbandonate del Purgatorio". Difatti a Pietrenere, sul finire del XVIII secolo, era presente uno "scaricatoio" dal quale si commerciava l'olio ed il suo porto era uno dei più fiorenti del mezzogiorno settecentesco. Nel 1773, il re Ferdinando IV riaccordò i privilegi concessi alla città, nel 1735, da Carlo III di Spagna. Sempre il re Ferdinando IV, nel 1777, concesse il suo "regio assenso" alle attuali confraternite cittadine, e cioè alla "Nobile Congrega di Maria Santissima del Carmelo" (2 giugno), alla "Venerabile Congrega di Maria Santissima Immacolata e del glorioso San Rocco" (18 novembre) ed alla " Congrega del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima del Soccorso" (24 novembre). La "Congrega di Maria Santissima del Rosario di Pompei" aveva già ricevuto il regio assenso il 30 settembre 1766.

    Il Monte di Pietà

    Il Monte di Pietà di Palmi venne istituito tra il 1749 ed 1756, per disposizione testamentaria lasciata da Gregorio Rossi il 9 novembre 1737, a beneficio dei soli abitanti della città. Nel suddetto testamento il Rossi voleva ed ordinava, nel caso di mancanza di eredi, che fosse eretto a Palmi un Monte di Pietà. Pertanto morta la figlia Anna Maria e morte anche le nipoti in minore età, l'eredita andò alla sorella Antonia usufruttuaria dei beni e si doveva aspettare anche la morte di quest'ultima per installare il detto Monte. Ma Antonia Rossi, per assecondare la volontà del fratello, con pubblico istrumento del 19 febbraio 1749 rinunciò all'eredità erigendo il Monte e riserbandosi alcuni beni durante la sua vita. L'ente fu distrutto dal terremoto del 1783 e poi, al tempo della dominazione dei francesi, fu derubato dai briganti nel 1807 e 1809. In conseguenza di decreti degli anni 1810 e 1812 l'opera pia passò sotto il pieno controllo del governo del Regno di Napoli. Il ripristino delle operazioni di pegno e spegno avvennero con decreto reale del 14 marzo 1831 assegnando per capitale iniziale 700 ducati. Dal novembre del 1877, non fu più osservata l'usanza di beneficiare i soli cittadini di Palmi, ciò in virtù del nuovo Statuto Organico che fu approvato.

    Terremoti della storia

    Di seguito viene proposto un elenco dei principali terremoti avvenuti nella storia cittadina. L'elenco comprende, pertanto, solo gli eventi al di sopra della "soglia del danno" ed i dati della scala Mercalli (MCS) sono riferiti al centro abitato di Palmi (o ad un centro vicino) mentre i dati della scala Richter sono riferiti all'epicentro del terremoto:
    • 11 gennaio 1693: VI-VII grado MCS - 7,41 scala Richter;
    • 20 febbraio 1743: VII grado MCS - 6,90 scala Richter;
    • 5 febbraio 1783: X-XI grado MCS - 6,91 scala Richter;
    • 13 ottobre 1791: VI grado MCS - 5,92 scala Richter;
    • 12 marzo 1828[93]: VII grado MCS - 5,33 scala Richter;
    • 16 novembre 1894: VIII grado MCS - 6,05 scala Richter;
    • 8 settembre 1905: VII-VIII grado MCS - 7,06 scala Richter;
    • 28 dicembre 1908: VIII-IX grado MCS - 7,24 scala Richter;

    Il "Flagello" del 1783

    Il 5 febbraio 1783, alle ore 19.15, nella Calabria Ulteriore vi fu un violento terremoto, il quale in circa due minuti colpì 190 città creando 32.000 morti. Le scosse furono ripetute il 7 febbraio ed il 28 marzo. L'evento del 5 febbraio provocò a Palme 1.400 morti e la città, fino ad allora graziosa, venne totalmente distrutta. Oltre ai suddetti morti, il terremoto provocò febbre popolare tramite l'aria contaminata, le acque inquinate e la nutrizione con cibi andati perduti. Pertanto dei 4.900 abitanti che la città aveva prima del terremoto, ne rimasero in vita circa la metà. Andarono perdute anche le officine di seta e lana che il principe di Cariati aveva istituito. Il danno arrecato fu stimato, per la sola Palme, in 500.000 ducati. Lo storico palmese Domenico Guardata, raccontò che di tutto ciò che vi era edificato prima del terremoto «rimase illesa la sola Fontana della Palma nella piazza del Mercato, mentre il vicino Monte Sant'Elia franò di continuo nella vetta, trascinando con sé uomini ed animali». I tributi dovuti dalla città al suo utile signore furono sospesi, come in tutta la Calabria.

    Così descrive Palme, dopo l'evento, Giovanni Vivenzio:
    « è quasi incredibile lo stato lagrimevole di questa città che era una delle più floride e commercianti della provincia. Non scorgendosi ora che un confuso ammasso di pietre e di legni frantumati. Si perderono sotto le rovine quasi tutti gli olj, ed il vino, che formava gran traffico di cittadini i quali erano anche addetti a lavori della seta, avendosi il principe di Cariati, padrone di essa, erette delle fabbriche di stoffe e di cammellotti (calidori) per la manifattura dei quali, nutriva buona quantità di capre d'Angora. »

    Questa è invece la descrizione del cardinale Antonio Despuig y Dameto, che visitò la città il 13 febbraio:
    « La ricca e industriosa città di Palme offrì ai miei occhi la scena più orribile; la funerea espressione di quegli infelici, preda da tanti giorni delle lacrime e della fame, insieme al terrore che suscitava la vista di tanti cadaveri sfigurati estratti da sotto le macerie, resero quel giorno il più doloroso della mia vita »

    Il politico tedesco Johann Heinrich Bartels diede questa descrizione:
    « Attraversammo di corsa Palme ridotta ad un piccolo cumulo di rovine. Tutti gli opifici di lana e di seta, coi quali il Principe di Cariati aveva cercato di promuovere il benessere della sua regione, erano andati distrutti »

    Una descrizione maggiore, dei mesi seguenti, è fornita dall'archeologo inglese William Hamilton. In città, nella quale si svolgeva «un gran commercio di olio» e al momento del disastro vi era la presenza di più di 4 000 botti. I vasi che contenevano il prezioso prodotto erano andati in malora e la sua fuoriuscita era venuta a formare addirittura un fiume, finito conseguentemente in mare. L’olio peraltro, mescolatosi con i grani contenuti nei magazzini e la corruzione dei cadaveri cagionò una «sensibilissima alterazione dell’aria». La popolazione superstite viveva in baracche vicino alla città. In città «ove non era rimasta pietra sopra pietra», a non tutti i superstiti riusciva di poter delimitare i confini delle loro proprietà, e ciò comportò un dissenso fra i cittadini, circa il sito, dove avrebbero dovuto far sorgere la nuova Palme. Alcuni furono dell'avviso che la città dovesse essere rifatta sul cosiddetto "Piano della Torre", cioè a ponente della città distrutta dal terremoto (tra il vecchio rione Carlopoli, ed il ciglione della riviera). Altri prescelsero l'altipiano, sulla collina, che circondava Palme verso oriente. Altri ancora, che erano la maggioranza, vollero che la città risorgesse sul medesimo posto di prima, poiché dissero che bisognava prendere come «favorevole augurio» il fatto che la Fontana del Mercato fosse rimasta in piedi, malgrado che «i terremoti la facessero dimenare come l'albero di una nave in tempesta». L'incaricato di riprogettare la città fu affidato all'ing. Giovambattista De Cosiron. Nel 1785, il Governo di Ferdinando IV, prescrisse che le tasse arretrate dovute ai feudatari fossero soddisfatte alla Cassa sacra e non alle Universitas, in quanto queste ultime erano estremamente impoverite. Di conseguenza il principe di Cariati sollecitamente manifestò le sue pretese e, per tale motivo, tra i superstiti cittadini di Palme ed il loro feudatario nacque un litigio che venne portato davanti alla "Giunta Suprema", tribunale creato allora in sostituzione della Regia Camera della Sommari.

    Gli anni post terremoto

    A causa del terremoto del 1783, essendo andato tutto in rovina, i setifici ed i lanifici andarono distrutti mentre le conserve di olii, di vini, e lo raccolte di grano e di altre vettovaglie, tutte perdute. I tributi, dovuti dalla città al suo utile signore, furono sospesi, come egualmente venne praticato per tutta la Calabria. Nel 1785 il Governo di Ferdinando IV, avendo prescritto che lo tasse arretrate, dovute ai feudatari, fossero soddisfatte dalla Cassa Sacra, e non dalle Università, poiché queste erano estremamente impoverite, portò il principe di Cariati sollecitamente a manifestare lo suo ingiuste pretese senza però presentare i titoli comprovanti i diritti. Per tale motivo tra i superstiti e desolati cittadini di Palmi e il loro feudatario, duca di Seminara, nacque un litigio che, fu portato ad essere deciso davanti alla Giunta Suprema, tribunale creato allora in sostituzione della Sommaria, e di grande aiuto poscia alla Commissione feudale. Il 12 ottobre 1791 avvenne un ulteriore terremoto. La terra tremò per circa 50 secondi e nel suolo furono aperte ampie voragini ed i più solidi edifici si sfasciarono. Nella notte altre scosse si susseguirono tanto che all'alba le città furono un nuovo teatro di rovine e di vittime. La terra tremò sino al 24 ottobre. Il principe di Cariati e duca di Seminara, Giovan Battista Spinelli II, fu costretto dalle più potenti famiglie di Seminara a stare lontano dalla città. Pertanto il duca ritenne che sarebbe stata cosa umiliante per Seminara, privarla del suo seggio ducale per stabilirlo a Palmi: ove in effetti lo collocò nella chiesa matrice di San Nicola, tenendo sotto il suo comando una squadra baronale composta dai centocinquanta a duecento armigeri, i quali risiedevano nella parte centrale dell'abitato, presso la piazza del Mercato. I cittadini di Palmi, che a causa del "Flagello" e delle emigrazioni avvenute, erano diminuiti di popolazione, non poterono porre ostacolo al dispotismo del duca di Seminara, anche perchè fra i cittadini vi erano molti suoi partigiani, poiché impiegati nei suoi abbandonati setifici e lanifici o perché agenti o dipendenti che nel paese avevano influenza. Quest'ultimi si impegnavano per distogliere i cittadini da ogni proponimento di ribellione contro il loro padrone. Il quale, era iniquo con la popolazione ma con i suoi dipendenti era molto generoso tanto che alcuni di loro ebbero in dono case e terreni che il feudatario aveva in tutto o in parte usurpato prepotentemente al Comune ed a persone private. In città, quella fiorente attività in diverse industrie e nel commercio era venuta meno a seguito del "Flagello", e non si fabbricavano quei drappi di seta e di lana tanto ricercati. Non venivano nemmeno più esportate quelle frequenti e abbondanti quantità di olii, vini e di grani, e quel continuo mercato, tanto frequentato dai forestieri e sempre ricco di derrate, si era ridotto ad essere tenuto solamente in due giorni per ogni settimana e per prodotti limitati ai bisogni locali. Pertanto a Palmi, come in altre terre della Calabria, regnava certamente lo scontento e principalmente l'odio contro il principe di Cariati, che alla immane sventura del terremoto, aggiungeva insulti e prepotenze sul popolo palmese. La popolazione, non potendo più soffrire di essere tenuta in vassallaggio, incominciò ad agitarsi stando compatta contro i partigiani di questo suo "utile signore", e lontano da quella gente straniera, che pure veniva a stabilirsi a Palmi. E pertanto vi si accesero due fazioni: una dei "Verdonelli" che erano i partigiani del principe, e l'altra dei "Gialinelli" che erano i partigiani della città o della Universitas e i naturali, riuscirono a costituire fra loro una estesa associazione, che veniva chiamata "La Campana di Legno" che rievocava consuetudini antiche, cioè di essere ospitali e benefici con i forestieri, ma di non permettere che alcuno di essi venisse a domiciliarsi a Palmi senza il loro consenso. Da tale unione i cittadini di Palmi trovarono effetti favorevoli con frequenti ed insistite rimostranze presso le regie autorità delle angherie del loro feudatario. Quest'ultimo Giovan Battista Spinelli II, duca di Seminara ed utile signore di Palmi, morì il 22 febbraio 1792, dell'età di settantadue anni. Il feudo di Seminara andò in eredità al nipote di Giovambattista, cioè Scipione figlio del fratello Antonio morto nel 1790. Questo Scipione morì nel novembre del 1797 e gli successe, nel ducato di Seminara, il suo fratello secondogenito Gaetano. Questi venuto anch'esso a morte dopo breve tempo, fu succeduto dal fratello Ferdinando il quale fu l'unico superstite dei discendenti di Giovan Battista e pertanto si venne ad estinguere la primogenitura maschile. Alla morte del duca Ferdinando, Cristina fu l'erede di casa Spinelli, e continuò a serbare il titolo di Principessa di Cariati, compiacendosi pure del titolo di baronessa di Palmi, fin oltre all'agosto dell'anno 1806, quando Giuseppe Bonaparte abolì il feudalesimo per legge anche se fu sotto Gioacchino Murat (1810) che venne soppresso di fatto. In Palmi fu costituita, fra alcuni benestanti, una loggia di liberal-muratori la quale era in relazione con i massoni di Reggio Calabria ma, nella piana, non vi furono propagati come a Palmi i principi di libertà che seguirono in tutta Europa la Rivoluzione francese. Nel 1798, nella Calabria Ulteriore, per paura di moti rivoluzionari furono arrestate 75 persone tra cui 7 palmesi. A seguito della proclamazione della Repubblica Napoletana, il 23 gennaio 1799, nel nuovo ordinamento amministrativo della repubblica, voluto da Jean Étienne Championnet, l'universitas di Palme venne compresa nel Dipartimento della Sagra (ente amministrativo di I livello) e nel cantone di Seminara (ente amministrativo di II livello). La Repubblica Napoletana cessò l'8 luglio 1799.

    XIX secolo


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    Giuseppe Bonaparte

    Alla morte del feudatario Ferdinando Spinelli, nel 1801, subentrò nei diritti del ducato Cristina Spinelli, figlia di Scipione IV Spinelli e Margherita Doria. Cristina Spinelli continuò a serbare il titolo di Principessa di Cariati, compiacendosi pure del titolo di baronessa di Palme, fin oltre all'agosto dell'anno 1806, quando Giuseppe Bonaparte abolì il feudalesimo per legge, anche se fu sotto Gioacchino Murat (1810) che venne soppresso di fatto. Per la legge del 19 gennaio 1807, i francesi fecero di Palme una sede di "governo" comprendente i "luoghi" di Seminara e di Sant'Anna. In quel periodo i francesi progettarono, in località Pietrenere, un "fortino" che doveva essere collegato ad una batteria di cannoni collocati vicino ad una torre. La struttura non venne mai completata in quanto i borboni ripresero il comando del Regno di Napoli. Nel successivo riordino del regno, predisposto dal decreto n. 922 del 4 maggio 1811, Palme rientrò nella Provincia di Calabria Ultra, distretto di Reggio Calabria, e venne posta a capo di un circondario comprendente i comuni di Pietrenere, Seminara (con le sue frazioni Sant'Anna e Ceramida), Gioja e Melicuccà.

    Il distretto di Palmi

    Nel 1816 il re Ferdinando VII di Spagna, nella riorganizzazione delle circoscrizioni amministrative del Regno di Napoli, all'interno della provincia borbonica della Calabria Ulteriore Prima stabilì che Palme venisse posta a capoluogo di distretto, poiché contava 6.100 abitanti ed era annoverata tra i comuni di I classe. In questo modo la città fu elevata a capoluogo con la legge n. 360 del 1º maggio 1816 (in attuazione dal 1º gennaio 1817) con sede di sottointendenza di III classe. Nella legge venne specificato che lo stabilimento della sottointendenza di distretto dovesse venire realizzato nel locale che servirono per uso di ospedale militare sotto la dominazione francese. Il Distretto di Palme venne suddiviso a sua volta nei seguenti circondari: Casalnuovo, Cinquefrondi, Laureana, Oppido, Palme (Palme e Gioja), Polistena, Seminara e Sinopoli Superiore. La fiorente attività commerciale che partiva dal borgo marinaro di Pietrenere vi fu anche agli inizi del XIX secolo, tanto che il re Ferdinando II nella "legge organica delle dogane" del 19 giugno 1826 inseriva la dogana di Palmi e Pietrenere tra le dogane di II classe. Negli anni seguenti però, poiché l'interramento della zona avanzava, il vicario generale di Calabria del Regno di Napoli sostituì il porto del borgo marinaro palmese con quello di Gioia Tauro, dove fabbricò un primo magazzino di deposito per il commercio dell'olio. Anche in funzione di ciò, il re Ferdinando II declassò il 16 gennaio 1834 la dogana di Palmi e Pietrenere dalla II alla III classe in quanto erano cessate da anni le esportazioni per l'estero di generi locali soggetti a "dazi doganali di estrazione". Nel settembre del 1837 in città si propagò una febbre colerica che, in soli 18 giorni, portò alla morte di 325 persone su una popolazione di 8.700 abitanti. Quando la malattia smise di provocare morte, gli abitanti di Palme entusiasti ritennero che ciò fosse dovuto ad un miracolo operato da San Rocco. Nel 1857 a Taureana di Palmi venne ricostruito, grazie all'opera dell'abate Pietro Militano, il Tempio di San Fantino, distrutto anch'esso nel 1783.

    Lo sbarco dei Mille

    Il 22 agosto 1860, provenendo da Bagnara Calabra, in una fontana vicino Palme sostò e si dissetò Giuseppe Garibaldi, che era alla guida della "spedizione dei Mille", impegnata nella unificazione dell'Italia. Garibaldi attese in quel luogo il sindaco barone Filippo Oliva ed una delegazione del consiglio comunale. Dopo i saluti il corteo si avviò in città passando dalla contrada Vitica. L'"Eroe dei due mondi", tenne un discorso dal balcone di casa Piria, e subito dopo inviò dalla Torre di San Francesco, dov'era posto un telegrafo, il seguente messaggio:
    « Le truppe nemiche si sbandano, la nostra marcia è un trionfo... »
    Assieme a Giuseppe Garibaldi vi erano la giornalista inglese Jesse White con il marito Alberto Mario. La felicità della popolazione di Palme, per l'arrivo delle truppe garibaldine, fu annotata anche in una pagina del diario di una camicia rossa. Tale annotazione recitava:
    « Arrivammo a Palme, dove l'entusiasmo fu al colmo, e l'affetto dimostrato alle nostre truppe non era minore di quello per Garibaldi. Dei volontari ci si offrivano da ogni lato. Al domani all'alba si ripartiva. »

    Garibaldi restò in città fino al 26 agosto, quindi s'imbarcò della Marinella. Dai registri dei decurioni risultò che il Comune di Palme sostenne, per 29 ducati, le spese per alcuni festeggiamenti e contrasse un prestito di 4.000 ducati per far fronte alle spese che occorsero per viveri, foraggi, trasporti, ed altro per le truppe del generale Giuseppe Garibaldi. Il comune pagò inoltre alcuni contadini per accompagnare le truppe fino a Napoli, e li rimborsò del valore delle carrette che furono requisite dai garibaldini.

    L'Unità d'Italia


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    Il Piano delle Muraglie 1847

    Con il nuovo regno, il Distretto di Palmi venne abrogato e la provincia della Calabria Ulteriore Prima divenne la nuova Provincia di Reggio Calabria, nella quale Palmi fu posta a capo dell'omonimo circondario. Tale ente venne istituito con Regio decreto legge n. 3702 del 23 ottobre 1859 e, all'interno di esso, ricadevano i 33 comuni appartenenti geograficamente alla Piana di Palmi. Il 25 settembre 1862, con Regio Decreto n. 837, fu istituito il Tribunale di Palmi ed il relativo circondario giudiziario. Ciò anche grazie all'interessamento del magistrato palmese Vincenzo Cosentino. Nella seconda metà del XIX secolo si progettò la realizzazione di un giardino pubblico. L'idea venne in seguito alla formazione di un terrapieno quale discarica delle macerie dei fabbricati rasi al suolo dopo il terremoto del 1783. Perciò si rese necessaria la costruzione di un grande muro di mattoni, sostenuto da imponenti arcate e, per tale motivo, prima ancora che il manufatto venisse ultimato il luogo venne chiamato dalla popolazione come "Piano delle Muraglie". Per la sua realizzazione contribuirono diverse amministrazioni comunali, tra le quali quella guidata da Casimiro Coscinà e, nel 1871, ne avvenne l'ultimazione. Sempre nel 1870 venne finanziata dall'amministrazione comunale, con un mutuo di 425.000 lire, la costruzione di alcune opere pubbliche tra le quali il nuovo teatro cittadino. L'edificio, progettato dall'ing. D. Mezzatesta, fu inaugurato il 26 aprile 1893 con un'opera diretta da Francesco Cilea e preceduta dalla esecuzione della sinfonia "L'Alzira", realizzata nel XVIII secolo da Nicola Antonio Manfroce. A quest'ultimo artista venne intitolato il nuovo teatro. Nel 1872 venne abolito il trasporto della Varia di Palmi, che durava dal XVI secolo, con un decreto che definì la manifestazione «barbara ed incivile». Il decreto ebbe seguito al fatto che, nelle ultime edizioni, erano avvenuti alcuni incidenti abbastanza seri. La giunta municipale, con verbale n. 2 del 3 luglio 1871, soppresse il trasporto e confermò la scelta con l'atto n. 24 del 3 febbraio 1872. Il 31 dicembre 1888 venne inaugurato il tratto ferrioviario Bagnara Calabra-Palmi (10 km), all'interno dei lavori di costruzione della linea ferroviaria tirrenica, da Reggio Calabria ad Eboli, operati nel 1873 dalla Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo. Il tronco ferroviario Palmi-Gioia Tauro, invece, fu diviso in due tratte di cui la prima (nel comune di Palmi) fu consegnata il 3 febbraio 1889. Venne istituita, nel 1890, la biblioteca comunale per volontà di alcune personalità, tra le quali l'on. Rocco De Zerbi. Il 2 aprile 1887, con lo scopo di «favorire, per mezzo del credito, l'agricoltura, le industrie ed il commercio», venne istituita la Banca Agricola Industriale di Palmi. L'ente operava nel settore settore agricolo, in quanto la superficie coltivata ad olivo aumentò continuamente nel corso del XIX secolo. La banca fu presieduta inizialmente dal marchese Ferdinando Nunziante, e continuò il proprio sviluppo anche dopo la nascita della Banca Popolare Cooperativa di Palmi. Il continuo sviluppo della coltivazione dell'olivo portò, nel febbraio del 1889, all'istituzione a Palmi di un oleificio sperimentale denominato "Regio Frantoio Sperimentale". Lo scopo dell'istituzione era quella di svolgere ricerche e studi sulla produzione dell'olio di oliva. Il 31 gennaio 1899 il Regio frantoio venne trasferito a Cosenza. Tutto ciò fu confermato in una dettagliata relazione del ministro dei Lavori Pubblici Stefano Jacini, che descrisse la situazione dell'olivicoltura nella zona, dalla coltivazione all'estrazione. Nella relazione espose di come «gli oliveti sono la principale coltura della provincia. Questa pianta forma la coltivazione speciale del Circondario di Palmi, tanto da imprimergli un aspetto caratteristico ed interessante». Il 28 luglio 1889 il re Umberto I, con regio decreto n. 6321, istituì a Palmi un regio ginnasio. La nuova scuola rappresentò il riconoscimento ufficiale di una preesistente scuola non governativa, intitolata al poeta Giuseppe Parini e fondata quattro anni prima da Vincenzo Graziani. Tra l'altro, l'anno precedente, era stata aperta una scuola comunale di disegno.

    Il terremoto del 1894

    Il 16 novembre 1894 vi fu un evento sismico che colpì la Calabria meridionale, alle ore 18.52, con epicentro storicamente individuato nella città di Palmi. L'intensità dell'evento, che rientrò nel IX grado della scala Mercalli, comportò anche un violento maremoto che interessò perfino le coste campane, con maggiori danni che vi furono a Capo Pezzo verso Palmi. In Palmi la scossa delle ore 18.52 del 16 novembre 1894 fu di cosi spaventosa intensità che non si poté averne una descrizione esatta dagli abitanti. Tale scossa fu preceduta e seguita da rombi, che durarono tutta la notte ed il giorno successivo: furono contati 20 movimenti del suolo per circa 20". Il Capo ufficio telegrafico prima avvertì un movimento non forte del suolo, accompagnato da rumore come dello sparo di cannoni lontani: poi il fenomeno sembrò cessare, ma subito seguì una fase più forte per cui sentì il muro, cui era appoggiato, spinto di fianco. Un altro impiegato telegrafico, avvertita la scossa, usci dal caffè ove era, percorse 50 metri ed il movimento cresceva sempre, e solo allora vide rovinare le case e cadere i comignoli con moto vorticoso. Malgrado tanta potenza delle scosse e le grandi rovine che produsse, il numero dei morti fu solamente di 8, e dei feriti 300: ciò fu dovuto ad una circostanza singolare e fortunata, che ebbe del miracoloso. Una Madonna (la quale aveva già fatto il miracolo di muovere gli occhi) fu fatta portare fuori in processione; forse indussero a questo anche le scosse premonitrici alle ore 6.15 ed alle ore 18. Si ripetè il miracolo del movimento degli occhi dell'immagine: quando quasi tutta la popolazione seguiva la statua ed era giunta in luogo aperto, successe il grande terremoto, e così quasi tutti gli abitanti rimasero illesi, meno alcuni, che trovandosi nelle strade furono colpiti da cornicioni e comignoli cadenti. Nel movimento della scossa, i portatori della vara su cui stava l'immagine, sentirono questa come sollevarsi e poi gravarsi su di loro in modo da farli traballare, evidentemente per effetto del movimento sussultorio. Il Sotto-Prefetto, Cav. Abetti, che uscì per vedere quel movimento della popolazione, allorquando giunse all'estremità della città, sentì traballare il suolo sotto i piedi, si fermò, e vide un grande polverio e cadere pezzi di cornici ed altro dalle case vicine. Si costruirono e si continuò a costruire per molto tempo numerosissime baracche, si puntellarono (eccedendo forse nella misura) circa 1600 case, talché parecchie vie erano trasformate in selve di pali e travi. Anche un anno dopo (settembre 1895) vi erano poche case abitate, e molte baracche. Nei giorni seguenti Palmi diventò centro delle operazioni di soccorso. Giunsero contingenti dell'Esercito che prestarono aiuto alla popolazione e puntellarono le abitazioni danneggiate.

    Gli anni post terremoto

    Successivamente all'evento si costruirono numerose baracche e si puntellarono circa 1.600 case. Perciò parecchie strade furono trasformate in selve di pali e travi. Anche un anno dopo (settembre 1895) vi erano poche case abitate, e molte baracche. Verso la fine del XIX secolo, avvennero i primi rinvenimenti archeologici fortuiti nell'area dell'antica Tauriana e fu redatta una carta topografica, da parte dello storico palmese Antonio De Salvo, che ricordava i ruderi ancora visibili a quel tempo. Tutto ciò portò all'inizio di un interesse storico-archeologico verso quel pianoro, dove fino all'anno 951, sorgeva l'antica città bruzia e poi romana di Tauriana.

    Il miracolo della Madonna del Carmine


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    La miracolosa statua di Maria
    santissima del Carmelo

    Verso le ore 18 e 30 del 31 ottobre del 1894, la statua della Madonna del Carmine collocata sull'altare maggiore dell'omonima chiesa, dopo la S. Messa apparse ai fedeli con un viso pallido e con gli occhi di donna svenuta. Le campane chiamarono a raccolta il popolo, i pubblici ufficiali, il clero che videro le colonne dell'altare, i muri della chiesa, il volto della Madonna grondare acqua. Le Vergine chiuse gli occhi, che riaprì spesso, mutando la tinta del volto ora come di pallore, ora come di gioia. Tali avvenimenti furono confermati anche da quotidiani locali come la Civiltà Cattolica. Nei giorni seguenti, a detta di molti testimoni, la statua chiuse e riaprì gli occhi molte volte ed in modo più spiccato. Il 2 novembre, al suono di campane, oltre diecimila persone accorsero alla chiesa e portarono la Madonna in processione per le vie cittadine dalle ore 20 alle ore 23. Il 4 novembre arrivò in città S.E. il Cardinal Gennaro Portanova, arcivescovo di Reggio Calabria, il quale disse alla popolazione di "trarre frutti duraturi da questi segni di predilizione della Madonna". La sera del 6 novembre, la statua della Madonna fu portata di nuovo in processione per le vie cittadine, in quanto la chiesa non poté contenere l'enorme folla accorsa. Tutto ciò avvenne, tra il suono delle campane e lo sparo di mortaretti, fino alle ore 23 e 30. Sempre in data 6 novembre, anche Il Mattino di Napoli riportò la notizia e riferì dell'iniziale diffidenza delle gerarchie ecclesiastiche. Nei giorni a seguire, i fatti miracolosi furono descritti anche da altre riviste e pubblicazioni quale Fede e Civiltà di Reggio Calabria, Il Metauro e Il Piccolo di Palmi. Monsignor Leone Gallucci, raccolse numerose testimonianze giurate e sottoscritte degli eventi, tra le quali una deposizione giurata che recitava: "la sera del 2 novembre, nella chiesa del Carmine, la gente, che vi si era raccolta per osservare il miracolo, vide che l'immagine che si trovava esposta chiuse completamente gli occhi". Il pomeriggio del 14 novembre, la statua della Madonna del Carmine fu portata nella chiesa Madre per acconsentire la partecipazione di più fedeli alla S. Messa celebrata da Mons. Antonio Maria De Lorenzo, vescovo di Mileto nella cui diocesi ricadeva allora la città di Palmi. Il 16 novembre, giorno del terremoto, alle ore 6 e 15 fu avvertita una leggera scossa, che si ripeté verso mezzogiorno. Soffiava un vento caldo di scirocco e il cielo appariva offuscato da nubi mentre l'aria era afosa; questi segni spaventarono la popolazione che si riversò nella chiesa, ove la statua dalle ore 15 circa aveva marcato i movimenti degli occhi e il cambiamento del colore del viso. Verso le ore 18, si volle portare fuori dalla chiesa la statua per una processione penitenziale, tra canti e preghiere, lungo le vie della città ed il corteo giunse al termine dell'attuale corso Giuseppe Garibaldi, nel posto segnalato oggi da un'edicola commemorativa, quando avvenne il terremoto, con moti di natura sussultoria da SSO e NNE. Secondo quanto riportato dallo storico Antonio De Salvo, "E già erano le ore 7,15 pom. allorché il terremoto spaventevole, terribile, con due formidabili rombi sotterranei e poche scosse sussultorie, in meno di 15 secondi cagionò la morte di persone, crollamenti di molte case (...) I morti non furono un gran numero perché la maggior parte del popolo era fuori casa, per le vie, al seguito della Madonna. E ciò per effetto della grazia del miracolo, poiché se tanta popolazione fosse restata in casa propria, una parte di essa certamente sarebbe rimasta vittima sotto le macerie". La popolazione trovò riparo dalle scosse nella piazza principale. Verso le ore 1 del 17 novembre, furono portate in piazza le statue dei santi venerati in città facendo diventare la piazza stessa luogo di preghiera collettiva, e vi fu celebrata la S. Messa. La folla stanca e abbattuta dormì, o quantomeno cercò riposo, adagiata sul nudo terreno. Il 16 luglio 1896, la statua fu solennemente incoronata dal Capitolo Vaticano.

    XX secolo

    Nel 1900 la città riprese la tradizionale manifestazione della Varia di Palmi, dopo quasi 30 anni dalla soppressione, grazie a Giuseppe Militano che ideò una "Varia Meccanica", simile a quella antica, che riusciva però a camminare senza le ruote poiché non veniva più trasportata sulle spalle dei portatori, ma scivolata a spinta sulle lastre di granito del corso Giuseppe Garibaldi. L'8 settembre 1905 la città fu colpita, alle 2.45 del mattino, da un terremoto che ebbe il suo epicentro a Nicastro, ma che fu avvertito anche in tutti i centri della Piana, dove arrecò anche dei danni. A Palmi rimase fortemente danneggiata una parte delle vecchie carceri giudiziarie ed il giornale "L'Ora" di Palermo riportò di come in città «non vi fosse casa che non avesse un muro o pareti cadute o lesionate». Un ulteriore terremoto vi fu il 23 ottobre 1907 ma, dalle cronache del tempo, Palmi non risultò tra i centri danneggiati dall'evento.

    Il terremoto del 1908

    Il 28 dicembre 1908 la città di Palmi venne quasi totalmente distrutta dal violento terremoto che si abbatté, nella notte, sulla Sicilia e sulla Calabria. Alle ore 5.30 del mattino si avvertì una scossa di terremoto di lunga durata e di forte intensità. Lo scenario che seguì l'evento sismico era formato da case rovinate, valanghe di macerie (che lasciarono scoperte le pareti interne), tetti scoperchiati, muraglie polverizzate, caverne dischiuse repentinamente attraverso le vie. La chiesa madre presentava l'abside sventrata, i palazzi erano mozzi con i cornicioni spenzolanti sul vuoto e le botteghe ostruite dalle macerie dei piani superiori. Prima dell'evento la città contava quasi 14.000 abitanti ed oltre 2.200 edifici. Il sisma provocò la morte di circa 600 persone, un migliaio di feriti e, come detto, la distruzione o il danneggiamento di quasi tutto il patrimonio abitativo e di tutte le più importanti chiese, del municipio, del ginnasio e del teatro.

    Il giornalista Mario Marasso scrisse, nei primi giorni del gennaio 1909, quanto segue:
    « A Palmi la piazza grande è diventata un accampamento, tutta occupata dalle tende della Croce Rossa e degli ospedali. »

    L'evento provocò un arretramento anche dal punto di vista della qualità della vita e del tessuto culturale della città. Molti furono gli emigrati a causa del terremoto, tra i quali si ricorda lo scrittore Leonida Repaci, senza contare i molti superstiti che vennero direttamente trasportati in altre regioni per essere aiutati o curati. Vi fu un sorta di diaspora, che divise le famiglie al di là della decimazione provocata dal sisma. A Palmi, in quei giorni, accorse anche Luigi Orione che, assieme alle autorità ecclesiastiche, fu in prima fila con il vescovo della diocesi di Mileto mons. Giuseppe Morabito, aiutando tanti bambini rimasti orfani a trovare un asilo.

    Il vescovo scrisse, in quelle ore, al Corriere d'Italia dicendo:
    « Sono giunto a Palmi, dove si trovano la rovina, la desolazione e la morte. I danni sono incalcolabili. Le intemperie che imperversano senza tregua accrescono la gravità del disastro. Si contano già parecchie centinaia di morti, ma in maggior parte dei cadaveri sono ancora sotto le rovine. »

    Nei primi anni post terremoto, furono realizzati sedici quartieri baraccatti per alloggiare la popolazione rimasta senza abitazione, in conseguenza del terremoto. Fu nominato Commissario Regio per la ricostruzione del Circondario di Palmi il senatore Cesare Tarditi. L'ubicazione dei quartieri baraccati circondò il centro urbano, con un'intensificazione in direzione nord-est, saturando le aree sgombre tra i diversi quartieri. I rioni baraccati presero i seguenti nomi: Marchese Alfieri, Dietro Correa, Cittadella, Monaci, Croce Rossa, Vina, Regina Elena, Stati Uniti, Bompiani, Impiombato, Tarditi, Prenestini, Ciccolini, Santa Maria, Pizzi ed Ajossa. Nel 1909 nacque la Colonia Agricola, con il contributo di 250.000 dollari della Croce rossa americana. L'ente fu in seguito trasformato in scuola tecnica agraria "Luigi Razza", fino al 1953, quando divenne l'attuale istituto agrario "Luigi Ferraris". La città venne ricostruita con il Piano Regolatore Generale del 1911, redatto dall'ing. Pucci, che prevedeva lo sventramento del tessuto storico, con l'uso di uno schema geometrico che frantumava il tessuto e dilatava gli spazi. Venne comunque riconfermata la scelta di una pianta della città regolare a scacchiera. Alcuni vecchi rioni, denominati Borgo e San Nicola, sparirono definitivamente.

    La realizzazione della Ferrovia Calabro-Lucana

    Il 7 gennaio 1908 dietro invito del deputato Giuseppe De Nava, si riunirono a Palmi in una sala del municipio, tutti i deputati al parlamento nazionale del territorio, tutti i consiglieri provinciali e tutti i sindaci del circondario di Palmi per discutere sul progetto ministeriale della ferrovia Gioia Tauro-Gioiosa Jonica con diramazioni. Dopo un'ampia discussione i partecipanti cercarono di indurre il governo a mantenere gli impegni assunti. Lo stesso governo, con decreto n. 135 emesso il 26 gennaio 1911, stabilì la costruzione della ferrovia, sebbene a scartamento ridotto. Il 18 gennaio 1917 venne completato ed inaugurato il tracciato Gioia Tauro-Palmi-Seminara (13 km), con le stazioni di San Fantino e Palmi, all'interno dei lavori della tratta Gioia Tauro-Palmi-Sinopoli delle Ferrovie Calabro Lucane.

    La visita dei Principi di Piemonte

    Il 10 giugno 1932, venne inaugurato il Monumento ai Caduti di Palmi, opera realizzata dallo scultore Michele Guerrisi e commissionata da parte dell'Amministrazione del Commissario Prefettizio Giuseppe Sigillò (1923-1927) alla presenza dei Principi di Piemonte Umberto di Savoia e consorte Maria José del Belgio. I due reali, provenienti da Reggio Calabria, percorsero la strada litoranea tirrenica su di un'auto scoperta ricevendo dalle popolazioni delle località che attraversavano entusiastiche manifestazioni di gioia. Superata Bagnara Calabra, il corteo sostò sulla cima del Monte Sant'Elia, da dove i principi ebbero modo di ammirare l'incantevole panorama del Mar Tirreno. Fu tale la sensazione destata dal luogo in Umberto, da indurlo a ritornare spesso in forma privata dimorando nell'albergo Aulinas. Al crocevia del Trodio, una grande scritta recente la dicitura "Evviva Savoia" formata da lettere composte a caratteri cubitali, diede il benevenuto ai visitatori. La lunga colonna di auto percorse il viale Michele Bianchi (odierna via Bruno Buozzi), dove furono allestite enormi colonne che sorreggevano decine di archi trionfali, e raggiunse il municipio di Palmi facendosi largo tra ali di folla entusiasta. Scesi nella piazza antistante e preso posto nella tribuna d'onore, si diede inizio alla toccante e storica cerimonia alla quale presenziarono, oltre alle numerose autorità, la madre della medaglia d'oro Nicola Pizi e lo stesso scultore Michele Guerrisi. Dopo la benedizione impartita dal vescovo della Diocesi di Mileto Monsignor Albera, intervenuto con tutto il capitolo, i principi deposero una corona d'alloro ai piedi del monumento e, risaliti sull'auto, attraversarono via Roma sostando per alcuni minuti nella Villa Umberto I dove ebbero modo di ammirare anche da quel luogo l'incantevole panorama. Percorrendo poi la via Nicola Antonio Manfroce ed il corso Giuseppe Garibaldi, si diressero verso l'uscita della città alla volta di Gioia Tauro. Il Circondario di Palmi venne soppresso nel 1927, con Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio. Nel 1930 la parziale ricostruzione rese gradevole l'aspetto della città con l'uniformità delle volumetrie e con il gusto neoclassico dei nuovi edifici.

    Il primo dopoguerra ed il periodo fascista

    Nel 1914 la Giunta Comunale decise la costruzione di una "Torre dell'Orologio" per evidenziare «l'assoluta necessità di dotare la cittadinanza dell'essenziale servizio del pubblico orologio». La Torre, costruita a cura della ditta Repaci con macchina fornita dalla ditta Fontana Cesare di Milano, fu realizzata sopra il muraglione di contenimento della collinetta del rione Spirito Santo. Il 18 gennaio 1917 venne completato ed inaugurato, all'interno dei lavori della tratta ferroviaria Gioia Tauro-Palmi-Sinopoli delle Ferrovie Calabro Lucane, il tracciato Gioia Tauro-Palmi-Seminara (13 km), con le stazioni di San Fantino e Palmi. Il Circondario di Palmi venne soppresso nel 1927, con Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio. La biblioteca comunale venne ricostruita nel 1927, quando venne nominato direttore Luigi Lacquaniti. Il nuovo direttore chiese, ad alcuni intellettuali dell'epoca, di contribuire alla ricostruzione della biblioteca donandole dei volumi. Tale appello venne accolto da Francesco Cilea, Benedetto Croce, Francesco Pentimalli e Leonida Repaci.

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    Palazzo San Nicola,
    sede comunale
    Nel periodo tra le due guerre, nell'ambito della ricostruzione della città dopo il terremoto del 1908, furono progettati ed inaugurati nuovi monumenti pubblici. Il 15 ottobre 1922 venne inaugurata la nuova Fontana della Palma, progettata dall'architetto Jommi e costruita dal Prof. Giovanni Sutera, con una cerimonia inaugurale a cui partecipò il gerarca fascista Michele Bianchi.In seguito, a quest'ultimo verrà dedicata l'attuale Viale Bruno Buozzi. Il 10 giugno 1932 venne invece inaugurato il Monumento ai Caduti, opera realizzata dallo scultore Michele Guerrisi e commissionata da parte dell'amministrazione del Commissario prefettizio Giuseppe Sigillò. Presenziarono la cerimonia i Principi di Piemonte Umberto di Savoia e consorte Maria José del Belgio. Il 1932 è anche l'anno in cui vennero inaugurati i due nuovi edifici principali della città, da un punto di vista politico e religioso. Difatti furono completati il nuovo Palazzo San Nicola, sede municipale, e la nuova Chiesa madre di San Nicola. Anche gli altri edifici, pubblici e privati, vennero ricostruiti secondo uno stile neoclassico e del razionalismo italiano. Tra i primi vi furono il nuovo "Palazzo degli Uffici" ed il "Palazzo della Caserma dei Carabinieri" mentre tra i secondi il "Palazzo Ambesi Impiombato" ed il "Palazzo della Banca Popolare", entrambi progettati da Marcello Piacentini. Il 9 marzo 1935 vennero riconosciuti, e trascritti nel libro araldico degli enti morali, lo stemma attuale della città ed il gonfalone comunale.

    La seconda Guerra mondiale

    Durante la Seconda guerra mondiale al largo delle coste di Palmi, precisamente nella notte tra il 25 e 26 luglio del 1943, venne affondata la Motonave Viminale da parte di un'unità alleata. Il transatlatico di lusso, che faceva rotta anche nei porti del Giappone, durante il conflitto mondiale fu sequestrato dalla Regia Marina per scopi militari, per poi essere affondato a largo della spiaggia di Pietrenere di Palmi ed avere la fama di "Titanic italiano".

    Il secondo dopoguerra

    Il 1º novembre 1952 venne istituita la quarta parrocchia cittadina, nella frazione di Taureana di Palmi ed intitolata a San Fantino, per tutto il territorio marittimo comunale che comprendeva anche la frazioni di Pietrenere e Tonnara. Sempre nel dopoguerra avvenne la costruzione di nuovi luoghi di culto (chiesa di San Marco nel 1959, chiesa di San Giuseppe nel 1960, Chiesa del Sacro Cuore di Maria nel 1977, chiesa di San Domenico negli anni ottanta) o la riedificazione di vecchie chiesa andate in precedenza distrutte (Chiesa di Sant'Elia, chiesa di Maria Santissima Immacolata e San Rocco (uniti nel culto nel 1952), chiesa dell’Adorazione (o dell'Oratorio) nel 1966). Sempre nel secondo dopoguerra vennero istituiti (oltre alla Scuola d'Agricoltura del 1909 ed al Liceo Ginnasio del 1889) altri istituti d'istruzione secondaria tra cui il liceo Scientifico "Guglielmo Marconi" nel 1960, l'Istituto tecnico commerciale "Luigi Einaudi" nel 1961, l'Istituto magistrale "Corrado Alvaro" nel 1962, l'Istituto d'arte "Michele Guerrisi" nel 1968 e l'Istituto professionale. In quegli anni inoltre furono create altre strutture pubbliche tra le quali il complesso museale "Casa della Cultura" che fu costruito negli anni settanta per una superficie di circa 2000 metri quadri. L'opera fu realizzata con finanziamenti della Regione Calabria, Assessorato ai lavori Pubblici, e fu progettata da un gruppo di tecnici del Provveditorato delle Opere Pubbliche di Catanzaro. Il 10 luglio 1969 invece fu inaugurato il nuovo ospedale civile "Francesco Pentimalli" nella via Bruno Buozzi. Dagli anni sessanta in poi, il volto della città venne alterato in termini sostanziali e il suo sviluppo cominciò ad orientarsi verso la collina a nord del vecchio centro storico, unendo quest'ultimo alla frazione Trodio. Il 10 giugno 1979, in forza del decreto Quo aptius della Congregazione per i Vescovi che ridisegnò i confini delle diocesi della Calabria, il comune di Palmi passò dalla giurisdizione della Diocesi di Mileto a quella di Oppido Mamertina con cambio di denominazione in Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Pertanto la chiesa Madre di San Nicola assunse il titolo di concattedrale della diocesi. Il 29 maggio 1994 viene istituita la quinta parrocchia cittadina, intitolata alla Santa Famiglia per volere dell'allora vescovo di Oppido Mamertina-Palmi mons. Domenico Crusco per celebrare l'"Anno internazionale della famiglia" (1994) voluto da papa Giovanni Paolo II. Nel 1998, con Delibera del Cons. Provinciale n. 83 del 18 novembre, fu istituito il circondario della Piana, con sede a Palmi. La Delibera della Giunta Provinciale n. 273 del 16 ottobre 2008, stabilì l'organizzazione degli Uffici Multifunzioni e la rinomina del Circondario stesso in Circondario di Palmi.

    XXI secolo

    Agli inizi XXI secolo è cominciata la realizzazione del Porto di Palmi, porto turistico e per la pesca in località Tonnara di Palmi. Per tale realizzazione fu redatto un primo progetto di Variante nella metà del XX secolo, in esecuzione al Piano Regolatore Portuale del 16 ottobre 1958 (approvato con D.M. n. 5269 del 22 giugno 1969). La seconda variante al P.R.P. del porto di Palmi fu adottata con Decreto n. 12/2001 del 13 settembre 2001 della Capitaneria di Porto di Gioia Tauro ed approvata con Decreto n. 4777 del 3 maggio 2002 dal Dipartimento Urbanistica ed Ambiente della Regione Calabria, pubblicato sul B.U.R.C. n. 3 del 14 giugno 2002. Nel periodo 2002-2008 furono eseguiti tali lavori per la realizzazione del porto ed in data 31 luglio 2008 venne effettuato il collaudo statico, mentre in data 19 gennaio 2009 venne effettuato il collaudo tecnico amministrativo. Nel 2007 il comune di Palmi richiese l'ampliamento della circoscrizione territoriale del porto cittadino all'Autorità Portuale di Gioia Tauro, al fine di favorirne lo sviluppo economico dello stesso. Tale ampliamento fu effettivo dal 2008. Nell'aprile 2007 iniziarono i lavori di ammodernamento dell'Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, nel tratto attraversante il comune di Palmi. Alcuni tratti furono realizzati in variante al vecchio tracciato, e cioè in corrispondenza dell'inizio della tratta ricadente nel comune di Palmi ed all'altezza della collina di San Filippo. Proprio in quest'ultima zona, la variante corrispose alla realizzazione di una nuova galleria. Come risarcimento dei disagi arrecati alla città, l'ANAS realizzò a proprie spese alcune opere di viabilità nel centro abitato cittadino. ll 17 settembre 2011 venne inaugurato a Taureana di Palmi il Parco Archeologico dei Tauriani "Antonio De Salvo", con un finanziamento APQ del Ministero dei Beni Culturali e Regione Calabria, del Ministero dell'Economia e della Provincia di Reggio Calabria. Sempre nel 2011 la giunta Gaudio venne sfiduciata dal Consiglio Comunale. Le nuove elezioni del 6 maggio 2012 registrarono l'affermazione del candidato del centrodestra Giovanni Barone.

    Personalità legate a Palmi

    Sono numerose e varie le personalità legate a Palmi, che in città sono nate, hanno vissuto oppure hanno stabilito con essa dei rapporti. Nell'elenco sono citate anche personalità vissute antecedentemente la data di fondazione della città di Palmi, ma che comunque hanno avuto rapporti con il territorio comunale (come ad esempio l'antica Tauriana o il Monte Aulinas).

    Arte
    • Francesco Cilea (Palmi, 1866 – Varazze, 1950), famoso compositore.
    • Domenico Augimeri (Palmi, 1834 - Palmi, 1911), pittore.
    • Nicola Antonio Manfroce (Palmi, 1791 – Napoli, 1813), compositore;
    • Leonida Repaci (Palmi, 1898 – Marina di Pietrasanta, 1985), scrittore e pittore.

    Cultura
    • Felice Battaglia (Palmi, 1902 – Bologna, 1977), giurista, filosofo e rettore dell'Università di Bologna;
    • Italo Covelli (Palmi, 1932 - Roma, 2010), medico;
    • Antonio De Salvo (Palmi, 1851 – Palmi, 1924), storico, scrittore e medico.
    • Francesco Pentimalli (Palmi, 1885 - Roma, 1958), medico;
    • Raffaele Piria (Scilla, 1814 – Torino, 1865), chimico e senatore del Regno dal 1862;
    • Francesco Antonio Rèpaci (Palmi, 1888 - Torino, 1978), economista;
    • Giovanni Semerano (Palmi, 1907 – Palmi, 2003), chimico.

    Giornalismo
    • Antonio Altomonte (Palmi, 1934 – Roma, 1986), scrittore e giornalista RAI;
    • Antonio Armino (Palmi, 1901 – Napoli, 1956), direttore de L'Azione, leader della CGL e Consultore di Stato;
    • Attilio Foti (Palmi, 1926 – Polistena, 2010), giornalista e scrittore de Il Tempo;
    • Filippo Marino (Palmi, 1949), letterato, giornalista, storico e vaticanista;
    • Simona Rolandi (Roma, 1973), giornalista e conduttrice RAI; Nata a Roma da genitori reggini di Palmi.
    • Tito Saffioti (Palmi, 1946), giornalista collaboratore de La Repubblica;
    • Domenico Zappone (Palmi, 1911 - Palmi 1976), giornalista de Giornale d'Italia, Il Tempo, La Gazzetta del Mezzogiorno e Rai 3.

    Letteratura
    • Antonio Basile (Palmi, 1908 – Palmi, 1973), scrittore e studioso di storia ed etnografia.
    • Domenico Antonio Cardone (Palmi, 1894 – Palmi, 18 settembre 1986), filosofo e poeta.
    • Luigi Parpagliolo (Palmi, 1862 - Roma, 1953), saggista, scrittore ed ambientalista.
    • Pietro Milone (Palmi, 1867 – Palmi, 1933), poeta dialettale.

    Politica
    • Armando Fresa (Palmi, 1893 - Palmi, 1957), deputato all'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana (1946-1948);
    • Giuseppe Marazzita (Palmi, 1899 - Roma, 1977), senatore della Repubblica (1958-1963) e sindaco di Palmi (1962);
    • Armando Veneto (Aversa, 14 novembre 1935), deputato alla Camera (1996-2001), sottosegretario (1999-2001), parlamentare europeo (2006-2009) e sindaco di Palmi (1994-2001).

    Spettacolo
    • Stefania Bivone (Reggio Calabria, 1993) Miss Italia 2011;
    • Roberto Cenci (Milano, 1960), regista, autore televisivo e sceneggiatore. Di origini calabresi;
    • Graziella Chiappalone (Palmi, 1947), ex showgirl e Miss Italia nel 1968;
    • Michele Cucuzza (Catania, 1952), giornalista, conduttore televisivo, scrittore; ha vissuto per molti anni a Palmi;
    • Vittorio Gassman (Genova, 1922 – Roma, 2000), attore e regista di cinema, teatro e televisione. All'età di 5 anni visse un anno a Palmi, dove il padre era impegnato nella costruzione del nuovo quartiere abitativo "Ferrobeton". Gassman raccontò spesso di ricordi legati a quella breve esperienza vissuta a Palmi e di come ne rimase legato, tanto da citare la città nel film Il Mattatore;
    • Piero Guerrera (Palmi, 1962) scrittore, autore televisivo e sceneggiatore;
    • Monica Guerritore (Roma, 1958), attrice di teatro, cinema e televisione; originaria di Palmi, dove ha trascorso la sua infanzia;
    • Walter Le Moli (Palmi, 1947), regista teatrale;
    • Nino Marazzita (Palmi, 1938), avvocato e conduttore televisivo.

    Religione
    • Sant'Elia juniore (Enna, 823 – Salonicco, 903), santo;
    • San Fantino il giovane (Tauriana, 927 – Salonicco, 1000), santo;
    • San Fantino il vecchio (Tauriana, 294 – Tauriana, 336), santo;
    • San Filarete (Palermo, 1020 - Monte Sant'Elia, 1070), santo.

    Storia
    • Serafino Aldo Barbaro (Catanzaro, 1922 - Coassolo Torinese, 1944), Medaglia d'oro al valor militare;
    • Giovanni Battista Benedetti (Palmi, 1897 - ...), magistrato e vicepres. della Corte Costituzionale;
    • Carlo III di Spagna (Madrid, 1716 – Madrid, 1788), re di Sicilia;
    • Andrea Concublet (Arena, XVII secolo - Napoli, 1675) nobile ed utile signore;
    • Vincenzo Cosentino (Palmi, 1831 – Messina, 1879), magistrato;
    • Ferdinando II di Aragona (Sos del Rey Católico, 1452 – Madrigalejo, 1516), re di Sicilia;
    • Giovambattista Mancuso (Palmi, 1922 - Cornalba, 1944), partigiano;
    • Riccardo Pentimalli (Palmi, 1884 - Venezia, 1953), militare;
    • Ruggero I di Sicilia (Hauteville-la-Guichard, 1031 - Mileto, 1101), conte di Calabria.

    Sport
    • Rocco Barone (Palmi, 1987), pallavolista;
    • Antonio Morello (Palmi, 1977), calciatore;
    • Christian Rechichi (Palmi, 1985), rugbysta;
    • Franco Scoglio (Lipari, 1941 – Genova, 2005), allenatore di calcio; Laureato in Pedagogia, per questo era chiamato "il Professore". Infatti insegnò, negli anni sessanta, all'Istituto Agrario di Palmi, oltre ad essere stato in quel periodo un giocatore della squadra locale di calcio (Palmese). Ha iniziato ad allenare nel 1972, con le giovanili della Reggina;
    • Aldo Spinelli (Palmi, 1940), imprenditore e dirigente sportivo;
    • Stefano Zampogna (Palmi, 1981), cestista.


    Foto di Alessandro Saffo


    Edited by Isabel - 21/10/2014, 10:45
     
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    Monumenti e luoghi d'interesse

    - Fonte -


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    Colonne romane

    • Fontana della Palma - Collocata al centro della Piazza Giovanni Amendola (già piazza Benito Mussolini e piazza De Nava) ed a fianco del moderno tribunale, nel luogo dove sorgeva la vecchia Chiesa di San Nicola, l'opera fu realizzata dell'artista Jommi, il quale riprese l'idea della vecchia fontana progettata dallo scultore Giuseppe Sutera e chiamata "della Palma" o "del mercato" (inaugurata nel 1669 e demolita nel 1886). L'attuale fontana, realizzata in stile barocco del tipo berniniano moderno, fu costruita nel 1923 dall'impresa Giuseppe Repaci fu Girolamo di Palmi ed inaugurata nel 1925 da S.E. Michele Bianchi. Costituita da una vasca circolare, alla base della stessa vi sono collocati quattro delfini, mentre alla sommità vi è una palma in pietra che sovrasta il tutto. Nel 1977 fu emesso un francobollo che riproduceva la fontana nella serie Fontane d'Italia.
    • Fonte di San Rocco - Fontana collocata in piazza San Rocco e dedicata all'omonimo santo, fu realizzata nel 2010 dall'artista palmese Maurizio Carnevali su progetto dell'architetto Bagalà.
    • Mausoleo di Francesco Cilea - Opera realizzata dall'artista Michele Guerrisi e dall'architetto Nino Bagalà, fu inaugurata nel 1962 quando fu traslata la salma dell'artista da Varazze (dove morì nel 1950) a Palmi, sua città natale. Ubicato in Piazza Francesco Pentimalli, il mausoleo è costituito da una parete in muratura a forma di anfiteatro sul quale sono disposti dei bassorilievi con raffigurazioni di scene del mito di Orfeo ed Euridice, il tutto attorno ad una scultura bronzea che rappresenta una musa. Il mausoleo contiene una cripta decorata da mosaici contenente le spoglie dell'artista e della sua compagna. Durante i lavori, per ottenere lo spazio necessario per l'opera, venne demolito un altro antico monumento cittadino, cioè la "Torre dell'Orologio", e fu sbancata parte della collina sottostante il borgo medioevale denominato Spirito Santo.
    • Monumento ai Caduti - Realizzato nel 1932 in Piazza Matteotti ad opera di Michele Guerrisi, il monumento è un gruppo scultoreo in marmo e bronzo formato da due statue di guerrieri e da una donna che rappresenta la pace, il tutto posto tra due colonne con capitello sulla quale base vi è inciso il nome di tutti i cittadini di Palmi caduti durante la Grande Guerra.
    • Monumento a San Francesco d'Assisi - La scultura bronzea, ubicata in Via Bruno Buozzi in un luogo panoramico da cui si ammira il centro cittadino e il Mar Tirreno, rappresenta il santo con le braccia aperte in segno di protezione verso la città.
    • Obelisco alla Madonna del Carmine - Alta stele di granito, ubicata in piazza del Carmine, sulla cui cima vi è collocata una statua in bronzo della Madonna del Carmine, realizzata dalla ditta Attilio De Luca di Napoli ed inaugurata l'8 maggio 1983 in concomitanza con il bicentenario del terremoto del 1783. La stele fu squadrata da maestri d'arte locali guidati da Antonio Romeo. Inoltre in piazza del Carmine ed in piazza Matteotti sono collocate due colonne di marmo, reperti storici provenienti dai ruderi dell'antica Tauriana.

    Architetture religiose


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    Concattedrale di San Nicola

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    Chiesa di Maria SS del Soccorso

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    Chiesa di Maria SS del Rosario

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    Chiesa della Santa Famiglia

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    Chiesa di Maria SS Immacolata
    e S Rocco


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    Santuario di Maria SS
    del Carmelo

    • Concattedrale di San Nicola - La chiesa Madre di San Nicola è il duomo della città, nonché concattedrale della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. L'edificio, realizzato nel 1932 antistante l'omonima piazza Duomo, è in stile romanico ed al suo interno conserva un quadro del XVIII secolo della Madonna della Sacra Lettera, nonché la reliquia del Sacro Capello. Il complesso parrocchiale è costituito inoltre dalla Torre civica, dall'auditorium "Salone Pio X", dal centro socio-riabilitativo e casa protetta "Emmaus" nonché dagli uffici della curia vescovile.
    • Chiesa di Maria Santissima del Soccorso - Chiesa parrocchiale, ricostruita in stile barocco nel 1788 e rimaneggiata nel XX secolo, sorge antistante l'omonima piazzetta. Al suo interno è collocata, nell'edicola dell'altare maggiore, l'omonima statua della Madonna del Soccorso databile al XVIII secolo.
    • Chiesa di Maria Santissima del Rosario - Chiesa parrocchiale realizzata nel 1937 ed ubicata in via Galluppi, nella parte alta del centro cittadino. L'edificio è collegato ad un complesso parrocchiale costituito da un convento dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali ed ai locali della Charitas. Al suo interno è costodita la venerata statua di Sant'Antonio.
    • Chiesa Santa Famiglia - Moderna chiesa parrocchiale realizzata nel 2005, nella periferia cittadina, lungo la Strada statale 18 Tirrena Inferiore. Il complesso parrocchiale è stato progettato dagli architetti Flavio Bruna, Aimaro Isola e Saverio Isola ed è un esempio di architettura moderna. A lato della chiesa sorge il quandrangolare campanile e nei locali sottostanti vi sono l'auditorium "Rocco Iaria" e l'oratorio "Don Bosco".
    • Chiesa di Maria Santissima Immacolata e San Rocco - Chiesa moderna realizzata nel 1952 con campanile e cupola quadrangolare, sorge antistante la piazza San Rocco nel luogo ove anticamente sorgevano le due chiese distinte dell'Immacolata e del santo di Montpellier. Al suo interno sono collocate le statue, molto venerate dalla popolazione, di San Rocco e dell'Immacolata Concezione.
    • Santuario di Maria Santissima del Carmelo - Chiesa catalogata tra i beni vincolati della Regione Calabria (Decreto Ministeriale 363 del 12 novembre 2009) per le bellezze artistiche che conserva al suo interno. L'edificio, ricostruito a seguito del terremoto del 1908, al suo interno custodisce la miracolosa statua della Madonna del Carmine databile al XVIII secolo. Annesso al santuario vi è un convento dell'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo.
    • Chiesa del Santissimo Crocifisso - Luogo di culto più antico del centro storico ed ubicato nella piazzetta dell'Annunziata del rione Cittdella, risulta vincolato quale "bene di interesse storico artistico" dal Decreto Ministeriale n. 1012 del 30 novembre 2011 del Ministero dei Beni Culturali. Al suo interno vi è collocato un pregevole Crocifisso ligneo del XVII secolo, realizzato probabilmente da fra' Umile da Petralia e segnalato nell'"Inventario degli Oggetti d'Arte d'Italia".
    • Chiesa di San Fantino - Moderna chiesa parrocchiale di Taureana di Palmi realizzata nel 1953 in via del Mare, al suo interno conserva l'immagine della Madonna dell'Alto Mare ed una icona di San Fantino.
    • Chiesa dell’Adorazione - La chiesa dell'Adorazione, nota anche come "Oratorio" e realizzata nel 1966 nel luogo ove era ubicato l'antico luogo di culto, sorge nel centro cittadino in via Antonio Gramsci e conserva al suo interno un dipinto della Madonna del Rosario.
    • Chiesa del Sacro Cuore di Maria - Chiesa della frazione di Pietrenere, consacrata il 28 luglio 1977, che al suo interno custodisce una statua del XVII secolo del Cuore Immacolato di Maria.
    • Chiesa di Sant'Elia - Chiesa che sorge sulla sommità dell'omonimo monte dal 1958, nell'area dove fin dall'anno 884 vi sono stati vari luoghi di culto con conventi annessi, tra i quali una chiesa costruita da Sant'Elia lo Juniore.
    • Chiesetta di San Marco - Luoghi di culto minori, attualmente chiusi al culto, sono la Chiesa di San Domenico nel rione Trodio e la Chiesa di San Giuseppe nella frazione Palmi Scalo, mentre nel passato vi furono altri luoghi di culto a Palmi che, a seguito di terremoti, incendi o scorrerie di pirati saraceni, furono demoliti e mai più ricostruiti.

    Architetture militari

    • Torre Saracena - Torre di avvistamento costiera risalente al XVI secolo. Fu costruita, nel 1565, dal duca Carlo Spinelli nell'ambito della riedificazione di Palmi a seguito della distruzione del 1549 dai pirati saraceni. Era chiamata anticamente "Torre di Pietrenere" per distinguerla dall'altra torre saracena detta di "San Francesco". La torre è tutelata tramite notifica del 16 agosto 1913.
    • Fortino di Pietrenere - Il fortino di Pietrenere fu progettato dai francesi durante il periodo di Gioacchino Murat, ad inizio del XIX secolo. Nel progetto doveva essere collegato ad una batteria di cannoni collocati vicino ad una torre. La struttura non venne completata in quanto i borboni ripresero il comando del Regno di Napoli.
    • Torre quadrangolare - La torre quandrangolare sorge in corrispondenza dell'antico borgo della Cittadella ed è una torre facente parte della cinta muraria cittadina, del XVI secolo, andata distrutta. Attualmente è in attesa di decreto di vincolo di tutela.

    Ville e Palazzi

    • Palazzo Ambesi Impiombato - Edificio in stile nazionalista su due livelli. Progettato dall'architetto Marcello Piacentini, fu realizzato all'inizio del XX secolo.
    • Palazzo Bovi - Imponente palazzo a due piani, con mura rosse e aperture in marmo bianco. Vi nacque il musicista palmese Nicola Antonio Manfroce.
    • Palazzo degli Uffici - L'immobile sorge in piazza Amendola ed ospita l'Agenzia delle Entrate. L'edificio risulta essere un complesso architettonico di particolare interesse storico eseguito agli inizi del XX secolo da maestranze provinciali molto qualificate. Il palazzo, avente pianta rettangolare, propone una costruzione massiccia ed equilibrata che evidenzia la sua funzione pubblica di marcata derivazione classica. È catalogato nell'elenco dei "luoghi della cultura" del Ministero per i Beni Culturali.
    • Palazzo della Caserma dei Carabinieri - Ubicato in via Stefano Condello, l'edificio è particolarmente importante in quanto costituisce una significativa testimonianza di architettura d'impianto neoclassico, nonché modello di tipologia edilizia tipica degli edifici pubblici realizzati nella Provincia di Reggio Calabria. Contrassegnato da elementi decorativi frutto della manualità di maestranze provinciali qualificate, l'immobile risulta tra i beni vincolati della Regione Calabria a seguito di Decreto Ministeriale n. 15 del 20 febbraio 2004 ed è catalogato nell'elenco dei "luoghi della cultura" del Ministero per i Beni Culturali.
    • Palazzo Mezzatesta - Palazzo ubicato all'inizio del corso Giuseppe Garibaldi ed uscito malconcio dai numerosi terremoti che hanno colpito la città tra l'inizio dell'ottocento e l'inizio del novecento, presenta sulla facciata principale un'edicola con una riproduzione della Madonna del Carmelo, a ricordo dell'evento del terremoto del 16 novembre 1894.
    • Palazzo Rossi - Antico edificio su due livelli in stile liberty. Lo scrittore palmese Leonida Repaci ambientò nel palazzo un suo romanzo.
    • Palazzo San Nicola - Il palazzo, sede attuale del municipio di Palmi, sorge di fronte l'omonima Concattedrale con ingresso dall'antistante piazza Municipio. L'edificio, progettato nel 1915 dall'arch. Vittorio Alberto Storchi ed avente pianta regolare con forma ad "U", è costituito da due piani fuori terra e da un resede tergale usato tra l'altro per alcune manifestazioni legate alla festa della Varia di Palmi.
    • Villa Pietrosa - Chiamata anche "Villa Repaci", in quanto appartenuta all'omonimo scrittore, la villa fu ristrutturata nel 2008 dal Comune di Palmi (attuale proprietario) tramite concorso finalizzato al recupero, valorizzazione e riqualificazione dell'immobile. Dal 2010 ospita l'Osservatorio regionale per il paesaggio della Regione Calabria.

    Parchi e giardini

    • Villa comunale Giuseppe Mazzini - Parco pubblico che sorge nel centro storico cittadino, tra la via Roma e la via Toselli, e rientra nell'elenco dei Monumenti nazionali. Nel 1927 fu stato emanato un decreto di vincolo per "scene panoramiche che da quel luogo si godono".
    • Parco della Civiltà Contadina - Parco pubblico realizzato ad inizio anni novanta in via Felice Battaglia (rione San Giorgio) ed attualmente non aperto al pubblico in attesa di finanziamenti che portino all'ultimazione di alcuni lavori.

    Luoghi di Interesse


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    Spiaggia della Tonnara,
    Scoglio dell'Ulivo


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    Vista delle "tre croci"
    sulla cima Monte Sant'Elia


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    Torre di avvistamento
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    Mausoleo di Francesco Cilea

    • Scoglio dell'Ulivo - Lo Scoglio dell'Ulivo (in dialetto palmese chiamato "A Luvareddhra") è uno scoglio posto in località Tonnara di Palmi a pochi metri dalla costa, ma non legato ad essa, sulla cui sommità è cresciuto nei secoli passati un olivo.
    • Lungomare Costa Viola - Principale via della Tonnara di Palmi, su cui affacciano alcuni lidi e stabilimenti balneari. Il Lungomare Costa Viola collega lo Scoglio dell'Ulivo con il Lungomare Donna Canfora della frazione Pietrenere, costeggiando il Porto di Palmi.
    • Spiaggia della Marinella - Spiaggia di ghiaia bianca, collocata nell'omonimo borgo marinaro, che risulta sovrastata dal bastione montuoso del Monte Sant'Elia. La strada di accesso è formata da svariati tornanti posti ad eliminare il dislivello tra la spiaggia della frazione e il terrazzo su cui sorge il centro cittadino di Palmi.
    • Belvedere Managò - Sorge sulla sommità del Monte Sant'Elia, di fronte alla Chiesa dedicata all'omonimo santo. Da qui è possibile ammirare tutta la costa tirrenica da Capo Vaticano allo Stretto di Messina, il Mar Tirreno, le Isole Eolie ed il vulcano Etna. Nell'affaccio dal quale è visibile la sottostante città di Palmi, sono collocate tre croci bianche a ricordo del monte calvario, sul quale Gesù fu crocifisso.

    Archeologia
    • Parco Archeologico dei Tauriani "Antonio De Salvo" - Inaugurato il 17 settembre 2011 e costituito con fondi Apq dei beni Culturali della Regione Calabria destinati alla Soprintendenza e alla Provincia di Reggio di Calabria, per gli scavi archeologici iniziati nel 1995 nella zona in cui sorgeva l'antica Taureanum. Intitolato allo storico locale Antonio De Salvo, all'interno del parco, oltre alla Torre Saracena, sono evidenziabili:
    - un edificio per spettacoli (anfiteatro), avente all'epoca una capacità per oltre 3.000 spettatori;
    - una strada romana, che conduceva alla via Popilia;
    - un santuario romano, conosciuto da tutti come la casa di Donna Canfora;
    - la Casa del mosaico, all'interno degli scavi della Tauriana definita "brettia" (I secolo a.C.);
    - un quartiere abitativo, nel quale ai lati della strada, è possibile leggere la sovrapposizione delle strutture romane su quelle brettie;
    - il villaggio protostorico, con capanne risalenti all'età del bronzo, attive per circa mille anni, a partire da 4.000 anni fa.
    • Tempio di San Fantino - Complesso monastico del 1857, che sorge in località Taureana di Palmi nel largo Conte Pietro Antonio Spinelli e costituito dall'antica chiesa, da monasteri annessi risalenti al 1552, da alcune tombe e dalla cripta contenente le spoglie di San Fantino (santo più antico della Calabria) databili alla chiesa paleocristiana dell'antica Tauriana. La funzioni religiose sono officiate solamente in determinate ricorrenze.
    • Grotte di Pignarelle (o di Tarditi) - Insediamento rupestre di origine monastica bizantina. Sorge vicino il rione Macello-Pignarelle ed il complesso è formato da alcune grotte, delle quali la maggiore risulta avere una forma di basilica a tre navate (con corridoi laterali che formano un incrocio a forma di croce greca), con alcuni cunicoli. Il complesso monastico, conservato dal punto di vista architettonico nonostante alcuni crolli, è senza dubbio unico nel suo genere in tutta Italia.
    • Grotta di Trachina - Denominata anche grotta della Petrosa, è una cavità (avente due ingressi distinti) formata da un unico grande ambiente ipogeo nel quale vi è stata una frequentazione umana dall'età del Bronzo fino al VI secolo a.C., come dimostrato dalle ceramiche rinvenute nelle ricerche effettuate. Risulta raggiungibile da un sottostante sterrato carreggiabile, che segue più o meno parallelamente il tracciato della vicina Ferrovia Tirrenica Meridionale.

    Piazze

    • Piazza I° Maggio. (già Piazza Vittorio Emanuele e Piazza San Ferdinando). Piazza di forma quadrangolare, sorge all'incrocio tra il Corso Giuseppe Garibaldi e il Corso Ten. Aldo Barbaro, le cui strade intersecano perpendicolarmente tra loro la piazza. È il luogo principale della vita sociale, politica e religiosa della città. E' oggetto di "vasche" da parte dei cittadini nelle serate festive, le maggiori manifestazioni canore, concerti ecc. vengono svolti su un palco montato all'occorrenza in un angolo della piazza e nella stessa avvengono tutti i comizi e le manifestazioni politico-elettorali. Inoltre è il principale centro anche della vita religiosa cittadina in quanto tutti i cortei di carattere religioso, prima di far rientro nelle rispettive chiese, passano e sostano nella piazza 1° maggio e la festa della Varia di Palmi ha nella stessa il suo epilogo.
    • Piazza Giovanni Amendola. (Già Piazza Maria Cristina). Piazza di forma rettangolare sorge tra la Via Roma e la Via Nicola Pizi. Su di essa è ubicata la "Fontana della Palma" ed affacciano il moderno Palazzo di Giustizia e il Palazzo sede dell'Agenzia delle Entrate. In passato vi era collocata la vecchia Chiesa Madre, distrutta nel terremoto del 1908 e ricostruita in altro luogo.

    Musei

    • Il complesso museale della Casa della Cultura "Leonida Repaci", sorge in via Felice Battaglia nel quartiere San Giorgio. La sua costruzione iniziò nel 1968 per volontà dell'amm.ne comunale del tempo e sotto gli auspici dell'on. Giacomo Mancini, allora ministro dei Lavori Pubblici. La Casa della Cultura venne inaugurata il 17 gennaio 1982 ed intitolata allo scrittore palmese Leonida Repaci nel novembre del 1984.
    • La struttura ha una superficie di oltre 2.000 m² ed al suo interno è presente un moderno Auditorium nel quale vengono svolti convegni e riunioni. La sua costruzione fu finanziata dall'Assessorato ai LL.PP. della Regione Calabria, progettata da tecnici del Provveditorato delle Opere Pubbliche di Catanzaro e realizzata da maestranze reggine. Nella Casa della Cultura "Leonida Repaci" hanno sede:
    • Biblioteca comunale "Domenico Topa" - Biblioteca fondata nel 1890, divisa in 9 sezioni ed avente oltre 120.000 volumi, è specializzata in storia e letteratura della Calabria con particolare riferimento al XVI secolo, XVII secolo e XVIII secolo.
    • Museo Etnografico "Raffaele Corso" - Museo di storia con un'ampia collezione di maschere apotropaiche e di conocchie manufatte. E' stato riconosciuto di importanza internazionale dall'UNESCO.
    • Antiquarium "Nicola De Rosa" - Antiquarium contenente materiale proveniente dall'antica Tauriana ed oggetti ritrovati sui fondali del mare lungo la costa viola tra i quali capitelli ionici e corinzi, urne cinerarie, lucerne, iscrizioni funerarie, ancore, monete, statuette in marmo, e anfore.
    • Museo Musicale "Francesco Cilea e Nicola Manfroce" - Museo che raccoglie numerosi documenti dei due grandi artisti di Palmi, tra cui spartiti, manoscritti, schizzi e bozzetti per la scena, epistolari con circa cinquemila lettere.
    • Gipsoteca "Michele Guerrisi" - Gipsoteca che accoglie i calchi in gesso delle opere dello scultore Michele Guerrisi, i cui bronzi sono in tutto il mondo, e diversi acquerelli dello stesso offerti dalla moglie Marta Rempte. Inoltre vi si possono osservare le sculture di Francesco Jerace e Alessandro Monteleone.
    • Pinacoteca "Leonida ed Albertina Repaci" - Pinacoteca con decine di opere di grandi maestri della pittura tra cui Édouard Manet, Tintoretto, Amedeo Modigliani, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso ecc. donate dallo scrittore Leonida Repaci e dalla moglie Albertina alla città. La preziosa collezione donata dallo scrittore al comune è, ad oggi, una delle più importanti pinacoteche d'arte moderna e contemporanea dell'Italia meridionale

    Teatri


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    Vista dell'Anfiteatro
    in località Motta

    • Palmi Anfiteatro - Struttura stata inaugurata nel 2000, sorge in località Motta su di un terrazzo dal quale è ammirabile lo stretto ed i centri di Scilla e Bagnara Calabra. Negli ultimi anni svolge un ruolo primario nella gamma di eventi dell'estate palmese con spettacoli e serate con personaggi (attori, ballerini, comici ecc.) dello spettacolo italiano e internazionale all'interno del "Magna Grecia Teatro Festival", rassegna teatrale itinerante.
    • Cinema Teatro Sciarrone - Struttura ubicata in via Rocco Pugliese, attualmente è chiusa in attesa di essere ristrutturata da parte dell'Amministrazione Comunale tramite i finanziamenti della Regione Calabria per i "progetti integrati per la riqualificazione, recupero e valorizzazione dei centri storici".

    Nel passato a Palmi furono presenti alcuni cinema e teatri di notevole importanza a livello provinciale per l'architettura degli edifici. i più importanti erano:
    • Teatro "Nicola Antonio Manfroce", era ubicato in fregio all'attuale via Cesare Battisti e fu demolito nel 1938 dopo essere stato danneggiato dal terremoto del 1908. Fu inaugurato il 26 aprile 1893 con un'opera diretta da Francesco Cilea.
    • Cinema Teatro Francesco Cilea, sorgeva in via Roma e fu chiuso al pubblico nel 1979.
    • Inoltre, a Palmi, aveva sede l'Accademia d'Arte Drammatica della Calabria, chiusa nel 2009 per mancanza di fondi da parte dell'amministrazione regionale.

    Turismo

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    Il porto turistico di Palmi, in fase di ultimazione dei lavori


    Palmi è una delle principali mete turistiche della Provincia di Reggio Calabria per il mare. Nel 2010 Legambiente ha assegnato due "Vele Blu" per qualità delle spiagge ponendo Palmi al secondo posto, dopo Bagnara Calabra e a pari merito con Scilla, in tutta la costa tirrenica nel tratto compreso tra Tropea e lo Stretto. Inoltre è meta turistica per la moltitudine di eventi estivi che ogni anno l'Amministrazione Comunale programma soprattutto nel mese di agosto. Nel centro cittadino sorgono alcuni alberghi mentre sulle frazioni di mare (più precisamente Taureana, Tonnara di Palmi, Pietrenere e Scinà) sono ubicati vari lidi, ristoranti, alberghi e campeggi.

    Gastronomia

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    Cuddhureddi pasquali

    La gastronomia di Palmi affonda le sue radici nella tradizione mediterranea, ma offre anche note speziate e agrodolci tipiche della cucina spagnola.

    Tra i piatti tipici della cucina palmese vi sono:
    • Come primo piatto vi è la Struncatura alla parmisana, piatto formato da "struncatura" (pasta costituita da grano duro e farine integrali riconosciuta tra i Prodotti agroalimentari tradizionali calabresi) cucinata in padella con aglio, alici, peperoncino piccante, pangrattato ed olio extravergine d'oliva.
    • Tra i secondi piatti vi è il Pesce spada alla ghiotta, pesce spada farcito con mollica, capperi, olive e pepe nero talvolta condito anche con uvetta e pinoli e poi cotto a vapore o condito con le salse più diverse e saporite a base di pomodori e capperi, o di aglio e peperoncino ed il Pesce spada in salmoriglio, pesce spada grigliato e condito con "salmoriglio" (salsetta di origine spagnola a base di olio, limone, aglio, sale, pepe nero, prezzemolo e origano) ed infarinato in tegame.
    • Infine come dolci vi è lo 'Nzuddu, biscotto preparato con latte, miele e mandorle e venduto nelle bancarelle presenti nelle vie del centro cittadino durante la fiera di San Rocco ed i Cuddhureddi, dolce tipico di Pasqua formato da farina di grano e zucchero con la caratteristica unica di questo dolce di avere inserite all'interno delle uova sode (in numero dispari) quale segno della rinascita. La preparazione di questi ultimi avviene intrecciando, a forma di cerchio, due cilindri di pasta.

    Economia

    L'economia palmese è attiva soprattutto nel settore terziario, prevalentemente per la presenza di numerosi uffici pubblici.

    Agricoltura

    Le aree agricole interessano gran parte del territorio comunale. Le principali colture agrarie sono rappresentate da oliveti, seminativi, sistemi colturali complessi, vigneti e qualche agrumeto.

    Gli oliveti


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    Oliveti tipici della zona

    L'olivo è coltivato con metodi tradizionali e con impianti di recente realizzazione, secondo metodi intensivi. La varietà di olivo più rappresentate sono l'ottobratica e la sinopolese. Gli impianti di tipo tradizionale sono costituiti da sesti molto ampi, della misura di 10 x 10 m, e da piante secolari senza impianto di irrigazione. A Palmi, come in tutto il resto della piana di Gioia Tauro-Palmi, l'olivicoltura rappresenta una sorta di "monumento ambientale" che molto contribuisce alla caratterizzazione e alla valorizzazione del territorio agrario circostante. Per la notevole importanza economica e sociale, la coltura dell'olivo è costantemente al centro dell'attenzione da parte degli olivicoltori, di politici, economisti e studiosi di scienze agronomiche, ambientali, sociali, antropologiche e geografiche, con la constatazione univoca che si è creato, nel corso dei secoli, in questo territorio un sistema olivicolo che, per le caratteristiche morfologiche e ambientali non comuni, è unico al mondo. Tale carattere di unicità è conferito dalla eccezionale età delle piante e, insieme, dalla fittezza della copertura vegetale; l'associazione di questi due fattori dà luogo a veri e propri "boschi di ulivi", nei quali si riscontrano alberi con altezze imponenti (15-20 metri) e sezioni al tronco di notevole superficie (estesa fino a 13 m2).
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    Esempio di Olivo secolare
    Lo scrittore Maxime Du Camp nelle memorie di un suo viaggio in Calabria del 1860, riportò: "prima di arrivare a Palmi entriamo in una foresta di olivi, quali non ho mai visto. L'olivo non è più olivo, è un albero fronzuto che spinge verso le nuvole i suoi rami vigorosi e sparge all'intorno un'ombra". Anche il Ministro dei Lavori Pubblici nel neonato Regno d’Italia, Stefano Jacini, descrisse nel dettaglio, in una relazione, la situazione del tempo in merito a tutti gli aspetti dell’olivicoltura, dalla coltivazione all'estrazione. Nella relazione è riportato che: "Gli oliveti sono la principale coltura della provincia. Questa pianta forma la coltivazione speciale del Circondario di Palmi, tanto da imprimergli un aspetto caratteristico ed interessante. Sono coltivate tre specie d'olivo: il selvatico, a frutto biennale piccolo e noccioluto, l’ottobratico a frutto annuale più grosso e di caduta precoce, e quello domestico che dà frutta mangerecce molto grosse, ma l’albero è piccolo e poco forte". Il cuore della produzione dell’olio era il trappeto (trapetum): una grossa pila di pietra sulla quale giravano una o più macine rotonde, fissate ad un asse verticale. La pasta di olive che si ricavava dallo schiacciamento veniva sottoposta a pressione liberando la parte liquida, ossia il miscuglio di olio ed acqua di vegetazione racchiuso nell’oliva. Lasciando riposare il liquido per qualche ora, l’olio, essendo più leggero dell’acqua saliva in superficie. Così era più facile raccoglierlo con attrezzi speciali. Al centro del frantoio era posta la vera e propria macina, dove vi si svuotavano le olive per essere schiacciate e formare una pasta oleosa. Tra una pietra e l’altra, vi erano delle palettine che servivano a raccogliere e rimestare le olive dalla parte esterna della conca, e riversarle verso le pietre circolari. Oltre alle macine in pietra, la tecnica di molitura ha visto evolvere anche modalità di pressatura della pasta, passando dal torchio alla calabrese a quello alla genovese. Il primo era costituito da una grossa trave orizzontale (pancone) attraversata da due viti filettate verticali incassate su plini, spesso in pietra. Le viti venivano avvitate da due "trappitari", si esercitava una pressione sui giunchi imbevuti che faceva fuoriuscire l’olio. Domenico Grimaldi, agronomo di fama internazionale, introdusse il trappeto alla genovese nel regno di Napoli e s'impegnò a modernizzare la coltura e la lavorazione dell’olio in tutto il territorio del Circondario di Palmi. Appunto il torchio alla genovese era incastrato tra due grossi pilastri, spesso in pietra, si componeva di una madrevite fissa posta in alto il cui centro è trapassato da una vite mobile alla quale è incorporato uno zoccolo di forma troncoconica nel quale, a sua volta, erano praticati dei fori circolari che servivano ad infilare una stanga per stringere il torchio.Sotto lo zoccolo era posto un robusto asse di legno (pancone) che esercitava una pressione sui fiscoli incolonnati e ripieni di pasta di olive macinate.

    Le altre colture

    I seminativi interessano piccole superfici. Sono presenti alle quote più elevate, a circa 500 m, dove sono ubicati i piani "della Corona" e di "Sant'Elia". Si tratta di aree pianeggianti, dove oggi come nel passato si coltivano prevalentemente cereali, ortaggi, patate, fagioli ecc., tutti prodotti strettamente legati all’autoconsumo. Non sono infatti presenti aziende che praticano moduli intensivi, dato che le superfici interessate sono modeste. Questa categoria di uso del suolo assume grande significato, non tanto in termini di superficie quanto piuttosto dal punto di vista culturale e storico. In epoca passata le terre, sottratte al bosco, furono modellate attraverso la costruzione di muri a secco per poter essere più facilmente coltivate. I Sistemi colturali complessi sono prevalentemente colture frutticole e orticole praticate alle quote più basse, in prossimità del mare. I vigneti rivestono ad oggi un'importanza molto limitata. Ma tali appezzamenti rappresentano sicuramente la testimonianza di una coltura che un tempo era molto più diffusa. Le coltivazioni sono soprattutto nelle zone di mare, più precisamente al Lido di Palmi in contrada Scinà. In passato, infatti, era noto il vino che veniva imbottigliato a Palmi.


    Tutte le chiese

    Tutti i palazzi

    Tutte le torri

    Tutte le aree archeologiche

    Tutte le piazze e i monumenti

    Fontane monumentali

    Tutte le spiagge



    Edited by Isabel - 22/10/2014, 12:06
     
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    Scoglio dell’ulivo

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    - Fonte -

    Lo Scoglio dell'Ulivo è situato presso Palmi, nella frazione denominata Lido di Palmi, in un tratto di mare della Costa Viola. È uno scoglio-isoletta che sorge a pochi metri dalla costa, ma non è legato ad essa, alla cui sommità è nata e cresciuta una pianta di olivo, da cui ne deriva appunto il nome. In dialetto locale è conosciuto con il nome di "Luvareddhra". Lo scoglio dell'Ulivo, inoltre, fa parte di un gruppo di scogli chiamati nella cartografia IGM scogli Agliastro (in dialetto Agghjastru, cioè "scoglio con oleastro").

    L'Olivo


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    Francobollo emesso
    nel 1987

    La pianta è un olivastro (Olea europea L.), classe Magnoliopsida, ordine Scrophularikales, famiglia delle Oleaceae, detto olivo selvatico, abbastanza diffuso nella zona. L'età della vecchia pianta può essere indicata ragionevolmente in più secoli. Il tronco e la stessa pianta costituiscono una sorta di "monumento naturale" che, da sempre, ha connotato lo scoglio dandole pure il nome. La pianta è un naturale "unicum scultoreo", con giochi di vuoto e di pieno, di luci e di trasparenze, formati dal particolare intreccio dei suoi rami, dalle sue radici e dal medesimo tronco contorto e levigato dal tempo, impreziosito dalla materia plasmata dalla natura, incontrastata per secoli, fatta di vento, salsedine, sole e pioggia.

    Il secondo scoglio con olivo
    Nello scoglio posto fra la terraferma ed il suddetto "Scoglio dell'Ulivo", nel corso del XX secolo si è sviluppato anche su di esso una pianta di olivo. La giovinezza di tale pianta è dimostrata delle cartoline di inizio novecento, nelle quali non è presente. In questo periodo, quantificabile in un secolo, la pianta ha formato un tronco con ceppaia di circa un sesto rispetto a quella più famosa e antica.






    Monte Sant'Elia

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    - Fonte -

    « Palmi ha un Dio dalla sua, il Monte Sant'Elia dalla cui cima folta di pini si gode uno dei panorami più affascinanti del mondo »
    (Leonida Repaci)

    Il Monte Sant'Elia (582 slm), si trova nel comune di Palmi in provincia di Reggio Calabria. Ultima parte montuosa della catena Appenninica dell'Aspromonte. Immerso tra enormi distese di rigogliosa vegetazione, costituita prevalentemente da pini marittimi e castagni, si erge a circa 600 s.l.m.

    Il panorama

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    Dai suoi tre terrazzamenti si può scorgere l'imbocco nord dello Stretto di Messina, nel punto in cui le sponde siciliane sono più vicine a quelle calabresi, la costa tirrenica, Capo Vaticano, Nicotera, Palmi, Milazzo, comprese le Isole Eolie e i due vulcani attivi dell'Etna e dello Stromboli.

    Storia e origini

    Sul monte sorge la piccola chiesa dedicata a Sant'Elia, il Santo che ha vissuto in eremo su questa cima e che ha dato il nome al monte. Di certo sappiano che il monte Sant'Elia nel IX secolo si chiamava Monte Aulinas. Infatti quando Sant'Elia di Enna (juniore), fondatore del monastero di Salina (attuale Saline Joniche), verso la fine del 902 ritornò (da Amalfi) in Calabria e si fermò, non nel monastero di Salina, ma in un altro da lui stesso pochi anni prima costruito sul monte Aulinas, oggi monte Sant'Elia in memoria del Santo.

    Leggenda

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    La leggenda vuole che sul monte un giorno, un uomo dal volto nero, con un gran sacco sulle spalle, si presentò al Santo Elia, che se ne stava in solitaria meditazione. L’uomo, che era il diavolo, aprì il sacco e mostrò al Santo una grande quantità di monete. Raccontò che aveva trovato l’ingente fortuna in un casolare abbandonato e pensava di poterla dividere col Santo, il quale, invece, prese le monete e cominciò a lanciarle lungo la china: mentre rotolavano si tramutavano in pietre nere, di quelle che ancora oggi si possono reperire sul monte. Contrariato, il diavolo balzò in piedi, ma, all’improvviso, alle sue spalle si aprirono due grandi ali nere di pipistrello, con le quali egli si alzò in volo, planò sul mare e vi si tuffò sprofondando. Le acque gorgogliarono e schiumarono, si innalzò una nuvolaglia e, quando questa si fu dileguata, ecco che sul mare si delineò un’isola a forma di cono, dalla cui sommità incavata uscivano lingue di fuoco e fumo: era lo Stromboli col demonio imprigionato che soffiava fiamme e tuoni.

    La pietra del diavolo - Monte Sant'Elia

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    Particolare delle impronte delle unghie del diavolo lasciate sulla roccia mentre spiccava il volo.

    Sul monte che sovrasta la cittadina di Palmi, un uomo dal volto nero, con un gran sacco sulle spalle, si presentò al Santo Elia, che se ne stava in solitaria meditazione. L’uomo, che era il diavolo, aprì il sacco e mostrò al Santo una grande quantità di monete. Raccontò che aveva trovato l’ingente fortuna in un casolare abbandonato e pensava di poterla dividere col Santo, il quale, invece, prese le monete e cominciò a lanciarle lungo la china: mentre rotolavano si tramutavano in pietre nere, di quelle che ancora oggi si possono reperire sul monte. Contrariato, il diavolo balzò in piedi, ma, all’improvviso, alle sue spalle si aprirono due grandi ali nere di pipistrello, con le quali egli si alzò in volo, planò sul mare e vi si tuffò sprofondando. Le acque gorgogliarono e schiumarono, si innalzò una nuvolaglia e, quando questa si fu dileguata, ecco che sul mare si delineò un’isola a forma di cono, dalla cui sommità incavata uscivano lingue di fuoco e fumo: era lo Stromboli col demonio imprigionato che soffiava fiamme e tuoni. Sul monte Sant’Elia si trova ancora un macigno con le impronte di unghie lasciate dal diavolo, prima di spiccare il volo per inabissarsi nel mare, mentre lo Stromboli, nei chiari tramonti, continua con fare sornione a fumare la sua antica pipa.

    Edited by Isabel - 21/10/2014, 11:13
     
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    Tauriana

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    La strada romana

    - Fonte -

    « Marafioti, aggionge, che Terranova fu abitata dalla medesima gente giunta da Tauriana: ond'è da trarre in conseguenza quanto grande, e popolata fosse la già destrutta Tauriana; mentre le sue reliquie furono bastanti a fondare la città di Seminara; a riabitar Terranova; accrescrere San Georgio; e forse ancora a dar principio, ò a tutti, ò alla maggior parte de' Villaggi, quali vivono sotto la giurisdizzione di questa Città; cioè Rizziconi; San Leo; San Martino »
    (Opera varia historica “Della Calabria Illustrata”, padre Giovanni Fiore, 1691, p. 146)

    Taureana o Tauriana (Taurianum in latino, Ταυρανία in greco) è un'antica città bruzia, che si trovava nella vallis Salinarum, odierna piana di Gioia Tauro; le sue rovine sono localizzate nel territorio di Palmi (RC). Il nome stesso della città non è che quello del populus italico che la fondò, i tauriani. Taureana, che sorgeva sulla riva sinistra del fiume Metauros (probabilmente il Petrace), era la città di confine del territorio di Rhegion (Reggio Calabria) sul versante tirrenico nord-occidentale, oltre cui iniziava quello di Locri Epizefiri. Attualmente porta lo stesso nome una frazione del comune di Palmi (RC) di circa 1.400 abitanti

    Territorio

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    Tabula Peutingeriana: Segmentum VI ; rappresentazione dell'estremità meridionale della Calabria e dello Stretto, con evidenziata Tauriana

    L'area dell'antica Taureana è collocabile nel territorio in cui oggi ricade il comune di Palmi, morfologicamente identificabile con una serie di pianori coltivabili, costituiti da terrazzio marini d'età pleistocenica, suddivisi in diversi ordini fino a raggiungere i primi aspri contrafforti aspromontani. Particolarmente visibili da Palmi nelle giornate in cui i venti spirano da nord, sono l'arcipelago Eoliano e la costa nord-orientale della Sicilia, il cui legame artistico-commerciale con questo territorio sin dall'età protostorica è documentato anche dai rinvenimenti di ossidiana e dalle medesime classi ceramiche. Strategica è l'ubicazione di questo territorio pressoché all'imbocco dell'area dello stretto – nota agli antichi greci e la tini come Fretum Siculum e temuta per la pericolosità del suo attraversamento a causa di venti e correnti incontrollabili – ubicazione che favorì il suo inserimento nei percorsi commerciali marittimi, tipici dell'area mediterranea, da sempre. Ancora oggi il Portolano sconsiglia la navigazione a vela nello Stretto di Messina, perciò è fondamentale che i naviganti conoscano bene il gioco delle correnti, dei vortici e la direzione dei venti. Storicamente quest'area segnava il limite nord della chora tirrenica della colonia calcidese di Rhegio, fondata nell'ultimo quarto dell'VIII secolo a.C. dalla città di Zancle, l'odierna Messina, per il controllo dello Stretto anche sul versante calabrese. Essa era contigua al centro coloniale di Metauros, fondato nel VII secolo a.C. nei pressi della foce del fiume omonimo, noto agli antichi per la pesca dei tonni. Il fiume, il cui bacino era caratterizzato da numerosi affluenti che raggiungevano il massiccio aspromontano, costituiva un importante via di navigazione grazie alla quale il collegamento con le zone interne era assicurato.

    Antica Taureana

    Taureana condivideva con la città greca di Medma il dominio sulla Vallis Salinoroum, il confine tra i due territori era dato dal fiume Metauros. Fu alleata della Repubblica romana durante le guerre puniche ed in seguito sede di prefettura e stazione della via Popilia. Dopo la riconquista bizantina Taureana mantenne la sua importanza, dovuta anche al fatto che era sede di una diocesi, eretta nel secolo IV. Presso la città era anche posto il monastero di Fantino il Vecchio, santo locale del IV secolo molto venerato; nel secolo XVI, dove era il monastero, venne fondata la chiesa di S. Maria Ab Alto Mari. Negli anni intorno al 590 fu preda di scorrerie longobarde provenienti dal ducato di Benevento (a causa di ciò il suo vescovo si era rifugiato a Messina mentre i monaci erano dispersi per la Sicilia) e nei secoli successivi si verificarono scorrerie saracene (a cui la città era molto esposta essendo situata sul mare), per questo motivo la città decade fino a venire completamente abbandonata. Nel secolo XI ad opera dei normanni la sua diocesi, ormai abbandonata, fu soppressa a vantaggio di quella di Mileto. Il porto della città visse fino al secolo XVIII. Attualmente esiste una frazione del comune di Palmi che ha lo stesso nome.

    Archeologia

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    Vista della Torre medioevale di avvistamento


    Sul pianoro di Taureana, a circa sessantacinque metri di altezza sulla spiaggia di Pietrenere di Palmi, grazie agli scavi archeologici eseguiti tra Aprile ed Agosto 2010, a seguito del bando della provincia di Reggio Calabria per la realizzazione del Parco Archeologico di Taureana, è stato portato alla luce un edificio romano di cui ancora non si è potuto stabilire con esattezza se si tratta di un anfiteatro o di un'arena. Di sicuro c'è che si tratta di un edificio per spettacoli che con un diametro di 60 metri si colloca tra i maggiori rinvenuti in Calabria.

    Odierna Taureana

    Attualmente Taureana è una frazione del Comune di Palmi, di circa 1.400 abitanti, che sorge sull'omonino pianoro. A riprendere il nome di Taureana per indicare la zona, fu il primo cittadino di Palmi Antonio De Salvo agli inizi del novecento. È dotata di una stazione FS oramai in disuso, di una stazione delle Ferrovie della Calabria sulla linea Gioia Tauro-Palmi, di una chiesa parrocchiale (che comprende la frazioni a mare quali Tonnara, Scinà, Pietrenere e parte della Statale 18) e di una sezione della scuola primaria San Francesco di Palmi. Vi sorgono alcuni alberghi e camping, molto frequentati nel periodo estivo, vista la breve distanza dal mare. Taureana (unita al rione Traviano) è urbanisticamente in costante sviluppo negli ultimi anni, in particolare con la costruzione di nuovi alloggi abitativi, i lavori del Porto di Palmi che ufficialmente ha nome Porto di Taureana di Palmi e gli scavi archeologici nel luogo dove sorgeva l'antico sito. La spiaggia a nord del Lido di Palmi e fronteggiata dallo Scoglio dell'Ulivo. Il litorale tra Palmi e Scilla prende il nome di Costa Viola per il colore delle acque al tramonto. Ha pareti rocciose e selvagge alte fino a 600 metri.

    Scavi archeologici

    - Fonte -

    Le ricerche archeologiche hanno svelato la presenza storica di una civiltà sconosciuta e misteriosa, il “populus dei Taureani”, identificabili, in una più ampia collocazione storico-geografica, con il popolo italico dei Brettioi, che occuparono l’attuale Calabria. La presenza dei Taureani è attestata intorno la metà del IV sec. a. C., in particolare, nei territori compresi tra Rhegion, (Reggio) e quelli sotto giurisdizione di Lokroi (Locri), che si era creata uno sbocco sul Tirreno con la fondazione di Medma (Rosarno). Il confine tra i due territori, era il fiume Metauros (Petrace) . Secondo Catone e Livio il toponimo Taurianum (città dei Taureani) deriva proprio dall’etnico attestato anche in lingua osca sui bolli laterizi ritrovati a Tauriana. Livio afferma che Taureana fu alleata di Roma durante la guerra punica, successivamente il suo territorio diventò ager pubblicus e Taureana fu sede di Prefectura, e una importante stazione Romana sulla via Popilia, in quanto riportata nella Tabula Peutingeriana (carta topografica di epoca romana). Essa continuò a progredire anche dopo la decadenza romana.



    Cittadella

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    La Cittadella è un quartiere del centro abitato di Palmi. In dialetto locale è conosciuta con il nome di Citateddhra.

    Storia


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    La medaglia di fondazione
    di Carlopoli, nella quale
    è evidenziata la nuova
    Cittadella

    La nascita del rione Cittadella coincide con la nascita di Palmi. Difatti, per tradizione, il villaggio che diede vita alla città e che fu edificato dai marinai di Tauriana che scapparono alla distruzione di quest'ultima, nel 951, è da localizzarsi nella parte alta della costiera in corrispondenza dell'attuale Cittadella e, la nuova contrada, venne definita De Palmis. Il vero e proprio termine di Cittadella nacque a seguito dalla riedificazione e fortificazione della città di Palmi, avvenuta come conseguenza della distruzione della stessa nel 1549, per opera del corsaro turco Dragut. Infatti, nel rinascimento, veniva definita "cittadella" una fortificazione a difesa della città. Dopo tale ricostruzione compare, nella toponomastica dell'epoca, il nome di "Carlopoli" per contraddistinguere la città. Questo nome, voluto dai cittadini di Palmi in segno di riconoscenza verso il feudatario Carlo II Spinelli che ricostruì il villaggio, era spesso abbinato al vecchio termine "Palma", come ad esempio la terminologia Palma nunc Carlopoli che ritroviamo in molti atti dell'epoca. Pertanto ne deriva che il nome "Carlopoli" venne dato solamente al rione Cittadella interno alle mura. Il 30 maggio del 1733, con l'elevazione a parrocchia della chiesa di Maria Santissima del Soccorso, il rione Cittadella formò parrocchia a se rispetto al resto della città, che fino a quel momento era stata totalmente sotto la giurisdizione della parrocchia di San Nicola. A seguito del terremoto del 1783, che distrusse interamente la città di Palmi costringendo il Regno di Napoli ad una sua totale ricostruzione, il nuovo borgo della Cittadella prese il nome di "Borgo dei Marinari", ma tale appellativo oggi non è più in uso. Tra l'altro il piano di ricostruzione di Palmi prevedeva la totale demolizione della Cittadella, per essere trasformata in un'area con viali e rampe. Tuttavia il quartiere storico non scomparve e la Cittadella rimase agganciata al lato occidentale del nuovo centro cittadino. Il rione riportò danni di minore entità durante il terremoto del 1894, che distrusse molte case ed interi quartieri della città. Tanti furono invece i danni che la Cittadella subì con il terremoto del 1908 e, nella ricostruzione successiva della città, il quartiere fu sede di uno dei sedici rioni baraccati, realizzati per l'alloggiamento provvisorio della popolazione.

    Monumenti e luoghi d'interesse


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    La secolare chiesa del
    Santissimo Crocifisso,
    luogo di culto del rione

    Architetture religiose
    L'unico luogo di culto del quartiere è la chiesa del Santissimo Crocifisso (XVII secolo), in stile barocco, che è anche il più antico del centro cittadino e risulta vincolato quale «bene di interesse storico artistico» dal Ministero dei Beni Culturali. Al suo interno è collocato, sull'altare maggiore, un Crocifisso ligneo del XVII secolo.

    Architetture militari
    L'unica architettura militare del quartiere è la Torre quadrangolare, che sorge in corrispondenza dell'antico borgo, ed è un bastione facente parte della cinta muraria cittadina, del XVI secolo, andata distrutta. Attualmente la torre è in attesa di decreto di vincolo di tutela.

    Aree naturali
    Nel quartiere non vi sono parchi pubblici, eccezion fatta per un piccolo giardino rionale. Va segnalata però la vicinanza a pochi decine di metri dal quartiere, del principale parco cittadino e cioè la villa comunale "Giuseppe Mazzini", che sorge su di un terrazzamento che affaccia direttamente sul rione Cittadella. Nei pressi della Cittadella si trova, come sentiero naturalistico e storico, la "via del sale" che, immersa tra gli olivi, serviva nei secoli passati per il trasporto su mulo del sale dalla Marina di Palmi a Seminara, passando per la cittadella di Palmi.




    Tonnara di Palmi

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    Veduta panoramica del Lido di Palmi

    - Fonte -

    La frazione della Tonnara di Palmi, posta immediatamente sotto il pianoro di Taureana, deve il suo nome da un'antica tonnara che vi sorgeva nel novecento, di cui oggi non c'è più traccia. Il centro abitato è formato dalle abitazioni dei pescatori che sorgono di fronte i lungomari antistanti un tratto di spiaggia bianca, nel tratto compreso tra lo Scoglio dell'Ulivo e il porto turistico cittadino.

    Luoghi di interesse

    • Scoglio dell'Ulivo - Lo Scoglio dell'Ulivo (in dialetto palmese chiamato "A Luvareddhra") è uno scoglio, posto a pochi metri dalla costa ma non legato ad essa, sulla cui sommità è cresciuto nei secoli passati un olivo.
    • Lungomare Costa Viola - Principale via della Tonnara di Palmi su cui affacciano alcuni lidi e stabilimenti balneari. Il Lungomare Costa Viola collega la spiaggia antistante lo Scoglio dell'Ulivo con la strada che conduce a Taureana, al Porto di Palmi ed al Lungomare Donna Canfora della frazione Pietrenere.

    Edited by Isabel - 21/10/2014, 11:27
     
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3 replies since 24/10/2009, 14:35   4413 views
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